«Non ripetiamo gli errori di Berlinguer» di Fabio Martini
«Non ripetiamo gli errori di Berlinguer» li leader pds replica a Rifondazione: non vedo ragioni per restare divisi «Non ripetiamo gli errori di Berlinguer» Cossutta a D'Menta: la sinistra ha paura di avanzare LE DUE SINISTRE A CONFRONTO ROMA ASSIMO D'Alema scende dall'auto blu, si avvia a piedi lungo via Tomacelli e incrocia due carabinieri che, appena lo vedono, scattano sull'attenti, quasi fosse passato un capo di Stato. E' cominciato con questa gag, con gli onori sul marciapiede, il pomeriggio di Massimo D'Alema nella sede del manifesto, ma è proseguito con un dibattito sulla storia del pei con Armando Cossutta che ha riservato qualche scambio di veleno. A distillarlo, con la sapienza del vecchio comunista, è stato soprattutto Armando Cossutta. La fine di Berlinguer? Fu lo «stress dello scontro con Luciano Lama» su scala mobile e referendum ad accelerarne la morte. La crisi del governo Tambroni nel 1960? Rivela Cossutta: «Fu Giuseppe D'Alema, padre di Massimo, a telefonarmi. Lui era segretario del pei ligure e io del pei di Milano. Mi disse: "Caro Armando, con il congresso dei fascisti alle porte o ce la mettiamo tutta noi, o non ce la faccia¬ mo: la Cgil non si decide, da Roma non ci dicono parole chiare". Avemmo ragione ad agire...». Che è come dire: caro Massimo, tuo padre sì che era un uomo d'azione... In una saletta stracolma, con la regia di Valentino Parlato e l'introduzione di Luciano Canfora («vi invito ad una sallustiana brevitas», ma lui ha parlato per 20 minuti di fila), Massimo D'Alema e Armando Cossutta hanno ripercorso i 70 anni di storia del pei con un occhio rivolto all'oggi. Cossutta ha cercato di dimostrare che «due sinistre sono sempre esistite in Italia» e dunque come prima «c'erano il pei e il psi, il psi "buono" di Nenni, Lombardi, Morandi e Basso», anche ora ci sono due sinistre: Rifondazione un po' più piccola del pei e il pds un po' più grande del psi. D'Alema gli ha risposto che «in tutti i Paesi del mondo due sinistre non sono due partiti». E in Italia? D'Alema: «Da noi, la sinistra si è divisa davanti ad un fatto enorme come la Rivoluzione d'Ottobre e non vedo oggi una ragione paragonabile per restare divisi». Punture di spillo, perché le allusioni più saporite i due se le sono scambiate sulla storia più lontana del pei. Con la cura del comunista di una volta, Cossutta si è preparato a questo dibattito e dai suoi cinquanta anni di militanza nel pei ha ripescato episodi e personaggi scelti per mettere in difficoltà D'Alema che gli è seduto a fianco. «Una storia a tratti eroica» quella del pei, secondo Cossutta, ma segnata da alcuni «gravi errori» che si possono riassumere in uno: «Ogni volta che era vicina una svolta, c'è sempre stata la paura di avanzare troppo». Così, nel triennio 1945-1948 persino Togliatti (che Cossutta definisce «il più grande statista del secolo») non capì che bisognava rispondere con energia alla cacciata dal governo. Così nel 1960, così nel 1968 e così anche negli anni della solidarietà nazionale. Cossutta allora sposò quella linea e ieri ha fatto «autocritica» e l'ha fatta per definire quella politica «un grave errore» e per lanciare a D'Alema un messaggio: attento a non ripetere l'errore di Berlinguer. E poi lo scontro Lama-Berlinguer sulla scala mobile: «Enrico - sostiene Cossutta soffrì tanto e sapeva che dopo le elezioni europee si sarebbe arrivati al dunque, con una direzione spaccata a metà...». D'Alema non ha intenzione di spaccare il capello in due e spiega il «vero limite del pei»: «Essere un grande partito comunista gli impediva di proporsi come classe dirigente alternativa». Fabio Martini Il segretario del pds Massimo D'Alema
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