Andrea Monti divorzia da Panorama

Andrea Monti divorala da Panorama Le dimissioni dopo sei anni di direzione: «Ci sono problemi di autonomia» Andrea Monti divorala da Panorama Vespa eLiguorifra i candidati alla successione MILANO. Andrea Monti lascia «Panorama». Se ne va dopo sei anni, tante voci, un'altalena di indiscrezioni («Si dimette, si è già dimesso, si sta per dimettere...») rimesse in circolo all'indomani dell'addio alla Mondadori dell'ex amministratore delegato Franco Tato, nel giugno scorso, e riscoppiate con forza da un paio di settimane, dopo la nomina di Ernesto Mauri alla direzione generale dei periodici e di Nini Brìglia a direttore editoriale. Mercoledì sera le dimissioni e ieri a mezzogiorno il comunicato ufficiale. Parole di stima, come è d'uso in simili casi («La Mondadori ringrazia per il lavoro svolto, per gh eccellenti risultati conseguiti..., per i record storici di diffusione...») e due righe - quelle che contano - concordate, nelle virgole e negli aggettivi (dopo una breve trattativa tra avvocati) tra editore ed ex direttore: «La Mondadori e Monti hanno deciso di risolvere consensualmente il loro rapporto». Divorzio consensuale, dunque. Ma pur sempre divorzio. Da tempo il rapporto tra il direttore del settimanale più prestigioso della Mondadori e l'editore, inteso come la Fininvest di Silvio Berlusconi, era quello che era: altalenante, secondo alcuni, irrimediabilmente compromesso, secondo altri. «Compromesso», spiega chi sa, soprattutto dopo le dimissioni di Tato, l'ex amministratore che si era sempre schierato a fianco di Monti. Semplici dietrologie? Forse qualcosa di più. Resta il fatto che l'ascesa del duo Mauri-Briglia, e soprattutto la formalizzazione in un ordine di servizio delle competenze del neo editore incaricato dei periodici Briglia (tra le tante: «essere il supporto alla direzione generale nella valutazione delle linee editoriali e della loro rispondenza alle strategie aziendali, proponendo eventuali correttivi, e la collaborazione con i direttori, nel rispetto della loro autonomia, allo scopo di migliorare la rispondenza dei giornali ai bisogni dei lettori»), sono state la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Un editore incaricato con simili competenze, ha fatto sapere Monti aU'amministratore Paolo Forlin, non è conci* liabile con l'autonomia del diret¬ tore di Panorama. Posizioni nette, legittime. Chiaramente inconcihabUi. Tant'è che, dopo una breve trattativa tra legali la soluzione è stata quella della separazione consensuale. Senza una parola ufficiale di polemica, da una parte e dall'altra. Giusto una spiegazione di Monti, ieri mattina, alla redazione: «Il perché delle dimissioni non è un segreto e non ha nulla di personale: con la Mondadori ho avuto un civile ma netto dissenso sul nuovo assetto del settore periodici, rispetto le loro considerazioni perché un editore ha il diritto di organizzare la propria azienda come crede, io ho il diritto di ritenere che quell'organizzazione abbia riflessi negativi sul ruolo e sull'autonomia del direttore di Panorama». Poi un'assemblea con il comitato di redazione chiuso con un comunicato sindacale che non concede un solo aggettivo al rimpianto e nel quale si auspica la nomina del nuovo direttore «in tempi rapidi», si chiede che il successore «risponda ai requisiti di integrità, competenza, alta professionalità e comprovata autonomia», si pro- mette di vigilare «sulla trasparenza della linea editoriale e sui rapporti pubblicità e informazione». Fine. Archiviati sei anni di Monti, si passa al futuro: chi dopo lui? Già, chi? L'azienda, è la risposta ufficiale, ha iniziato a muoversi solo ieri, dopo le dimissioni formali di Monti. Ma intanto il tam tam delle voci suona a mille: si va da Bruno Vespa, che a metà novembre dovrebbe cominciare «Prima serata» su Raiuno e pare molto difficile che lasci la Rai solo per Panorama, al direttore di Epoca Massimo Donelli, da Lanfranco Vaccari, ex Panorama e attuale vicedirettore della Gazzetta dello Sport, a Pino Buongiorno, capo della redazione romana di Panorama, fino a Paolo Liguori, direttore di Studio aperto. Ma Vespa ribatte di «non saperne nulla», Liguori non ha nulla da dire, Giuliano Ferrara (altro ballon d'essai che circola) sta bene al suo «Foglio», Enrico Mentana (eterno candidato) sta meglio al Tg5.„, forse. [a. z.) La crisi era nell'aria e si è aggravata con l'uscita di Tato L'ex direttore delTgl Bruno Vespa A destra Andrea Monti direttore dimissionario di Panorama

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