Scoppia la Prima guerra Panafricana

Mandela rivela: ho dato armi ai tutsi. Nella sede Onu di Goma ancora bloccati 18 italiani Mandela rivela: ho dato armi ai tutsi. Nella sede Onu di Goma ancora bloccati 18 italiani Scoppia la Prima guerra Panafricqna Coinvolti Zaire, Ruanda, Burundi e Sud Africa KINSHASA. «Qui è l'inferno. Le cannonate sono sempre più vicine e noi non ci possiamo muovere a causa delle bande di saccheggiatori armati». Mentre Goma, capitale del Nord-Kivu intorno alla quale si combatte tra esercito zairese e tutsi appoggiati da militari ruandesi, è una città sotto completo assedio - la testimonianza è di un cooperante zairese dell'Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite - si può adesso parlare di guerra aperta tra Zaire e Ruanda. Elementi dell'ex Far, Forze armate ruandesi sconfitte nel 1994, sarebbero penetrate nel Paese nella città di Gysegni. Non solo: il conflitto rischia adesso di avere ben altro peso per gli equilibri politici africani. Ieri il presidente sudafricano Nelson Mandela ha ammesso che il suo Paese ha fornito armi al Ruanda, i cui soldati sarebbe- ro impegnati a fianco dei ribelli banyamulenge contro i soldati zairesi. Mandela ha giustificato la mossa con la necessità di impedire a «truppe appoggiate dall'estero di entrare in Ruanda e compiervi nuovi massacri». L'allusione si riferiva al Far (Forze Armate Ruandesi). «Gli altri Stati della regione ci hanno chiesto di intervenire», ha riferito. Intanto nella capitale dello Zaire circa diecimila studenti sono scesi in piazza sollecitando una formale dichiarazione di guerra a Ruanda e Burundi, accusati di inviare truppe in appoggio ai ribelli banyamulenge, della stessa etnia tutsi dominante nei due Paesi vicini. Dal Parlamento zairese è partito contemporaneamente l'invito agli hutu ruandesi di unirsi ai soldati zairesi che combattono contro la sollevazione tutsi. Sempre invariata la situazione per gli stranieri che tentano di lasciare il Paese: un convoglio con un centinaio di persone, tra cui una trentina di italiani che ieri doveva lasciare la città zairese di Bukavu per raggiungere la frontiera con il Ruanda è ancora bloccato a causa della mancata autorizzazione dei ribelli tutsi che controllano la zona. Ancora più difficile la situazione dei 18 italiani - quattro cooperanti civili, gli altri religiosi - che si trovano nella città di Goma. La città, flagellata da scontri e saccheggi, è ancora sotto la responsabilità di un governatore militare che non ha concesso l'autorizzazione alla evacuazione né per via aerea né per via di terra. Bloccate anche le organizzazioni umanitarie: l'aeroporto della città non è praticabile, mentre i loro mezzi di locomozione sono stati tutti rubati dall'esercito zairese. Nel pomeriggio, secondo diverse fonti, la battaglia è proseguita nel centro, dove da ieri non c'è più energia elettrica. Fonti umanitarie da Ginevra hanno detto, citando testimoni, che «gli zairesi si stavano ritirando da certe parti del centro di Goma», mentre un'altra fonte umanitaria ha affermato che dopo quattro ore l'esercito zairese ha smesso di combattere e i soldati sono stati rimpiazzati da miliziani hutu cacciati dal Ruanda nel 1994 e stabilitisi nei campi profughi, gli interahamwe. Nella città, inoltre, sono state attaccate la chiesa di Santo Spirito e la sede del vescovato da saccheggiatori armati. Molti preti di origine tutsi vengono arrestati e «interrogati» dai militari zairesi. I profughi abbandonati a se stessi nella grande regione del Kivu sono adesso più di un milione. La commissaria europea incaricata degli aiuti umanitari, Emma Bonino, ha auspicato che in Zaire vi sia «un intervento militare» se non si trova alcuna «soluzione diplomatica» per porre fine alla guerra. La Bonino ha inoltre sottolineato che non c'è, «da parte dell'Onu, la volontà» di un tale intervento e ha sottolineato come nemmeno da parte delle Nazioni Unite vi siano state reazioni a quanto sta accadendo. Dopo il campo profughi di Rahindo, 60 chilometri a Nord di Goma, si è svuotato anche il vicino campo di Katale, che sarebbe stato dato alle fiamme dai ribelli tutsi. Ai 420 mila profughi hutu di Mugunga si sono aggiunti, o vanno aggiungendosi, i 120 mila di Kahindo e gli oltre 200 mila di Katale. Ad essi inoltre si sono uniti decine di migliaia di zairesi i cui villaggi si sono trovati al centro di scontri. [e. st.] A Kinshasa diecimila studenti in piazza chiedono al governo di invadere per ritorsione i Paesi vicini A destra una profuga con il suo bambino costretta a lasciare il campo di Uvira A sinistra membri delle milizie zairesi pattugliano le strade di Bukavu

Persone citate: Bonino, Emma Bonino, Goma, Nelson Mandela