Clausura forzata nell'ascensore-trappola

Clausura fonata nell'ascensore-trappola «Abbiamo recitato tanti rosari, per fortuna la luce è rimasta accesa». I medici: sono in buone condizioni Clausura fonata nell'ascensore-trappola Nuoro: due suore prigioniere per 60 ore a causa di un corto circuito NUORO. La fede muove le montagne, ma non un ascensore dispettoso che si blocca in un edificio deserto. Non vuole essere una conclusione irrispettosa, ma solo sorridente per la disavventure di due suore di Nuoro, rimaste prigioniere per 60 ore nella «scatola» che avrebbe dovuto portarle al terzo piano di un asilo del centro del capoluogo barbaricino. Le hanno salvate ieri mattina i vigili del fuoco, intervenuti dopo l'allarme lanciato da una consorella delle due religiose, di ritorno nell'edificio dopo aver trascorso il fine settimana a casa di parenti. Il weekend di paura non ha avuto conseguenze per la loro salute, anche se una di loro vive grazie al pace-maker. «Non abbiamo avuto fame o sete. E neanche necessità, d'altro tipo», hanno pudicamente raccontato. E' la riprova che se la fede non muove un ascensore bizzoso, aiuta a superare le difficoltà grandi e piccole della vita. Tant'è, che dopo una breve sosta in ospedale, suor Maria Uras, 67 anni, e suor Rosalia Unali, 60, vincenziane, non hanno avuto difficoltà a raccontare con un serafico sorriso la loro disavventura. «Venerdì sera abbiamio cenato, recitato le preghiere in cappella e quindi deciso di andare, a dormire. Ma prima, come al solito, volevamo sentire il telegiornale, delle 20», riferisce la meno anziana delle monache, mentre la compagna entra e esce dalla cabina-trappola, due metri per due e mezzo, pareti azzurre come il cielo. A 30 centimetri dal «traguardo», la scatola si è bloccata, complice pare - un corto circuito. Perplesse, le religiose si sono guardate in faccia: sapevano d'essere sole nel vecchio edificio perché la terza ospite, suor Emma, le aveva salutate dopo il pasto, annunciando che, fino alla serata di domenica, sarebbe stata a casa di parenti. Ed erano naturai mente nelle loro abitazioni, in vacanza fino a ieri, i 75 bambini che frequentano 1 -.tituto. Le vincenziane 1 .or0 laccate al campa¬ nello d'allarme, hanno urlato chiedendo soccorso, ma nessuno le ha sentite. E' andato in tilt anche il marchingegno che avrebbe dovuto garantire U ritorno dell'ascensore al primo piano. Con calma, le religiose si sono rassegnate ad aspettare l'arrivo dei salvatori. «Noi sapevamo che Qualcuno ci stava guidando, e questo ci ha aiutato», prosegue suor Rosalia. ((Abbiamo recitato tanti rosari, giaculatorie. Per dormire - spiega - abbiamo fatto come i pastori, per terra, una mano come cuscino. Certo, non era un materasso a molle». Con pazienza le due religiose nanno aperto le porte scorrevoli: «Per fortuna - hanno precisato - la luce è rimasta accesa». Così è trascorsa la notte di venerdì, poi l'intero sabato, quindi domenica. Nella sera: ta di festa, a dire il vero, suor E.nma è rientrata nell'asilo, dopo i due giorni d'assenza. Ma non ha notato segni di vita e, stupita, ha chiesto ospitalità per la notte alle consorelle che operano nell'ospe- dale. Ieri mattina, verso le 8, quando si è resa conto che le due monache non rispondevano all'appello, nonostante fosse prossimo l'arrivo degli scolari, ha lanciato l'allarme: pensava fosse avvenuta una tragedia. Invece era in arrivo il lieto fine: i vigili del fuoco hanno notato subito l'ascensore bloccato. «Quando ho sentito battere, ho capito che erano i pompieri, che ci avrebbero salvate, e mi sono commossa», ammette suor Maria. I soccorritori pensavano di trovare le due suore molto provate. I medici del pronto soccorso li hanno smentiti. Un'ora dopo le religiose erano già in asilo, serene e felici. Come gli alunni, cui la disavventura ha regalato un imprevisto giorno di vacanza. Corrado Grandesso La disavventura in un asilo L'edifìcio era rimasto deserto per il week end Una delle suore protagoniste della disavventura

Persone citate: Corrado Grandesso, Maria Uras

Luoghi citati: Nuoro