«Artemisia», storia di passione e di stupro

«Artemisia», storia di passione e di stupro La regista francese Merlet dirige un film sul processo subito dal pittore Agostino Tassi «Artemisia», storia di passione e di stupro Protagonista Valentina Cervi, nel cast Michel Serratili ROMA. La storia di un presunto stupro, di una passione violenta, di uno scandalo consumato all'ombra di affreschi caravaggeschi, negli atelier del diciassettesimo secolo dove si formavano i più significativi artisti dell'epoca: diretto dalla regista francese Agnes Merlet «Artemisia» ricostruisce la vicenda del processo subito dal pittore Agostino Tassi, accusato di «violenza, attentato al pudore e depravazione sulla persona di Artemisia Gentileschi». A trascinarlo in tribunale era stato il padre di Artemisia, Orazio, convinto della colpevolezza del Tassi e incapace di credere che tra il pittore e la giovanissima figlia fosse nata una passione libera quanto intensa. «Ho letto tutti gli atti relativi al processo - dice la regista in una pausa della lavorazione a Cinecittà - e ho svolto approfondite ricerche, ma non ho voluto scoprire la verità perché credo che le verità siano sempre tante, che i fatti pos¬ sano essere interpretati in mille modi diversi. Della storia m'interessava invece un altro aspetto che secondo me è molto contemporaneo, e cioè il rapporto tra la vita personale e quella professionale». Il ruolo della protagonista è affidato alla ventiduenne Valentina Cervi che recita ancora una volta in costume, dopo essere stata la docile figlia di Osmond, Pansy, nel «Ritratto di signora» di Jane Campion: «Quello - spiega - è stato un lavoro più difficile perché il mio era un personaggio che accettava il proprio destino, restando in uno stato di totale sottomissione. Artemisia, al contrario, è una giovane donna piena di rabbia e di sofferenza e i suoi quadri, a cominciare dal più famoso, "Giuditta e Oloferne", lo dimostrano. L'incontro con Agostino coincide con la sua liberazione: per la prima volta riesce a esprimersi appieno, si affida all'uomo che ama e scopre di possedere femminilità e sensualità fino a quel momento ignorate. Una passione del genere scatena inevitabilmente la rivoluzione, ma Artemisia ha il coraggio di andare avanti per la sua strada». Nella parte di suo padre Orazio, pittore cresciuto nell'ambiente del tardo manierismo toscano, poi divenuto amico e seguace di Caravaggio, recita l'impareggiabile Michel Serrault: «Vedo Orazio - dice l'attore francese che ha tanto spesso lavorato in Italia - come una persona molto concentrata su se stessa, convinta che tutto inizi e finisca con lui e per questo incapace di riconoscere alla figlia la sua autonomia, professionale di pittrice, ma anche personale, di donna. Il film è comunque una storia d'amore, ma d'altra parte tutto è amore, anche il fatto che noi ora siamo qui seduti insieme a parlare». Per Serrault il passo dal tono serio a quello comico è sempre brevissimo, perciò le domande sul suo ruolo si trasformano subito in oc- casione per uno show: «Scene di sesso? Sì, so che nel film ce ne sono molte, mi sono candidato ad interpretarle, ma non mi hanno voluto...». E ancora: «Il teatro? Nell'insieme va bene, ma per il momento non ne farò, anche se Chirac, che in realtà è il mio agente, mi fa spesso leggere dei testi che vorrebbe che io interpretassi...». Nel film, frutto di una co-produzione italo-francese, recita anche, nella parte di Agostino Tassi, l'attore di «Underground», Miki.Ma- nojlovic. (Artemisia» sarà pronto intorno a febbraio e punterà ovviamente alla platea internazionale del Festival di Cannes. Dice Valentina Cervi: «Per arrivare al cuore di Artemisia, alla sua forza, alla sua rabbia, sono partita dalle sue debolezze e dopo aver messo da parte tutto quello che ho imparato sul suo conto, ho cercato di far parlare l'istinto». Fulvia Caprera Valentina Cervi: «La mia Artemisia è libera e sensuale»

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