Berlusconi tra i «ribelli» di Bruno VespaZeni

Berlusconi tra i «ribelli mmM Berlusconi tra i «ribelli » «Siete illusi, Prodi non vi aiuterà» I E LA PROTESTA MILANO ON c'è Bruno Vespa. E.non c'è Romano Prodi cheèllora, otto mesi fa, vigilia d'elezioni, era il candidato premier dell'Ulivo e adesso, otto mesi dopo, è presidente del Consiglio. Per il resto, tutto come quel 25 marzo, Tax day numero 1, primo giorno della protesta fiscale organizzata dai commercianti. Stessa sala, quella delle grandi assemblee dell'Unione commercianti di Milano piena zeppa con tutti i mille posti occupati, mille facce preoccupate, deluse, timorose, incerte tra il mandare a quel paese.mezzo mondo - Prodi, il governo, il ministro Visco e chi più ne ho ne inetta - e il tentare di spiegare nuovamente le ragioni di una rabbia che ha motivi vecchi e nuovi. Va in scena il bis, il Tax day numero due, nella sala dell'Unione commercianti, qui dove il presidente Carlo Sangalli ha invitato i parlamentari milanesi. Idea a suo modo geniale visto che a Milano, tra i parlamentari eletti, ci sono alcuni big, Umberto Bossi e Silvio Berlusconi tanto per cominciare, e poi Carlo Scognamiglio, Achille Serra, Ignazio La Russa, Michele Salvati, Giancarlo Pagliarini. Non c'è Prodi, d'accordo. Otto mesi fa era toccato a lui, insiema a Berlusconi, presentarsi davanti alla platea degli arrabbiati: l'un contro l'altro armati, il Professore contro il Cavaliere, Ulivo contro Polo a presentare programmi e progetti di governo: applausi e fischi, moderatore Vespa. Scontro epico, quello. Berlusconi che raccoglie entusiasmi promettendo un'aliquota media del 30% («Ognuno di noi è disposto a pagare allo Stato il 33% di quello che guadagna, non di più») e stronca l'Ulivo: «Il Jurassic park della Prima Repubblica». Prodi che si becca qualche fischio («E' nostra intenzione ridurre le aliquote da 7 a 4, forse a 3, portando la massima dal 51% al 40%, alzando la minima per mantenere inalterato il gettito») ma si prende anche qualche soddisfazione: «Berlusconi parla di commercio ma si dimentica di parlare di grande distribuzione dove è protagonista». Fischi e applausi. Vinse il Cavaliere, otto mesi fa davanti ai commercianti di Milano. Poi vennero le elezioni d'aprile, la vittoria dell'Ulivo, Prodi presidente del Consiglio, la manovra fiscale, la tassa per l'Europa e la rabbia dei commercianti che riesplode: perché sempre noi nell'occhio del mirino fiscale? «Le promesse di quel primo Tax day non si sono concretizzate», è l'esordio di Sangalli. Parla, parla il presidente dei «milanesi». Ricorda la crisi delle piccole aziende commerciali. Sottolinea l'assenza di una strategia sulla distribuzione: «Qui si va - esplode - alla desertificazione delle periferie». Ripete il bollettino della sconfitta: 186 mila negozi chiusi in Italia tra il '91 e il '96. Scandisce, amaro: «Ogni negozio che chiude è un pezzo di città che muore». E poi passa alle richieste: la riforma della legge 426, l'abolizione della legge 121, mia moratoria di tre anni sull'apertura di grandi insediamenti commerciali, un prelievo Irep non superiore per i prossimi cinque anni ai tributi sostituiti, l'esclusione della casa dall'Irpef, la sopressione di alcuni prelievi locali, la tassa sulla pubblicità, quella di concessione. Raccoglie applausi, il milanese Sangalli. In prima fila, ad ascoltarlo, ci sono i politici: Berlusconi di grigio vestito e mezze Polo, La Russa, Tiziana Maiolo, Serra, De Corato, Vertone, Cimadoro, Roteili, più gli uomini dell'Ulivo, Salvati, Fumagalli, Smuraglia, e il leghista Pagliarini. Qualcuno tace, qualcuno acconsente. Berlusconi esplode. Appena Sangalli finisce, si alza inseguito dalle tv: «Qui oggi ho sentito mi elenco di richieste che condivido, ma non condivido la conclusione perché non c'è niente da aspettarsi dai partiti che condizionano la maggioranza, da un governo con dentro Rifondazione». Vo¬ gliono attaccare il ceto medio, ripete due volte Berlusconi: «Da 50 anni è il nemico da battere». Ecco perché, spiega, venerdì a Roma sarà in piazza a manifestare contro la Finanziaria di Prodi: «E' la prima volta che vado in piazza e sarà la prima volta anche per molti moderati, spero che ci siamo molti commercianti». E' preoccupato, Berlusconi: «Non solo per la Finanziaria - spiega - ma per tutto il Paese, stanno occupando capillarmente tutti i punti di potere, si sta costruendo un regime». Persino la Bicamerale, in tanto contesto, passa in secondo piano: «Non è il momento di parlarne, in questo momento la casa è assediata dall'acqua e dal fuoco, a ristrutturarla ci penseremo dopo». Deluso, amareggiato, altra faccia rispetto a quella, sorridente, da vincitore morale, di otto mesi fa: «Eh, otto mesi fa c'era l'aspettativa di lavorare per il Paese - sospira - adesso, invece, ci sono loro, gli altri, che stanno rovinando l'economia». E sulla porta, salutando il presidente Sangalli, l'ultima esternazione: «Voi siete matti se pensate che questo governo possa risolvere i vostri problemi». Sfogo solo più tardi commentato dal presidente dei commercianti milanesi: «Otto mesi fa mi ero preso le rimostranze di Prodi, oggi di Berlusconi, vuol dire che siamo sulla giusta strada...». Armando Zeni I 1 GPa Giancarlo Pagliarini

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