Mafioso per far del figlio un campione

Mafioso per far del figlio un campione Palermo, il collaboratore ai giudici: «Aderii a Cosa Nostra per avere un aiuto» Mafioso per far del figlio un campione Un pentito: volevo che giocasse nei giovani del Milan PALERMO DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Nell'inchiesta antimafia su Marcello Dell'Utri si è parlato anche del Milan: fa capolino nell'istruttoria che a Palermo ha portato alla richiesta di rinvio a giudizio di Dell'Utri per concorso esterno in associazione mafiosa. Si è avuta conferma, dopo alcune indiscrezioni circolate la scorsa estate, che il pentito Giuseppe D'Agostino, un piccolo commerciante arrestato nel gennaio '94 per i legami con la potente cosca del rione Brancaccio, ha dichiarato che si avvicinò a Cosa Nostra unicamente con la speranza di far finire il figlio di 13 anni fra i «pulcini» del Milan. «Mi sono avvicinato a Cosa Nostra per tentare di dare un futuro a mio figlio quale calciatore», ha sostenuto il pentito aggiungendo: «Intendo ammettere tutte le mie responsabilità avendo maturato la decisione di collaborare con la giustizia. D'altra parte non ho mai condiviso gli ideali di Cosa Nostra». Questo spezzone di vita d'oggi, misurabile anche con le velleitarie speranze di un padre sognatore, è leggibile fra le 600 pagine della requisitoria in cui la procura ha chiesto al giudice per le indagini preliminari, Gioacchino Scaduto, di far processare il neoparlamentare di Forza Italia, il manager amico di Berlusconi. Il gip valuterà il caso nell'udienza del 22 novembre, c'è grande attesa per l'esame degli indizi raccolti dall'accusa che Dell'Utri, certamente abbandonando la compostezza e lasciandosi per un attimo sopraffare dall'irritazione, ha definito «minchiate». E il pentito D'Agostino, uno dei venti citati da Caselli e dai suoi collaboratori per sostenere le accuse contro Dell'Utri, da dove è spuntato? Arrestato tre giorni dopo che a Milano i carabinieri avevano cattu- rato gli ultraricercati fratelli Giuseppe e Filippo Graviano (ora sotto processo come mandanti del delitto del parroco Pino Puglisi), D'Agostino ha detto che suo figlio era proprio un campioncino e che non avrebbe certo sfigurato nella scuola calcistica dei rossoneri a Milanello. Il pentito ha specificato di essersi rivolto al commerciante di generi d'abbigliamento Melo Barone (morto tre anni fa in un incidente stradale) perché interessasse Dell'Utri che a sua volta avrebbe potuto facilmente raccomandare il ragazzino al Milan. Ha pure dichiarato che però tutto s'interruppe perché lui nel frattempo fu arrestato. D'Agostino ha inoltre detto che Giuseppe Graviano gli aveva fatto comprendere di poterlo segnalare per farlo assumere all'Euromereato, società del gruppo Berlusconi e così, lavorando e abitando a Milano, avrebbe potuto «veder crescere» il figlio futuro calciatore. [a.r.]

Luoghi citati: Milano, Palermo