Phoney Money, due «avvisi» pesanti

Il sostituto procuratore di Aosta David Monti continua l'indagine su De Chiara e la nuova P2 Il sostituto procuratore di Aosta David Monti continua l'indagine su De Chiara e la nuova P2 Phoney Money, due «ovvisi» pesanti Sono Pascale (Stet) e Pollavi (GdF) AOSTA. Sempre lui, il candido (di capelli), onnipresente, influente, Enzo De Chiara, l'italoamericano, ex ristoratore, amico di Bill Clinton e con un «pacchetto» miliardario di consulenze con parecchie aziende italiane. Lui al centro di due inchieste, «Phoney Money» e «Lobbing». Per lui, anzi, per il fatto di conoscerlo, due nuovi avvisi di garanzia: all'amministratore della Stet, Ernesto Pascale, e al generale Nicolò Pollari, capo di stato maggiore della Guardia di Finanza. De Chiara è il riferimento della nuova P2 (inchiesta «Lobbying»), un'associazione segreta che avrebbe influenzato la scelta di ministri della passata legislatura e che si preparava a farlo ancora qualora fosse passato il governo Maccanico, ed è il collegamento con il «caso» dell'altra inchiesta, «Phoney Money», colossale truffa internazionale: 20 mila miliardi. I personaggi vanno e vengono dall'una all'altra inchiesta. Anzi vi è un «ponte» anche con «Tangentopoli 2». Lorenzo Necci è infatti indagato per associazione segreta, quella che ruoterebbe appunto attorno all'Amerikano. Di questa potrebbe far parte Pascale. Così scrive nell'avviso di garanzia David Monti, il sostituto procuratore di Aosta che si occupa delle intricatissime vicende. Anzi, il nuovo capitolo ha avuto come preludio la perquisizione nell'abitazione romana di Anna Scafuri, una collaboratrice di Necci. Che cosa cercavano gli agenti della giudiziaria mandati da Monti? Forse elenchi, corrispondenza riservata tra i due manager. L'avviso di garanzia del generale riguarda invece il reato di favoreggiamento. L'ipotesi dell'accusa è che avrebbe informato l'ex faccendiere Gianmario Ferramonti di avere il telefono sotto controllo. Non direttamente, però, attraverso De Chiara. Anche il numero 2 della Finanza, il generale Mola, è coinvolto in questa «soffiata». Ferramonti è la «chiave» dell'inchiesta della truffa internazionale. Pure lui, come De Chiara, conosce mezzo mondo, pure lui ha l'atto e fa consulenze. Si dice «innocente». Ha sempre preso l'inchiesta con «filosofia»: «Nulla di illegale». E da mesi ha annunciato, lui, ex leghista, un «nuovo partito che sorprenderà tutti», ma di cui nessuno ha ancora sentito parlare. Ben altro l'atteggiamento di Pascale. L'amministratore della Ste* di fronte all'avviso di garanzia che lo accomuna con Necci nella nuova P2, dice: «Cado dalle nuvole. Non riesco neppure a immaginare in base a quale ipotesi possa essere stato inviato l'avviso di garanzia». Associazione segreta, questa l'ipotesi di reato. «Di segreto nella mia vita non c'è assolutamente niente e sono certo che potrà essere accertato al più presto». Tra le consulenze di De Chiara c'era anche la Stet. A Roma viveva a spese dell'azienda all'hotel Ambasciatori, e della stessa società aveva auto blu e autista. Esperto in tic? No, abile uomo d'affari, capace di trovare i canali giusti tra Italia e America e viceversa. Ha detto di lui il notaio romano Michele Giommo, sentito come testimone da Monti: «Era uno speciali- sta a organizzare viaggi e incontri, soprattutto in Usa». La lista delle sue consulenze è quasi infinita. Trattava dalle tic, ai treni, agli aerei, alle navi da guerra. Per questo conosce ammiragli, generali, uomini di governo e dell'alta finanza. Tra le sue conoscenze, secondo il magistrato di Aosta, il generale Pollari. Ma l'alto ufficiale ribatte: «Prendo atto con amarezza di una iniziativa che non esito a definire sconcertante, anche perché lo stesso magistrato inquirente è in condizioni di testimoniare la mia assoluta correttezza nei rapporti con lui intrattenuti. Mi rivolgerò in tutte le sedi oppor- tune perché sia verificata questa paradossale situazione».. E pure il generale Mola ha diffuso una nota in cui ribadisce la sua «assoluta estraneità agli addebiti che con ingiustificata disinvoltura mi vengono rivolti e che ora sono riproposti ipotizzando un mio concorso con il generale Pollari in fatti che sono del tutto inesistenti». n comando generale della GdF ha espresso «piena e incondizionata fiducia e solidarietà al generale Pollari». Il comunicato del comando entra anche nel merito dell'inchiesta. Si legge: «L'ipotesi prospettata riguarda una presunta rivelazione di notizie attinenti l'inchiesta che sono state fomite all'interessato direttamente dallo stesso magistrato che procede». Dura la presa di posizione dell'avvocato di Pascale, Francesco Patané: «E' sorprendente che si inoltri attività giudiziaria su una congettura del tutto priva di fondamento. Pascale è una persona che ha vissuto sempre con estrema chiarezza, indipendente da qualsiasi forma subdola di attività politica». Fra le «congetture» c'è anche il motivo di una cena avvenuta a Roma, nell'alloggio dell'ex presidente della Bnl, Giampiero Cantoni. Si stava formando il governo Berlusconi e Cantoni prestò la sua casa ai commensali De Chiara, l'allora capo della polizia Vincenzo Parisi, Ferramonti, Giancarlo Pagliarini, Vito Gnutti (diventeranno poi ministri) e Pascale, appunto. Sarebbe una delle cene che indirizzò la formazione di parte del governo. Enrico Martine! Il manager: «Cado dalle nuvole, nulla è segreto nella mia vita» II generale: «Sono amareggiato» i In alto il sostituto procuratore di Aosta David Monti a sinistra, sopra Ernesto Pascale e, accanto, Nicolò Pollari

Luoghi citati: America, Aosta, Italia, Roma, Usa