CHIUSO CUORE

CHIUSO CUORE CHIUSO CUORE merica fossimo nati insieme». In fondo, ridere dei propri vizi è un piacere più sottile. Forse troppo. C'è poi una seconda spiegazione, nientemeno che sociologica. «Cuore» chiude perché la risata, almeno la risata di sinistra, presuppone sempre una speranza, mentre qui più nessuno ha più voglia di ridere e di sperare: finiti gli anni della grande sbornia, la comicità latita alla radio e in tv è confinata nei programmi sportivi; il supplemento dell'«Unità» una volta era «Tango», adesso è il «Diario» del bravo e triste Enrico Deaglio; per sorridere al cinema non restano che i drogati di «Trainspotting», che non sono il massimo dell'ottimismo. Eppure c'è una terza spiegazione: la più semplice e se- condo noi la più vera. «Cuore» chiude perché era legato al talento di un uomo: Michele Serra. Il giornale aveva iniziato a declinare da quando il suo fondatore aveva smesso di divertirsi a farlo e poi addirittura di occuparsene. Dicono che gli insostituibili non esistono. Una bugia messa in giro da qualche sostituibile. Citando a caso fra gli spettacoli di massa, il declino della Sampdoria è cominciato con la morte di Mantovani, il cinema neorealista si è dissolto con De Sica, il quiz classico non sopravviverà a Mike Buongiorno. E fra i giornali, l'«Europeo» e l'«Indipendente», che con Feltri andavano benissimo, senza di lui hanno chiuso. Era cambiato il Paese? No, il direttore. Serra dava a «Cuore» il tocco in più, quello che nessun gadget, ideologia o moda potrai mai sostituire: il tocco del fuoriclasse. Massimo Gramolimi

Persone citate: De Sica, Enrico Deaglio, Mantovani, Michele Serra, Mike Buongiorno