Crescono le banche italiane Cinque sono fra le prime 100
Crescono le banche italiane Cinque sono fra le prime 100 Caricai, le sofferenze verso 1900 miliardi, un terzo degli impieghi Crescono le banche italiane Cinque sono fra le prime 100 ROMA. E' un'Italia a due facce, quella delle banche: da un lato i grandi istituti di credito che risalgono posizioni nelle classifiche mondiali, pur restando molto lontani dal vertice; dall'altro la situazione drammatica di istituti sull'orlo del fallimento (dopo il Banconapoli, è la volta della Caricai) e la crescita delle sofferenze, dei crediti difficili da riscuotere, specchio della crescente povertà delle fasce più deboli. La hit parade delle banche più ricche del mondo parla ancora giapponese. E' vero che in testa figura la britannica Hsbc Holdings, ma la inseguono da vicino tre istituti del Sol Levante: Sumitomo, Dai-Ichi Kangyo e Mitsubishi e altri due sono fra i primi dieci. Colossi del credito, ai quali le italiane guardano ancora da lontano. Nel 1996 sono ancora 5 presenti nei primi 100 posti della classifica internazionale stilata sulla base degli ultimi bilanci annuali dalla rivista statunitense Institutional Investor. San Paolo, Comit, Banca di Roma e Bnl hanno migliorato la loro posizione rispetto allo scorso anno mentre Cariplo ha perso terreno. L'istituto bancario torinese è al 45° posto ed ha guadagnato 10 posizioni rispetto al 1995 registrando un capitale totale di 9942 milioni di dollari (circa 15 mila miliardi di lire). Nettamente staccati gli altri istituti tricolori: numero 60 è la Comit, che ha migliorato di due posizioni sul '95 con un capitale di 7670 milioni di dollari. Vicine a questi livelli anche Banca di Roma, al 62° posto dal precedente 64° (7497 milioni di dollari) e Banca Nazionale del Lavoro che ha messo a segno il recupero più eclatante, quadagnando 22 posizioni per piazzarsi al 63° posto con 7350 milioni di dollari. L'ultimo istituto italiano fra i «grandi» del credito mondiale è la Cariplo che scivola dal 60° al 65° posto con un capitale totale di 7127 milioni. Nella classifica completa di Institutional Investor, che comprende i primi mille istituti di credito mondiali, figurano altre 72 banche italiane: fanalino di coda la «new entry» Cassa di Risparmio di Rimini. A dare il «polso» del mercato creditizio italiano, è giunto poi il bollettino di Bankitalia, che segnala un'altra crescita della sofferenze a fine agosto. Due mesi fa è stato toccato il tetto di 118.368 miliardi, contro i 117.828 miliardi di luglio. Alla fine del 1995 il totale delle sofferenze era a quota 110.269 miliardi. Nell'agosto 1995 le sofferenze bancarie erano a quota 102.742 miliardi di lire (15% di aumento in un anno). Proprio il problema dei crediti a rischio, ieri, ha portato alla ribalta il caso della Cassa di risparmio della Calabria: le sofferenze denunciate dall'istituto raggiungono i 1895,3 miliardi con un'incidenza sugli impieghi del 29,6%. E martedì il presidente di Caricai e Fincarime, Claudio Demattè, aveva parlato di ima perdita '96 intorno ai 350 miliardi. I dati dell'azienda parlano di un costo medio del lavoro sui 118,8 milioni prò capite a fronte di una media del sistema sui 106 milioni; il rapporto tra costi del personale e il totale dell'attivo è di 2,97% mentre i costi operativi di Caricai sempre sul totale dell'attivo raggiungono il 4,2%. Ma per la Falcri, il maggiore sindacato tra i lavoratori delle Casse di risparmio, si sta facendo allarmismo. «E' la prima volta - ha commentato Franco Esposito, il presidente nazionale della Falcri che in Caricai associa il 45% dei 2570 dipendenti - che un'azienda, che indubbiamente si trova in una condizione non florida, ha una così grande voglia di ostentare le difficoltà. Forse pensano che giovi nelle trattative sindacali sul costo del personale». Esposito si chiede come mai a chiusura del bilancio '95, in marzo, il «rosso» non superasse i 28 miliardi, mentre solo tre mesi dopo le anticipazioni sul bilancio semestrale prevedevano perdite per 154,7 miliardi con sofferenze per 1500 miliardi. Secondo Esposito c'è in atto una manovra ad ampio raggio ed anche i soci della Fondazione, che è espressione degli enti locali di Calabria e Basilicata e detiene il 38% del capitale Caricai, rischiano di essere di fatto espropriati di ogni potere decisionale dalla nuova holding del gruppo (Fincarime) che diventa, dice Esposito «una sorta di superdirezione generale di Caricai e Caripuglia, interamente controllata da Cariplo». Il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Nisticò, ha annunciato ieri una iniziativa: «Una riunione, al più presto, con il presidente Demattè per capire qual è realmente la strategia che non può andare nella direzione di uno smembramento o di una riduzione degli impegni». Ib. g.] )
Persone citate: Claudio Demattè, Demattè, Esposito, Franco Esposito, Giuseppe Nisticò
Luoghi citati: Basilicata, Calabria, Cariplo, Italia, Rimini, Roma, San Paolo
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