Scalfaro: riforme al più presto

Interno Il Capo dello Stato mostra di comprendere certe difficoltà e ripercorre le ombre e le luci di un incarico come quello di primo cittadino che gli amministrati equiparano ad una sorta di «qualifica onnipotente»: la legge consente di nominare direttamente il sindaco, ma non determina un conseguente e reale corollario di poteri. E proprio per ridisegnare questa carica il Presidente «azzarda un pensiero»: che la discussione sulle riforme «coinvolga» anche questi eletti dal popolo. «A darvi voce sarà la vostra stessa compatezza» assicura. Un'affermazione che chiosa agli appassionati interventi di Enzo Bianco e del sindaco di Venezia, Massimo Cacciari, che avevano sottolineato «la novità politica espressa dai Comuni quest'annno: privilegiare la logica delle istituzioni che rappresentiamo rispetto a quella degli schieramenti d'appartenenza». Vale a dire: l'amministrazione fa premio sulle ideologie. Il Capo dello Stato guarda oltre i confini delle mille città e vede un Paese «che attraversa momenti delicati»: «L'Italia, che è rimasta ferita per una serie di momenti non nobili», vive oggi sussulti di «un movimento politico nuovo e diverso». E' l'unico accenno alla Lega e alle sue voglie secessioniste in questa giornata nella quale Scalfaro, parlando ad un'assemblea di sindaci, evita prudentemente di usare persino la parola «federalismo». E' preoccupato, il Presidente, dice chi gli sta vicino e aggiunge, riportando implicitamente l'allarmato pensiero del Quirinale: «Questa che viviamo è la peggiore situazione a cui potevamo giungere». Renato Rizzo Il presidente del Consiglio Romano Prodi A sinistra: il presidente Scalfaro a Venezia con il ministro Napolitano e il sindaco di Venezia Cacciari Il Presidente della Repubblica ai sindaci: il Paese non può attendere ancora Scalfaro: riforme al più presto «Il momento è difficile, ci vuole armonia tra istituzioni» «Ogni struttura ha un compito: il servizio della gente» Martedì 5 Novembre 1996 LA STAMPA Interno i y VENEZIA DAL NOSTRO INVIATO Il Paese non può attendere, bisogna «fare in fretta» e trovare «accordo e collaborazione» sulle riforme: certo, fretta non deve significare smanie di concludere pur che sia, dal momento che la situazione è preoccupante e non si può affrontare con «impazienza». Ma c'è differenza tra «tempi giusti» e «sonno», tra meditare e «tirare in lungo». Oscar Luigi Scalfaro guarda all'Italia dell'armonia perduta dove anche certe istituzioni si fronteggiano come nemiche e, davanti ai duemila sindaci riuniti per la tredicesima assemblea dell'Anci, invita a realizzare senza indugi quella commissione Bicamerale che dovrà rivisitare la nostra Carta. Poi, quasi tracciando un elenco di priorità, richiama un imperativo fondamentale: restituire la certezza del diritto. Innanzitutto ai sindaci che, in questo modo, vedrebbero agevolato il loro compito di cinghia di trasmissione tra «gente ed istituzioni», ma anche all'intero Paese che, a volte, sembra galleggiare in una «zona grigia fuori della correttezza costituzionale», frutto di «norme non ben definite», sfumate. E in questi angoli d'ombra il Capo dello Stato sembra far materializzare anche la figura di certi magistrati che, proprio basandosi sulla incertezza del diritto, sulla Babele delle leggi, hanno usato le norme con interpretazioni troppo miopi o troppo presbiti. Dal palco della Sala Grande del Palazzo del Cinema, il Presidente parla ai sindaci, ma il richiamo assume una valenza del tutto ecumenica: «Quando, mesi fa, mi sono riferito alla necessità di cancellare il reato d'abuso d'ufficio qualcuno, con luminosa capacità creativa, sostenne che difendevo certi illeciti dei primi cittadini. Ma, magistrato quale sono stato e continuo ad essere, dico, invece, che quando i contorni di certe ipotesi di reato non sono ben definiti, si deraglia dai princìpi costituzionali. Voi avete il diritto di sapere prima se un vostro passo incide in un illecito amministrativo o pe¬ nale. Non è pensabile che lo sappiate ex post, dopo». Ogni struttura ha il proprio compito, sillaba Scalfaro, «ma il fine di tutte è servire la gente, più ancora se è povera gente». Vibra la platea che, prima, aveva scandito da applausi le parole del presidente dell'Anci, Enzo Bianco, sindaco di Catania, il quale aveva lanciato un appello: «Come accade ai magistrati, anche i sindaci vogliono rispondere solo per dolo o colpa grave».

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