Finisce in galera per un errore giudiziario di Cristiana Pumpo

Finisce in galera per un errore giudiziario Latina: l'uomo lavorava all'estero quando fu accusato di abuso edilizio. Il difensore d'ufficio non lo cercò Finisce in galera per un errore giudiziario Imprenditore processato e condannato: nessuno lo aveva avvisato LATINA. Ha passato otto giorni in cella, senza sapere perché. Adesso, quando esce dalla prigione, piange e trema e non riesce a dire neppure una parola. Condannato, per indifferenza. Antonio Capogna, 47 anni, imprenditore edile di Cisterna di Latina, era stato arrestato per un errore formale su richiesta della pretura di Castelnuovo di Porto (Roma). Accusato di abusivismo edilizio, un reato che gli era stato contestato nel '93. Solo che di quel procedimento non aveva più saputo nulla, ed è stato condannato in un processo nel quale non era nemmeno stato convocato. Capogna è stato arrestato a casa sua dagli agenti della squadra mobile di Latina, l'altra settimana. Gli agenti avevano con loro un ordine di custodia cautelare. In realtà, all'imprenditore non era mai stato notificato prima alcun avviso di reato. L'errore, clamoroso, sarebbe stato commesso dalla pretura circondariale, che lo aveva condannato a un anno di reclusione da scontare nel carcere di Latina. Ma non è stata la sola a sbagliare. C'è un po' di tutto in questa storia: la sfortuna, il caos e la confusione, l'indolenza di un avvocato, l'indifferenza della giustiza e dei suoi protagonisti. Capogna lavorava in Germania, al momento della citazione a giudizio. Il tribunale la comunicò a un avvocato d'ufficio, che manco si preoccupò di cercarlo. In compenso, la macchina processuale andò avanti. Ad Antonio Capogna il giudice non concesse nemmeno la condizionale, senza tener presente che l'imprenditore non aveva ricevuto alcun avviso di reato, né aveva mai saputo nulla del procedimento giudiziale che la pretura di Roma aveva avviato a suo carico. E dopo il danno, un'altra bef¬ fa. Perché, stando così le cose, Capogna, non ha potuto nemmeno appellarsi entro i termini di legge o presentarsi in aula a testimoniare, per difendersi. Il pretore di Roma alla fine ha condannato l'ignaro imprenditore e anziché dichiararlo contumace, lo ha dichiarato liberoassente, rendendo la sentenza immediatamente esecutiva. Così, l'altra settimana, Capogna è stato prelevato nella propria abitazione e trasferito direttamente nel carcere di Latina. «Ancora stento a credere a quanto mi è successo - ha dichiarato incredulo lo sfortunato imprenditore -. Io non ho fatto niente, eppure mi sono ritrovato ammanettato dalla sera alla mattina». Lo stesso interrogativo martellante lo ha perseguitato per tutti gli otto giorni trascorsi in cella. Interrogativo che alla fine ha trovato risposta nella decisione del pretore di Castel- nuovo di Porto: il giudice ha riconosciuto di aver sbagliato tutto e ha disposto l'immediata scarcerazione di Antonio Capogna. All'uscita del carcere c'era tutta la famiglia ad attenderlo. L'imprenditore edile, visibilmente provato dalla terribile esperienza, non riusciva ancora a rendersi conto dell'accaduto, del grossolano equivoco di cui è stato vittima. Piange, Antonio Capogna, quando prova a raccontare l'accaduto, l'incredibile equivoco giudiziario che gli ha sconvolto la vita. A parlare per lui c'è il suo avvocato, Luigi Paoletti. «E' assolutamente incredibile che possano accadere simili episodi - ha sostenuto il legale difensore dell'imprenditore -, non so proprio a cosa imputare un errore di questa portata. Non so se sia sufficiente l'eccessivo carico degli uffici giudiziari a giustificare una simile leggerezza, dovuta probabilmente a un numero esorbitante di provvedimenti in corso». Cristiana Pumpo «Un'odissea: mi sono ritrovato in manette senza sapere perché» L'imprenditore Antonio Capogna

Persone citate: Antonio Capogna, Capogna, Luigi Paoletti