Rauti accanto a Taviani nella Messa della pace di Antonella Rampino

Hauti accanto a Taviani nella Messa della pace . i >, ,> - - -, , * , - •< I NEMICI DI IERI Hauti accanto a Taviani nella Messa della pace ROMA. Giorgio Napolitano accanto a Gustavo Selva, Pino Rauti seduto di fianco a Paolo Emilio Taviani. E poi, nella prima fila delle autorità, insieme a Prodi, a Scalfaro, ad Andreatta, a Dini, anche Alessandra Mussolini e Mirko Tremaglia. Gli stendardi delle associazioni partigiane accanto al dardo degli ex combattenti della Repubblica di Salò. Il loro rappresentante, Cesco Giulio Bagnino, ohe gli ex missini chiamano tutti onorevole, avrebbe voluto portare addirittura lo stendardo, «ma per farlo, aspettiamo che venga riconosciuta la nostra associazione». E' successo ieri mattina, a Roma, nella basilica di Santa Maria degli Angeli. I nemici di ieri, fianco a fianco nella messa di pacificazione voluta da Oscar Luigi Scalfaro, annunciata il giorno della festa delle Forze Annate, ma per la quale si lavorava, fanno sapere dal Quirinale, almeno da due anni. E del resto, il giorno del suo insediamento, parlando alle Camere, Scalfaro aveva detto di voler essere «il presidente di tutti gli italiani». «Molto opportunamente il Presidente della Repubblica ha voluto una messa per tutti i caduti di guerra. Tutti, nessuno escluso». Sono le undici meno un quarto del mattino, e monsignor Giuseppe Mani, il vescovo che è ordinario militare di Roma, apre così la funzione religiosa. Scalfaro è arrivato nella basilica di Santa Maria degli Angeli entrando dalla sacrestia, accompagnata dalla figlia Marianna. Il tre bettiere ha smesso di provare, coi..e stava facendo, te note del «silenzio». I militari sono scattati in piedi. La Marina vicino all'Esercito, gli studenti accanto alle associazioni dei combattenti, poi l'Aeronautica, la Guardia di Finanza, sistemati su delle sedie di scuola, e molti cittadini in fondo alla navata centrale. Più volte, durante la messa, monsignor Mani ricorderà che si tratta di una ««pacificazione universale. Siamo già stati ad El Alamein. I soldati morti ci parlano dell'inutilità di ogni guerra». E' per la patria che essi sono caduti, ha detto il vescovo. E tutti i caduti, sono caduti in Cristo e per Cristo, quando sono stati giusti. Parole nel segno di quanto aveva detto Scalfaro ieri, il giorno della festa delle Forze Armate, e che verranno poi riprese, molto opportunamente, da Mirko Tremaglia di Alleanza nazionale, quando, all'uscita della clùesa, gli è stato chiesto se non si fosse sentito a disagio, accanto agli altri, ai molti partigiarr., a cominciare da Giuliano Vassalli e Paolo Emilio Tavani. «Questo sarà un giorno di pace e amore se riusciamo a capire chi sono i caduti, coloro che hanno sacrificato la vita per una causa. Scalfaro si è rivolto a tutti quelli che hanno combattuto con onestà e lealtà. Abbiamo sposato una causa, l'abbiamo difesa, ci sono si ati dei morti. Ma questa causa, pe: ..utti, era la patria». In chiesa, uniti in una funzione religiosa, c'erai. ■ laici e cattolici. Oscar Luigi Scalfaro è stato il primo a fare la comunione, il primo a flettersi su un ginocchio quando il vescovo ha alzato il calice al cielo, il prime al quale monsignor Mani abbia stretto la mano, allontanan- dosi dall'altare, nel rituale segno di pace della messa. Giuliano Vassalli non si è mai fatto il segno deUa croce, mentre Romano Prodi ha seguito con gesti appropriati tutte le fasi del rito. E quando il trombettiere ha intonato il silenzio, il presidente del Consiglio si è irrigidito sull'attenti come un cadetto, Nino Andreatta ha messo conserte le braccia, e chinato il capo. Al termine della messa, Scalfaro, dal cui cappotto blu notte spuntava una cravatta pure blu, a piccole foglie gialle, ha stretto le mani alle autorità, e si è congratulato con Giuliano Vassalli, al quale prima della cerimonia era stata comunicata la sua nomina a vicepresidente della Corte Costituzionale. All'uscita, una raggiante Alessandra Mussolini ha detto: «Da oggi non ci sono più né vincitori, né vinti». L'onorevole di Alleanza nazionale si accompagnava con Mirko Tremaglia. Una signora, moglie di un caduto della seconda guerra mondiale, l'ha scambiata per un'attrice, e le ha chiesto un autografo. Ma, quando si è accorta che si trattava della nipote del Duce, si è allontanata, «la sua firma non la voglio». E qualche voce polemica si è alzata nel seguito di Tremaglia e Mussolini, accompagnati all'auto da due camerati che esibivano il saluto fascista. Poco più in là, Paolo Emilio Taviani ricordava: «Noi non abbiamo mai negato ia rappacificazione. Occorre fare molta attenzione a che non venga alterata la storia». Antonella Rampino Mirko Tremaglia di Alleanza nazionale accanto al senatore a vita Paolo Emilio Taviani nella basilica di Santa Maria degli Angeli

Luoghi citati: El Alamein, Roma, Salò