Mancini, il caso è chiuso resta prigioniero alla Samp

Il trasferimento all'Inter sembrava scontato: ma ieri è arrivato il veto Il trasferimento all'Inter sembrava scontato: ma ieri è arrivato il veto Mancini, il caso è chiuso resta prigioniero alla Samp MILANO DAL NOSTRO INVIATO Si può anche essere felici per un «no». E' il caso degli interisti. Euforici per la supremazia riconquistata in campionato, i giocatori lo sono ancor più dopo aver appreso che Mancini non verrà. 0 meglio, viste le tante incongruenze del novembrino mistero buffo del calcio italiano, che non dovrebbe più arrivare: in questa vicenda, stupefacente da qualunque parte la si guardi, è saggio non ancorarsi a certezze: sapete com'è, quando il già fatto risulta poi d'incanto sfatto... L'unica sicurezza concerne proprio la nerazzurra soddisfazione per il fallito colpo di mercato imbastito da Moratti su sollecitazione dello stesso Mando. Le parole dei giorni scorsi e del vittorioso post-partita di Verona non permettono alcun dubbio. Tranne forse Pagliuca, per anni compagno e amico di colui che per antonomasia è, o era, la bandiera blucerchiata, tranne Pagliuca non uno della truppa di Hodgson, generale in capo, era entusiasta che il divo Roberto ligure comparisse ad Appiano Gentile. Illuminanti il manzoniano interrogarsi del condottiero Roy «Mancini, chi è costui?», la sorniona ironia di Zamorano «Lo comprano? Benissimo. Come, forse non lo comprano più? Benissimo». Più eloquente di ogni discorso, la faccia di Branca che sei anni fa cooperò (giocò 20 partite segnando 5 gol) nei panni di riserva di Vialli alla conquista dello scudetto della Samp. Invece di disputare la Coppa Campioni venne subito spedito a lottare per la retrocessione con l'Udinese, dato che era inviso al capitano: antipatia, per altro completamente ricambiata, che alimentò rumorose, e dicono anche manesche, liti. Non c'è pericolo che si ripetano nello spogliatoio della leader della A. Sempre, beninteso, che sia finito questo mistero buffo. Buffissimo quando pensiamo che a fronte del fracasso sollevato corrisponde il silenzio in cui l'ultimo atto, o presunto tale, s'è svolto. «Mancini non andrà all'Inter»: non l'hanno annunciato né l'interessato, né Moratti né Mantovani. Il presidente doriano l'ha solo confidato per telefono al direttore di un giornale sportivo. Insomma, zero parole. E mille illazioni, mille congetture. Insieme alla scoperta che era stata proprio la bandiera della Samp a chiedere di essere ammainata. Dopo aver detto no a Moratti dal novembre scorso a giugno, Mancio, il 17 ottobre, tramite la mediazione di un cronista amico, ha incontrato il patron nerazzurro e l'ha scongiurato: «Mi prenda». Immaginiamoci lo sconcerto e l'euforia di Moratti: per un anno aveva fatto la corte al suo amore pallonaro, e proprio nel momento in cui s'era ormai messo il cuore in pace ecco che l'amore gli si offre, lo supplica. La tresca diventa nota tra mercoledì scorso, quando il presidente rivela, nell'assembla degli azionisti: «Purtroppo non posso annunciarvi l'acquisto di un campione italiano» e l'indomani, quando Mancini si confessa in un'intervista: «L'Inter mi vuole». Bugia, è lui che vuole andare là dove sa che l'hanno sempre voluto. Due sortite, quella morattiana e quella manciniana, che paiono tanto concordate. Infine, i gustosi atti dei weekend: Mantovani che si rimette alla volontà del suo capitano, la protesta popolare «Roberto, re- sta con noi», le minacce al presidente «Guai se lo vendi», il menar il can per l'aia dell'idolo con i fans giunti in corteo sotto la sua finestra «Credete che per me sia una scelta facile?», la sua gran partita con il Piacenza, la notizia della cessione di Karembeu al Barcellona che cade sull'esagitato popolo blucerchiato come un cerino acceso su un lago di benzina. Infine, la confidenziale telefonata «Mancio non si muove». Scusi Mantovani, ma non poteva dichiararlo prima di beccarsi valanghe di insulti e promesse di brutte cose dalla folla inferocita con lei perché il suo amatissimo capitano voleva mollare baracca e burattini? Infine, come detto, il silenzio degli attori. Siccome il silenzio genera' il sussurro, ecco l'ipotesi che Mancini, per ripicca, potrebbe smettere di giocare e che Moratti si consolerà acquistando Blomqvist, del Goteborg, questo sì ben accetto da Hodgson. Ed eccoci alla gioia per il primo posto ritrovato. Se venti giorni fa, quando già erano saliti lassù, gli interisti ne parlavano con una certa qual meraviglia, adesso Paganin e soci ne parlano con la consapevolezza che è meritato. Inoltre, ora la critica «Ma come fate ad essere primi giocando tanto male?» non è più fonte d'irritazione ma d'ironia e Facchetti sorride: «Non ci sarà per caso in circolazione anche un'altra Inter, quella brutta di cui scrivete?». Già, forse pure questo è un mistero del calcio. Claudio Giacchino Era stato il fantasista ad offrirsi a Moratti ma la rivolta dei tifosi ha bloccato l'affare Nessuno lo ammette ma tra i nerazzurri soltanto Pagliuca è rimasto deluso Mancini era pronto all'addio: «L'Inter mi vuole, per me è l'ultima grande occasione»; in alto il presidente Moratti

Luoghi citati: Appiano Gentile, Barcellona, Milano, Verona