Pentimenti di Prodi, rinuncia di Fini, turbolenze in banca

Pentimenti di Prodi, rinuncia di Fini, turbolenze in banca I NOMI E CU AFFARI Pentimenti di Prodi, rinuncia di Fini, turbolenze in banca In questi giorni Romano Prodi si sta forse pentendo di alcune decisioni prese all'indomani del suo ingresso a Palazzo Chigi. Ad esempio quella (fu ingenuità, democristianità o quieto vivere?) di lasciare ai loro posti di comando i vertici dei grandi enti e gruppi pubblici, alcuni dei quali amici di vecchia data. Come il presidente dell'Iri Michele Tedeschi o Biagio Agnes ed Ernesto Pascale, presidente e amministratore delegato di Stet, tanto per citare i più in vista. Le grandi lobby specializzate in gettare ostacoli sulla strada delle dismissioni di Stato, hanno certamente trovato in questi grandi Capi orecchie compiacenti, e il risultato è sotto gli occhi di tutti: ogni iter va a passo di gambero e il collocamento Romano di Stet, snodo Prodi fondamentale Michele Tedeschi per consentire all'Iri di rientrare nei parametri concordati col commissario Cee Karel van Miert, rischia di perdere il treno del prossimo marzo. Se pure pentito, il presidente del Consiglio non lo dà a vedere e ostenta la solita, pastorale serenità. Anche se lascia cadere, come per caso, una riflessione: vuol dire che manderemo subito al mercato le Autostrade presiedute da Giancarlo Elia Valori, per le quali il Consiglio di Stato conferma che l'Authority non è necessaria. Identica calma traspare da ogni pubblico gesto del ministro Carlo Azeglio Ciampi. In privato, però, questi due signori sono corsi ai ripari. In via XX Settembre è il direttore generale Mario Draghi a rompersi la testa sul puzzle Ili, alla ri¬ cerca di viottoli alternativi per ritirate strategiche. A Palazzo Chigi nessuno lavora alla questione, ma Prodi un suo percorso ce l'ha già in testa. Se alla Stet non si danno una mossa per spianare la strada in fretta, si chiederà a van Miert di pazientare fino al settembre '97, offrendogli in cambio, per quella data, una Stet più grande, nella quale sarà stata fusa la Telecom guidata da Francesco Chirichigno. Un piatto ricco dai molti vantaggi, che confermerebbe la volontà del governo di privatizzare e piacerebbe ai mercati proprio per la sua dimensione. E che, last but non least, consentirebbe di far piazza pulita, in un colpo solo, di tutti i vertici delle aziende coinvolte e dei relativi consigli. Mario Le prime Draghi reaziom non si sono fatte attendere molto: il partito di Gianfranco Fini, improvvisamente, ha rinunciato ai 6000 emendamenti sull'Au- Giancarlo Elia thority delle Valori Tic. Adolfo Urso, portavoce di An, spiega così la decisione: Alleanza Nazionale tiene in special modo a non essere accomunata alle posizioni del partito di Fausto Bertinotti, di cui è gran vessillifero il consigliere economico Nerio Nesi. fl quale Nesi, a sua volta, ha dovuto affrettarsi a dichiarare che, per Stet, «le posizioni non sono inconciliabili». Amen. Mentre il ministro Ciampi sta preparando una legge per accelerare il divorzio tra Fondazioni bancarie e Spa, il presidente di Caricai, Claudio Demattè, propone un patto per salvare i banchi meridio¬ nali e tiene d'occhio la Cariplo di cui è vicepresidente. Alla Ca' de Sass, il dissidio sulle strategie tra il presidente Sandro Molinari e il direttore generale Carlo Salvatori potrebbe risolversi con il passaggio di Molinari alla presidenza della Fondazione, dove scade a febbraio prossimo il presidente Ottorino Beltrami. Se questo accadrà, sulla presidenza della Spa la competizione sarà probabilmente tra Demattè e Roberto Artoni, da un mese vicepresidente della Fondazione. Intanto alla Popolare di Milano, tra il presidente Francesco Cesarmi e il vicepresidente Roberto Ruozi, nelle manovre che preludono al rinnovo dei vertici è spuntato il consigliere Marco Vitale, sostenuto dai sindacati in- Claudio terni che fan- Demattè no capo a Uil-Uib. Tanto fervore di iniziative ha una ragione: a fine settimana iniziano le consultazioni per il rinnovo delle rappresentanze sindacali dei dipendenti-soci. Un altro braccio di ferro è forse all'orizzonte, sul Monte dei Paschi. A Siena, il sindaco pidiessino Pierluigi Piccini, che per anni si è opposto alla trasformazione in Spa ed ha perso già qualche round, rinuncerà alla presa sul Banco? Qualcuno ne dubita, anche perché, a giugno, Piccini deve affrontare le nuove elezioni comunali. Le turbolenze non sono solo un fatto italiano. In Germania, dove le grandi banche stanno studiando megafusioni, Deutsche Bank si prepara ad un avvicendamento ai vertici. A maggio, dopo sette anni e alcuni inridenti come lo scandalo dei fondi di investimento di Morgan Grenfell, il presidente Hilmar Kopper lascerà il posto a Rolf Breuer. Intanto, il quotidiano «Die Welt» scrive che la magistratura italiana sta indagando su vicende di riciclaggio di danaro che coinvolgerebbero, oltre a Dresden, la stessa Deutsche. Nell'ambito dell'inchiesta napoletana «Cheque to Cheque». Mentre a Parigi la Cgip guidata da Ernest-Antoine Seillière sta racimolando i fondi necessari per acquistare da Carlo De Benedetti Ù gruppo Valeo, a Milano la Tassara di Roman Zaleski annuncia che sottoscriverà l'aumento di Falck. Il braccio di ferro con Alberto Falck e Mediobanca continua. Valeria Marco Sacchi Vitale Sd Romano Prodi Mario Draghi Giancarlo Elia Valori Claudio Demattè Sandro Molinari Gianfranco Fini Marco Vitale Michele Tedeschi 1 D

Luoghi citati: Germania, Milano, Parigi, Siena