Borrelli: la penso come Tonino

Borrelli: la penso come Tonino Borrelli: la penso come Tonino E D'Ambrosio: attaccano lui, per colpirci tutti SOLIDARIETÀ' DAL POOL MILANO I Pietro, in sostanza, ha detto cose che si allineano perfettamente con quello che ho detto io». E' il primo commento di Francesco Saverio Borrelli al comunicato in cui l'ex pm annuncia denunce esposti e querele contro chi attacca, come scrive Di Pietro, «la mia persona e l'intero pool di Milano». E ancora: «Io (e gli altri pm del pool).. non posso accettare che si butti a mare un'inchiesta come quella di Mani Pulite». In tutto ventotto righe a firma Di Pietro in cui, se non fosse per un «ex» anteposto alla parola colleghi, sembrerebbe di essere tornati ai vecchi tempi di Mani Pulite, quando il magistrato molisano non aveva ancora gettato la toga. Un abbraccio quello del ministro Di Pietro al quale nessuno dei magistrati milanesi si sottrae. Anzi. Se si chiede a Borrelli cosa pensa anche del dubbio, espresso dal ministro, che a Milano un qualche collaboratore del pool abbia potuto favorire Francesco Pacini Battaglia la risposta è: «Non sono in grado di confermare nei fatti». A scanso di equivoci, Borrelli, aggiunge: «Il ragionamento di Antonio Di Pietro non fa una grinza sul piano della conseguenzialità logica». Differenze di forma, non di sostanza, anche questo come da copione. «Io ci metto i contenuti, loro lo stile», scherzava Di Pietro, la gamba sul bracciolo di una poltrona, mentre Borrelli, Gerardo D'Ambrosio, Gherardo Colombo e, soprattutto, il pignolo Piercamillo Davigo limavano il testo di un suo comunicato contro uno dei primi tentativi di sbarrare la strada a Mani Pulite, Era il settembre '92. Da alloraquattro lunghi anni sono passati. Non solo inchieste e processi ma anche l'offerta rifiutata di Silvio Berlusconi a Di Pietro di entrare nel suo governo, il pronunciamento in televisione contro il decreto Biondi, le ispezioni ministeriali, le dimissioni dal pool e poi dalla magistratura di Antonio Di Pietro, le inchieste di Brescia e ora quella di La Spezia. Momenti anche aspri. Interrogato dai pm bresciani Fabio Salamone e Silvio Bonfigli, Borrelli ha raccontato a verbale la drammatica riunione, la sera del 5 dicembre '94, quando il pm decise di lasciare il pool: «Gli prospettai le sue dimissioni come un fatto di defezione e di questo Di Pietro si dolse assai». In realtà, furono urla e poi gelo. Anche perché Di Pietro, lo rivela a verbale Colom¬ bo, «disse che Mani Pulite era finita e ci consigliò di fare come lui». Un gelo - mai con l'amico di sempre Davigo - durato fino alla sera del 18 aprile '95, quando il pool, riunito a cena a casa di Colombo, si ritrovò ancora una volta compatto dopo il j'accuse a Di Pietro pronunciato dall'avvocato Carlo Taormina, nell'aula di Brescia del processo al generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Cerciello. Vicenda conclusa dopo mesi a Brescia con l'archiviazione per Di Pietro. La storia si ripete anche oggi, nei giorni dei nuovi sospetti. E questa volta, mentre il senatore del pds Cesare Salvi si limita a dire di non «credere che i magistrati del pool possano avere preso soldi» la solidarietà si è allargata dal nucleo storico del pool al pm Francesco Greco, defilato se non critico per certi metodi agli albori di Mani Pulite. Scherza ma non troppo Greco: «Ho già la colla pronta». Insistendo a dire che ormai se Di Pietro si candida è disposto anche, a mettersi in ferie e fargli da attacchino. «Cosa c'è da stupirsi? Il pool era ed è affiatatissimo», commenta D'Ambrosio, «e nel pool Di Pietro è stato l'elemento trainante». Le cose non cambiano, cambiati i ruoli. Chiarisce D'Ambrosio: «L'attacco è in prima persona a Di Pietro ma in realtà a tutti noi. E' quindi evidente che lui fa corpo unico con noi». Quanto al collaboratore che avrebbe tradito la fiducia del pool il magistrato spiega: «Non conoscevo tutti i collaboratori di Di Pietro ma se lui ha sospetti... evidentemente la denuncia che presenterà a Milano riguarda proprio questo punto. Indagheremo. Del resto ci aspettavam tutte queste polemiche: il problema è che dopo 4 anni e mezzo siamo ancora qui a lavorare intensamente. Anche oggi, domenica, tre di noi hanno studiato le carte arrivate da Londra con gli uomini della Finanza che sono, come ha detto Borrelli, nostri preziosissimi collaboratori». Chiara Berìa di Argentine Francesco Saverio Borrelli

Luoghi citati: Brescia, La Spezia, Londra, Milano