Il Tempo, l'ultimo dei «cattivi»

L m Il Tempo, l'ultimo dei «cottivi» Contro l'inciucio graffia più di Feltri I GIORNALI DELLA DESTRA L a ROMA m ALTRO ieri:. «Prodi ruba sui matti». Ieri, a sei colonne: «Prodi si beveva il vino della messa». Basta dare un'occhiata ai titoli, e guardare la foto di Prodi con gli occhi strabuzzati e la bocca a salvadanaio, per capire che qualcosa sta cambiando, anzi, è già cambiato, nel panorama dei giornali della destra post-moderna della seconda Repubblica. E che la new entry, Il Tempo di Roma, da una settimana nelle mani ardenti del nuovo direttore Maurizio Belpietro, sta surclassando in virulenza, fantasia, irriverenza e, perché no? talvolta anche in gravita, il quotidiano milanese di Vittorio «Addams» Feltri (come lo chiamava Michele Serra, alludendo ai mortiferi serial), al quale del resto il neodirettore ha fatto da vice fino a ieri. Per non parlare del Foglio di Giuliano Ferrara, che posato, analitico e quasi freddo nello stile, sull'orma degli stracitati giornali anglosassoni, è stato fin dall'inizio, e del dialogo Berlusconi-D'Alema è stato il precursore. Insomma, il testimone del giornale «cattivo», non solo aggressivo e divergente ma emanazione carnale della destra più vitalista, è passato di mano. Prendiamo ieri. «Le buone ragioni del signor Dalemoni» titola il fondo del Giornale che, ironizzando sulle ironie dell'Espresso, prende sul serio la «trasformazione genetica» del pds e la bontà del dialogo (che «non è affatto un «inciucio») fra Berlusconi e D'Alema. I quali si stringono la mano sorridenti in prima pagina, in sovrimpressione un altro titolo buonissimo: «D'Alema: le riforme valgono più di Prodi». «Lasciateli lavorare» spiega, in parallelo, un anonimo editoriale del Foglio. Mentre il Tempo l'editoriale lo affida non a caso a Baget Bozzo, l'ultimo sicuro anticomunista sulla piazza, che infatti titola «La Bicamerale è un sogno che rischia di far dormire per sempre il Polo». Eh sì. Fino a pochi mesi fa c'era prati samente solo il Giornale a fare da battistrada al berlusconismo e a raccogliere gli umori della piccola e media borghesia destrorsa. Una missione che Feltri ha sempre svolto egregiamente, con un quoti¬ diano intriso di furor sacro verso tutto quel che odorava di rosso, implacabile nel denunciare i privilegi dei politici e della pubblica amministrazione, nello snidare vere o presunte corruttele a sinistra, puntuale nelle inchieste su Affittopoh, ferocemente ironico su Baffetto «spezzaferro» e la sua casa a equo canone di proprietà di un ente pubblico. Oggi però c'è il nuovo Tempo con i suoi titoli u e**etto: «Il governo toghe i cani ai .echi», «Arriva la tassa ammazza-imprest>: «'Tassato chi non guadagna», «Che. ter milionari per i clandestini». Tormenta tutti i giorni il povero Prodi («Perché non ci mostra il suo 740?», «Processato il garante di Prodi»). E, visto che è un giornale romano, non risparmia il sindaco Ruteni e il suo sogno olimpico. Appena arrivato, Belpietro schiva le polemiche: «Il Tempo è sempre stato un giornale di centro-destra, ma vicino al palazzo - minimizza -. Sto cercando di portarlo dalla parte dei cittadini». Nega che il testimone del cattivo sia passato a lui. «Non credo che Feltri sia diventato buono». Ma un bresciano nordista, abituato a dar voce alla media borghesia produttiva, come se la cava nel cinico qualunquismo clerical-capitolino di tanti ministeriali, bottegai e colonelli in pensione? Il neodirettore sembra già calato perfettamente nel ruolo: «Statali e colonnelli non sono scansafatiche, e se lo sono è perché i governi non li hanno messi in condizione di lavorare. Se poi esiste del qualunquismo, è perché nessuno ha interpretato la voglia di cambiamento. Basta guardare alla città spaccata nelle scorse elezioni a sindaco». Maria Grazia Bruzzone li direttore del Tempo Maurizio Belpietro

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