Scalforo: guai a chi lacera l'Italia di Renato Rizzo

Il Presidente contro la secessione. «Onoriamo i morti senza distinzioni di divise» Il Presidente contro la secessione. «Onoriamo i morti senza distinzioni di divise» Scalforo: guai q chi lacera l'Italia «Certa propaganda offende la dignità storica» ROMA. Ci fu un tempo in cui in Italia si lottava per raggiungere il futuro, oggi si ha la sensazione che dobbiamo lottare per raggiungere il presente: Oscar Luigi Scalfaro sembra meditare su questo amaro aforis?na mentre, davanti ad un mare di bandiere, celebra il giorno dell'unità nazionale. C'è chi vorrebbe intaccare l'indivisibilità del Paese conquistata «a prezzi altissimi»: c'è chi vorrebbe, appunto, allontanare un presente che «i sacrifici» di cui è intessuta la nostra storia parevano aver reso incrollabile. Ed ecco l'anatema contro quanti «incitano ad attentare ai valori sacri ed intoccabili»: «guai» a chi culla velenosi sogni di secessione, guai ai cattivi maestri che predicano ed inseguono nuove frontiere e nuovi Stati. Alle spalle di quest'unità che qualcuno, oggi, vuole «lacerare», c'è un'Italia che ha lottato e pianto. E dove anche gli scontri fratricidi hanno costruito un patrimonio di sangue nel quale sono accomunati tutti i morti, senza distinzione d'ideali o di divise: uomini che meritano «ricordo e preghiera» se hanno agito con «onestà d'intenti». Questi i concetti fondamentali attorno ai quali s'intreccia il discorso pronunciato dal Capo dello Stato in piazza Venezia nel giorno in cui consegna all'esercito la bandiera di guerra: un intervento che vuole evocare ed esorcizzare due tabù partendo dai caduti repubblichini per giungere alle smanie della Lega. L'Italia, è il monito che scende dal Colle, deve chiudere definiti- vamente il tempo delle spaccature. E così il primo pensiero il Presidente lo offre proprio a quei militari che hanno perso la vita per una bandiera diversa. E', questa, una considerazione che già ha ispirato molti interventi del Quirinale durante le celebrazioni in varie città del cinquantenario della Resistenza: i morti sono tutti uguali, anche se nessuno potrà mai cancellare la verità e il peso della storia. Ma, qui ed ora, in una data dal significato fortemente rituale, il concetto riverbera un particolare «richiamo di responsabilità»: (di primo, devoto pensiero si rivolge alla memoria di coloro che hanno combattuto anche in posizioni opposte, ma con onestà d'intenti, sino all'estremo sacrificio» dice, infatti, Scalfaro dal palco sul quale siedono i presidenti di Camera e Senato, Violante e Mancino, quello del Consiglio, Prodi, i ministri della Difesa e dell'Interno, Andreatta e Napolitano, il capo della polizia, Masone, e il comandante generale dei carabinieri, Federici. E le parole trovano soddisfatta eco, poco dopo, nelle valutazioni del capogruppo di An al Senato, Maceratini: «Discorso lungimirante, intelligente, patriottico. Riconciliazione e pacificazione sono presupposto irrinunciabile al cammino unitario». Un itinerario che per il segretario della federazione monarchica, Boschiero, deve, però, contare anche su un terzo elemento: «La fine dell'esilio dei Savoia». Pace invoca il Presidente in que¬ sta mattina, nonostante ci sia chi sembra dimenticare gli «altissimi prezzi di sacrificio e di eroismo» che sono anima dell'unità raggiunta. Ed eccolo, forte come un colpo di frusta, il riferimento a quanti perseguono la secessione. Nessun nome, ma le parole sembrano disegnare, netto, il profilo di Umberto Bossi e dei suoi bravehearth. «Persiste, purtroppo, una propaganda offensiva della dignità della nostra storia che vorrebbe intaccare l'unità della nazione, fondamento della nostra Carta» con concetti che «sono grave incitamento ad attentare a valori intoccabili e sacri». Vibra l'applauso della piazza e la voce del Presidente diventa più forte per domarlo: «Guai a chi opera per dividere, per lacerare». Poche ore dopo arriva il controcanto leghista affidato a Roberto Maroni: «Le parole di Scalfaro non toccano più i sentimenti dei cittadini che sempre più numerosi cominciano a riconoscere la Padania come loro nuova patria». Oggi è il giorno nel quale la memoria dei sacrifici è evocata per rendere solenne un nuovo impegno: quello «di servire la gente nell'unità vera, che è giustizia, condivisione, solidarietà». E in questa data ricca di simboli, un pensiero anche a quella che è l'allegoria più evidente della nazione: il tricolore. «Bisogna amarlo non a parole, ma con una vita di fedeltà e di servizio al bene del popolo». Renato Rizzo Il presidente Scalfaro consegna la bandiera di guerra all'esercito Il ministro della Difesa Nino Andreatta depone una corona di fiori alle Fosse Ardeatine nell'ambito delle manifestazioni del 4 novembre

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