«Non fidatevi dei politici»

«Non fidatevi dei politici» «Non fidatevi dei politici» Poujade: sempre vivo il mio movimento IL «PADRE» DEI CETI MEDI CPARIGI OMMERCIANTI d'Italia, sono con voi. Imitateci, e vincerete. Il governo proverà a dividervi - come tentò di fare in Francia quarant'anni fa - e la Destra a corteggiarvi. Ma non bisogna cedere. Artigiani, negozianti, piccoli imprenditori sono Pierre-Marie il nerbo della società. Nel gen- Poujade naio '56 portammo cinquantatré nostri alfieri all'Assemblée Nationale, dimostrando che dalla ribellione fiscale può prorompere una forza politica capace d'incutere paura al potere. Forza ragazzi: fategliela vedere». A settantasei anni, Pierre-Marie Poujade già si rivede sulle barricate. E sogna quell'Internazionale dei bottegai cui Marx, Lenin e neppure Trockij osarono mai pensare. «Negozianti di tutt'Europa, unitevi». Il suo poujadismo sopravvive in ogni caso agli «ismi» rossi e neri. Ricevuto a Harvard, fiero d'una paternità inscritta a chiare lettere nella sua creatura, oggi monsieur Poujade fa la spola tra i Pirenei - terra d'approdo per un alvergnate purosangue come lui - e la Romania. «Fu Frangois Mitterrand ad affidarmi una prima "missione economica" a Bucarest. Ovvero, come risuscitare la classe media nel dopo-Ceausescu. Non è bizzarro che Parigi e Roma la stiano liquidando mentre l'ex blocco sovietico vorrebbe restituirla alla vita?». Quale consiglio darebbe ai protagonisti del Tax Day? «Scendere in piazza sempre più numerosi. Sino a poter gridare, seguendo l'esempio dei duecentomila dimostranti parigini che mi seguirono in piazza il 4 gennaio 1955: "Se il governo non cambia la legge, saremo noi a cambiare il governo"». C'è una differenza significativa. Voi eravate privi di sponsor politici, laddove la Confcommercio sembrerebbe trovare un formidabile appoggio in Silvio Berlusconi... «I partiti non sono troppo raccomandabili. Al corteggiamento segue volentieri un abbandono repentino. "Destra", "Sinistra": parole vaghe. Si ricordino d'essere, in primis, commercianti. E' quella l'identità da far valere, non le eventuali propensioni partitiche. L'ideologia lasciamocela dietro le spalle, il dibattito ha da essere sociale. E che i Berlusconi di turno facciano pure il loro mestiere: basta non curarsene troppo». Romano Prodi, in ogni caso, sembra preferire alla seduzione la linea dura. In che modo sbloccarla? «All'epoca, lanciammo la parola d'ordine "evasione totale". E ci fu una verace rivolta tra i rispar¬ miatori. In poche ore prelevarono i loro rispanni dalla Posta e dagli altri istituti pubblici. Panico generale. E l'Esecutivo iniziò a perdere arroganza». Basterebbero gli sgravi fiscali per disinnescare la crisi? «No. Occorre un ministero cucito su misura per le piccole e medie imprese. Non si può essere al rimorchio della grande industria. Che, per inciso, è la regina degli evasori». Le vicende della IV e V Repubblica mostrano che il malcontento di una o più categorie può ingenerare exploit spettacolari ma caduchi. La vostra epopea naufragò tra querelle interne e rovesci elettorali. Come non ripetere gli stessi errori? «Ci ritrovammo la storia contro, quella con la "S" maiuscola. Charles de Gaulle che toma al potere, più la guerra d'Algeria. Con due tornado simili in azione, arduo farsi ascoltare. Ma la semina è stata feconda. Oggi le nostre idee nulla hanno perduto della loro vitalità. E chi ci avversa vorrebbe poter dire altrettanto. Non coltivavo strategie a lunghissimo termine. E' marciando che ho imparato a camminare. Auguro una lunga marcia agli amici italiani. E se ne avessero bisogno, resto a disposizione». Enrico Benedetto Pierre-Marie Poujade

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