Ubriaco, spara al barista ma uccide un ragazzo
Ubriaco, spara al barista ma uccide un ragazzo Sassari, l'assassino era stato cacciato dal locale Ubriaco, spara al barista ma uccide un ragazzo SASSARI. Beveva un bicchiere di vino appoggiato al bancone del bar sul finire della giornata di festa, quando è stato colpito alla schiena da due proiettili. Ha avuto solo il tempo di mormorare il suo epitaffio: «Sto morendo per niente». Poi è crollato sul pavimento. E' morto davvero per nulla, Dionigi Mei lino, pastore ventunenne di Nule, centro di 2 mila abitanti al confine tra le province di Sassari e Nuoro. Ha avuto la sfortuna di trovarsi sulla traiettoria dei colpi esplosi da un compaesano alticcio che cercava un'incredibile vendetta nei confronti del gestore del locale pubblico. Era reo, quest'ultimo, di averlo cacciato dopo una vivace discussione tra avventori annebbiati dall'alcol. L'assassino si è costituito ieri sera ai carabinieri di un paese vicino, Bono: Riccardo Renato Manca ha appena due anni in più della vittima. Ha confessato, negando però di aver voluto uccidere il pastore. «Ero ubriaco», ha tentato di giustificarsi, prima d'essere accompagnato nel carcere di Nuoro. Il delitto nel giorno dei Santi è il trentaseiesimo dell'anno in Sardegna. E' forse il più incredibile e immotivato, anche in una regione in cui troppo spesso a una pistola o a un coltello tenuti in tasca è affidato il compito di chiudere una banale contesa. Ma a Nule è accaduto ancor di peggio, complice un malinteso senso della «balentia» e i fumi dell'alcol, la droga dei poveri nelle zone interne dell'isola. La vittima si era tenuta fuori dalla vivace discussione nata nel Bar Satta, al centro di Nule. Aveva continuato a chiacchierare tranquillamente con gli amici, quando il gestore del locale aveva invitato i clienti più esagitati ad uscire, sostenendo di dover anticipare l'orario di chiusura (erano da poco trascorse le 21). Beveva probabilmente il bicchiere della staffa, quando Riccardo Renato Manca ha estratto la pistola: voleva lavare l'oltraggio d'essere stato cacciato mentre gli altri continuavano a consumare. Per due volte ha premuto il grilletto dell'arma e i proiettili hanno forato la serranda di metallo di una finestra terminando la loro corsa nella schiena, quasi all'altezza del cuore, del povero Dionigi Mellino. Il poveretto ha sussurrato poche parole a un amico che gli stava vicino ed è crollato al suolo. E' morto quasi subito. [c. g.J
Persone citate: Dionigi Mei, Dionigi Mellino, Riccardo Renato Manca
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