Il commercio scende in piazza

La Lega attacca Forza Italia «Con il dissenso per favorire i grandi market» Vetrine illuminate nella notte contro la Finanziaria (ma non a Torino) Il commercio scende in piazza Bilie: andremo avanti. Visco: sbagliate ROMA. L'ostruzionismo fiscale sarà il secondo tempo della protesta avviata ieri dalla Confcommercio con il «tax day 2» per reclamare un «cambio di rotta» nella finanziaria e nella politica economica del governo. «Le modalità della contestazione fiscale - ha annunciato il presidente Sergio Bilie - potrebbero essere decise il 13 novembre dal consiglio generale della confederazione, se non verrano concreti segnali di cambiamento. Ma, per il momento, non si vede nulla di nuovo sotto il sole». Nonostante alcune defezioni significative, il «tax day» ha mobilitato gran parte della categoria (l'85% secondo la Confcommercio). In quasi tutte le città è stato accolto l'invito di tenere accese per l'intera notte vetrine ed insegne, mentre i motivi della manifestazione sono stati dibattuti in 38 assemblee che hanno coinvolto 78 associazioni provinciali e 17 federazioni di categoria. Le luci sono rimaste, invece, spente in alcune zone, fra cui Torino e provincia, in cui i commercianti si sono dissociati dall'iniziativa confederale. «I nostri esercizi ha precisato il presidente dell'Ascom di Torino De Maria - non manifestano insieme alla grande distribuzione perché il problema principale dei piccoli negozi non è la pressione fiscale, ma la sopravvivenza messa in pericolo dal proliferare di supermercati, grandi magazzini e centri commerciali». Bilie, comunque, va dritto per la sua strada ed è pronto ad alzare il tiro. «Dieci milioni di famiglie spiega - vivono con l'angoscia di aver imboccato lo scivolo verso la soglia della povertà in una situazione di evidente caduta recessiva. Rispetto all'aumento dell'1,7% dei consumi delle famiglie registrato nel '95, per il '96 si prevede un incremento appena dello 0,5% e ciò contribuirà a far crescere vertiginosamente il numero degli esercizi costretti a chiudere i battenti. Se non ci saranno ripensamenti del governo, l'ostruzionismo fiscale sarà inevitabile». Secca e immediata la replica del ministro delle Finanze Vincenzo Visco. «Se non vogliono entrare in Europa - afferma il ministro - lo dicano chiaramente, invece di ricorrere a manifestazioni di protesta infondate e non motivate. Le critiche non corrispondono a verità, perché il governo ha dato sufficienti riscontri ed ha inserito tutte le richieste delle associazioni di catego- ria nella finanziaria e in particolare nelle deleghe. Le ragioni del tax day sono incomprensibli e la stessa Confcommercio riconosce che il "nodo" non è fiscale, ma più generale». Dunque, secondo il ministro, c'è da chiedersi: i commercianti e gli altri ceti medi accettano e desiderano di partecipare fin dall'inizio all'Uem oppure no? «I sondaggi afferma Visco - è che la stragrande maggioranza dei cittadini appoggia il governo in questo tentativo. Non è, quindi, un problema dei ceti medi o dei consumi. Il governo considera i ceti medi la spina dorsale del Paese e non ha alcuna intenzione di penalizzarli». Gli replica Silvio Berlusconi con un pesante attacco. «Cosa c'è da aspettarsi - commenta - da un esecutivo che ha fatto una finanziaria ideologica e distruttiva sotto la pressione di Rifondazione comunista?». Ma al leader di Forza Italia una secca smentita giunge dallo stesso fronte dell'opposizione. Il segretario della Lega Lombarda-Lega Nord Roberto Calderoli accusa Berlusconi e Forza Italia di «ipocrisia e di palese strumentalizzazione della protesta dei commercianti, pesantemente penalizzati dalla pressione dei grandi centri di distribuzione, di cui proprio il leader del Polo è proprietario». Rincara la dose sul versante opposto il leader di Rifondazione comunista Fausto Bertinotti, rilevando che le piccole realtà commerciali sono strangolate dai supermercati e da una politica del credito solo a favore dei grandi. Il vero problema, tuttavia, è che l'Italia ha veramente bisogno di una lotta fino in fondo contro l'evasione fiscale, che tocca il 15% sul prodotto interno lordo rispetto al 2-3% degli altri Paesi dell'Ocse». Dal «tax day» si sono nettamente dissociati le Acli-consumatori e la Confesercenti, che ha contestato la pressione della Confcommercio «ai limiti della legalità». Durissime le critiche dei sindacati. Gian Carlo Fossi La Confcommercio: «Siamo pronti all'ostruzionismo» La Confesercenti «Non ci stiamo » La Lega attacca Forza Italia «Con il dissenso per favorire i grandi market» COSA CHIEDONO I COMMERCIANTI IL'Irep non deve superare per 5 anni l'ammontare dei tributi sostituiti. Soppressione di ogni altra tassa locale sulle imprese. 2Incentivi fiscali per agevolare gli investimenti. 3Neutralità fiscale nei trasferimenti delle imprese da padre a figlio. Abbattimento dell'aliquota Iva per la ristrutturazione degli immobili non di lusso. 5Eliminazione di ogni forma di accertamento induttivo. 6Libertà di opzione tra scontrino, fattura o ricevuta. 7Anticipo dell'armonizzazione delle prestazioni pensionistiche lavoratori dipendenti ed autonomi. Blocco temporaneo delle pensioni di anzianità. 8 9Eliminazione del divieto di cumulo tra pensioni di anzianità e redditi da lavoro autonomo. di palese strumentalizzazione della protesta dei commercianti, pesantemente penalizzati dalla pressione dei grandi centri di distribuzione, 9sioni di anznomo. Nella foto grande Sergio Bilie In alto una scena delle proteste di ieri Sopra il ministro delle Finanze Visco, a sinistra Berlusconi

Luoghi citati: Europa, Italia, Roma, Torino