Il giuramento di Hammamet: Craxi rientra di Fabio Martini

E' Ma il congresso del «nuovo» partito socialista già si preannuncia come una guerra tra ex amici Il giuramento di Hammamet: Craxi rientra L'ex segretario delpsi: «Sarò il vostro presidente» E' HAMMAMET calata la notte sulla villa di «monsieur le President», la vigilanza armata è nascosta nell'ombra, ma tra gli oleandri e le buganvillea si intravedono delle luci. E' notte fonda, ma non si dorme ancora in casa Craxi. Dietro quelle finestre illuminate, il malato di Hammamet sta concionando i compagni arrivati dall'Italia. Il vecchio capo è stanco, nel pomeriggio si è sentito male e ora è disteso su una poltrona. Si massaggia nervosamente i polpacci, ogni tanto si lamenta («ahi, ahi»), ma è straordinariamente su di giri: c'è quella perizia che gli consente di rientrare in Italia e c'è Di Pietro in difficoltà. E cosi, nella notte a villa Craxi, Paris dell'Unto - un socialista romanesco già capo delle legioni garofanate .dell'Urbe prova a capire che aria tira: «Bettino, tu potresti fare il presidente del partito...». E Craxi? Craxi fa sì cqn la testa, quella proposta gli piace: «La politica dice con un sorriso - è la sola cosa che so fare, anche se mio padre non voleva...». Si è consumato così, in una tiepida notte maghrebina, il «giuramento di Hammamet», l'improbabile, inatteso ritorno di Bettino Craxi alla politica. E con i suoi vecchi compagni Paris dell'Unto, Giulio Di Donato, Margherita Boniver, Craxi ha deciso anche la regia della sua rentré: il prossimo congresso del partito socialista che si terrà a Roma il 30 novembre lo invocherà «presidente del partito». Un'invocazione che sarà più che altro un'evocazione, visto che Craxi non ci sarà, ma affiderà ad un messaggio, o chissà ad un video, la sua accettazione. Craxi non ci sarà anche perché non sta per niente bene. «E' un malato improbabile racconta Luca Josi, un trentenne genovese che chiamano Hammamet express -, lui spesso si trascura e il medico deve faticare per farlo stare in riga. Un giorno gli ho contato 36 diverse pillole per malanni differenti». Ma Craxi non molla e nella sua battaglia per salvare la pelle e un po' d'onore, in questi due giorni ha ritrovato un drappello di compagni che non sarebbero mai più rientrati in politica, o perché fiaccati da vicende giudiziarie o perché «marchiati» dall'antica amicizia col capo, come la Boniver, la Cappiello, Josi. Ma il congresso di fine no- vembre si preannuncia già un massacro di viscere, una guerra tra ex amici. Il «nuovo» partito socialista, infatti, è già diviso in tre correnti: i craxiani, i pontieri e gli intiniani. Anche se poi la vera novità è la rottura umana e politica tra Bettino Craxi e Ugo Intini. I due si sono visti qualche giorno fa ad Hamma¬ met ma non è andata bene e ora Luca Josi spara tutto il veleno che ha in corpo: «Intini non può andare al Maurizio Costanzo Show e farsi dire senza replicare: ecco un socialista onesto. Intini non può fare 1' "onesto", dimenticando che col finanziamento illecito al psi si finanziavano la sua campagna elettora- le e i suoi libri». Craxi non perdona ad Intini di essersi smarcato, di «far finta che si possa distinguere finanziamento illegale e arricchimento personale», come dice dell'Unto. E Craxi non perdona ad Intini «certe amicizie». Ancora Josi: «Si è messo con Manca, uno che Ugo se lo beve, più o meno come Maradona farebbe con un terzino del Roccacannuccia...». Proprio così, sembra il teatrino del j-1976: Craxi contro Manca, conSignorile a far da paciere. Nel frattempo sono passati venti anni e l'unica, pallida speranza dei socialisti di poter risorgere dalle ceneri del disonore la spiega uno che conosce come vanno le cose del mondo: «Diciamolo spiega Giulio Di Donato -, molte speranze sono legate alla riforma elettorale e ad un modello che mantenga un contenuto proporzionale». E se D'Alema e Berlusconi si mettono d'accordo? Magari con un Grande Patto su giustizia e riforme istituzionali? «Sarebbe una buona cosa...», dice Di Donato. E Craxi lo aveva detto ai suoi: «Il bipolarismo non si è realizzato nei fatti. Siamo ad un quadro da Arlecchino...». Sì, Craxi fa il tifo per il governissimo, ma non lo può dire e con una delle antiche pause ripete: «Un quadro da Arlecchino...». Fabio Martini IL GAROFANO IN TRASFERTA Bettino Craxi

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