«Noi, reclusi nel ghetto dei rifiuti»

I); ti Rabbia a La Spezia: interrati fanghi industriali, bidoni tossici e sostanze radioattive Rabbia a La Spezia: interrati fanghi industriali, bidoni tossici e sostanze radioattive — _ _ _ „ a i» m «Noi, reclusi nel ghetto dei rifiuti» «Viviamo con la più schifosa discarica del mondo» LA COLLINA DEI VELENI LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO Dal muretto del cimitero ci si affaccia sul mare del Golfo dei Poeti. I gabbiani solcano senza grida il cielo e vanno a posarsi sulla grande spianata proprio di fronte. Una «piazza» coperta di terra grigia; il vento porta zaffate acri. Ci sono ruspe immobili, tutt'attomo gli scheletri di alberi bruciati dagli incendi dolosi. «Questa è la più schifosa discarica del mondo, guardatela pure, noi ce l'abbiamo sotto il naso da più di dieci anni». Renio Gaggini, pensionato, ha sotto il braccio una cartellina rosa con gli esposti presentati al sindaco Lucio Rosaia contro la «Sistemi Ambientali» che gestisce la discarica di Pitelli. «Gli abbiamo chiesto di controllare i camion, quelli che arrivano giorno e notte, anche con targhe straniere. Ora, dopo gli arresti di quei signori, ho mandato tutto al procuratore di Asti, spero che in Piemonte facciano sul serio». Gaggini è sulla collina dei veleni con altri abitanti di Pagliari e Ruffino, i paesi che con Pitelli sono al centro di un incredibile «ghetto dei rifiuti». In pochi chilometri quadrati alla periferia di La Spezia ci sono una decina tra discariche e depositi, in mezzo anche la polveriera della Marina militare, circondata da un'alta muraglia, e la centrale termoelettrica dell'Enel. Signore e padrone del comprensorio è Orazio Duvia, 64 anni, ex venditore di moto, che ha scoperto l'ecobusiness agli inizi degli Anni Ottanta. A lui fanno capo una decina di società in tutt'Italia specializzate nello smaltimento dei rifiuti. Ma Duvia, con altri otto tra soci e dipendenti, è in carcere da lunedi ad Asti, accusato di associazione a delinquere finalizzata al disastro ambientale. Secondo la procura della città piemontese (pm Sebastiano Sorbello, sostituto Luciano Tarditi), Duvia & C. smaltivano i rifiuti, compresi quelli tossiconocivi, solo sulla carta. In realtà li interravano nel vallone di Pitelli. La discarica ora è quasi colma. L'ultima concessione scadrà nel marzo 1997. Ma che cosa è stato occultato in questi anni? Le intercettazioni telefoniche (oltre 11 mila) e le testimonianze di dipendenti che, messi alle strette, hanno raccontato i metodi di lavoro alla «Sistemi Ambientali», confermano: bidoni contenenti scorie tossiche interrati in profondità, rifiuti ospedalieri che, anziché nell'inceneritore, finivano direttamente in discarica, e poi ancora fanghi industriali, oli e sostanze radioattive. Per chiudere il vallone è stato costruito un muraglione verso il mare. Sotto questo sbarramento stanno sorgendo palazzine con vista al mare e alle spalle la morte chimica. «Noi di Pitelli abbiamo vissuto per anni in un incubo», racconta ancora Mirco Raiti, del comitato ambientalista. Denunce e manifestazioni sembravano non smuovere nessuno. C'è stata anche la morte di un dipendente e il ricovero di una decina di abitanti per sfoghi alla pelle. Ma la discarica, chiusa per tre mesi in quell'occasione, venne poi riaperta dopo un ricorso al Tar. Lo scorso settembre arrivò dal mare un battello di Greenpeace. Duvia, in una telefonata intercettata, commenta: «Qui adesso c'è casino. Stiamo calmi, poi passa». Nervi saldi e ottime conoscenze anche negli ambienti politici. A La Spezia, 100 mila abitanti, per un terzo occupati tra Arsenale militare e industrie di armi, Duvia era un re buono. Bastava una telefonata in ufficio o alla sua villa a Portovenere per ottenere sponsorizzazioni e contributi. Negli anni scorsi aveva anche pagato la «Spedizione Blu»; un battello che ha analizzato i fondali marini anche davanti alla sua discarica. Ma ora emergono proprio inquietanti riferimenti sugli scarichi in mare. «I costi medi di smaltimento regolare di un rifiuto tossico-nocivo vanno dalle 1000 alle 1500 lire al chilo», ha confermato ieri Francesco Dellana, l'ufficiale della Guar¬ dia Forestale che comanda il nucleo operativo di Brescia impegnato da un anno nelle indagini. Il business del falso trattamento dei rifiuti renderebbe qualcosa come 90 miliardi ogni milione di metri cubi. Cifre da capogiro pagate anche da enti pubblici, come le Usi che affidavano alle società di Duvia gli scarti ospedalieri. Garze, medicinali, materiale radioattivo delle radiografie sono finiti nel buco nero di Pitelli? Per saperlo non resta che sondare il cuore della discarica. I forestali, con i georadar, hanno già individuato masse consistenti. Il pm Tarditi ha incaricato una società lombarda di compiere entro quattro mesi un esame su quello che verrà estratto. «A Brescia abbiamo una banca dati con i nomi di oltre 400 tra società e personaggi coinvolti a vario titolo in questi affari», confermano alla Forestale. I nomi sono stati forniti nel giugno '95 anche alla Dia. Il coinvolgimento della criminalità organizzata nello smaltimento dei rifiuti non è una novità. Ci sono anche personaggi già coinvolti nell'affare dell'Icmesa di Seveso. Alcuni sarebbero stati soci del Duvia: per questo non si esclude la presenza sulla collina di La Spezia anche dei famigerati bidoni che avrebbero dovuto, dopo aver girato mezza Europa, essere distrutti in Svizzera. Ieri a La Spezia, che vive da mesi sotto i riflettori dello scandalo Necci, è arrivato anche il pm di Savona, Alberto Landolfi. Il magistrato, che si occupa della diossina fuoruscita dall'Acna, ha interrogato in carcere Necci che è stato anche presidente deil'Enimont. Tangentopoli 2 s'intreccia con Rifiutopoli. Sergio Miravaile Nel «buco nero» di Pitelli sono finiti scarti di ospedali e fabbriche «Di notte arrivavano camion con targhe straniere anche dall'Ungheria» liillllll A sinistra, una delle discariche sotto accusa A destra, una vista del golfo di La Spezia Orazio Duvia è stato intercettato al telefono mentre dava disposizioni per smaltire carichi sospetti