Il pds «processa» Romano «Sul sabotaggio sbagli»

Hi li pds «processa» Romano «Sul sabotaggio sbagli» LA QUERCIA «GELA» L'ULIVO AROMA NCHE Craxi dieci anni fa accusava il Parlamento di non far lavorare il governo. E ripeterlo adesso, per di più accusando l'opposizione di praticare sabotaggio, è inopportuno. Insomma, un bell'incidente di percorso». Il paragone con l'ex leader socialista non risulterà certo gradito al suo destinatario, Romano Prodi. Ma tant'è: Pietro Folena, uno dei colonnelli dalemiani, non sembra nutrire dubbi quando fa questo accostamento. Né quando lancia questo messaggio secco all'indirizzo di Palazzo Chigi: «Se non si fa la Bicamerale - dice - il governo cade e la legislatura potrebbe chiudersi». Un messaggio che porta l'impronta di Massimo D'Alema. Già, la Quercia è piuttosto esasperata per le uscite dell'altro ieri del presidente del Consiglio. Il leader dell'Ulivo ha fatto un attacco frontale al Polo proprio nel giorno in cui, pazientemente, la maggioranza e il presidente della Camera erano riusciti a ricucire lo «strappo» della fiducia su Bagnoli, raggiungendo un compromesso: il centro destra non avrebbe ostacolato i prossimi tre decreti inseriti nel calendario dei lavori. Luciano Violante, poi, si era speso in prima persona (di qui la sua arrabbiatura e il conseguente rimprovero rivolto al capo del governo). Ma quando Prodi ha parlato a Telemontecarlo, apriti cielo: l'accordo appena raggiunto ha cominciato subito a scricchiolare. Ed è questo il motivo contingente che ha spinto D'Alema ad andare dal presidente del Consiglio l'altro ieri sera. Il segretario del pds ha invitato Prodi a «non esacerbare i rapporti con il Polo». «Sennò, in questa situazione, se si esaspera tutto, se non si fa la Bicamerale, il governo rischia di cadere, e non lo vogliamo né io né tu», gli ha spiegato. Il leader dell'Ulivo ha assentito, però da tempo, agli uomini a lui più vicini, confessa il suo rovello: «Se D'Alema - osserva Prodi - diventasse presidente della Bicamerale che potrebbe fare poi con tutto quel potere nelle mani?». E un modo come un altro per evitare che questo avvenga è proprio ricercare lo scontro con l'opposizione. Così, tra l'altro, si ricompatta la maggioranza, il che non è un male per un governo che alla Camera è appeso a pochi voti di scarto. Il giorno dopo quell'incontro, D'Alema parla ai suoi riuniti nell'esecutivo. Spiega che «il governo dà alle volte la sensazione di navigare a vista», di perseguire la «politica del giorno per giorno». Dice che «se non si fanno le riforme, si apre un problema politico, rischia di esplodere tutto e l'e¬ secutivo può cadere». Perciò, quando escono da quella riunione, gli uomini del segretario parlano tutti la stessa lingua e non sembrano particolarmente benevoli nei confronti del presidente del Consiglio. Per questo, Folena non si tira indietro quando si tratta di muovere dei rilievi a Prodi: «Il problema - dice l'esponente pidiessino - è la lettura che questo governo ha dei rapporti con il parlamento. Sì, è questo il vero, delicatissimo, problema. E se si pensa di risolverlo mettendosi l'elmetto e scendendo in trincea, chissà come va a finire. Sì, frasi come quelle di Prodi su Berlusconi sono proprio inopportune. In più c'è da dire che questo esecutivo deve risolvere anche un'altra questione, quella che riguarda i rapporti con la sua maggioranza in Parlamento. Perché nelle aule la coalizione tiene, soprattutto grazie a noi del pds, però ha bisogno di un collegamento migliore con il governo. Per tutte queste ragioni ci vuole un ministro dei rapporti con il Parlamento autorevole». Se ci si sposta nell'altro palazzo della politica, il Senato, non è che la musica pidiessina cambi di molto. Parla Gavino Angius, presidente della commissione Finanze e tesoro: «Non è assolutamente giusto esordisce l'esponente della Quercia - dire che quelli del Polo fanno sabotaggio». Poi aggiunge ironico: «Ma forse Prodi non ha sufficiente esperienza di vicende parlamentari, anche se basta assistere ad una seduta per vedere che quelli del centro destra non fanno ostruzionismo, sì, non è che ci voglia molto per capirlo». Quindi prosegue serio: «E' sbagliato alimentare inutili polemiche che tra l'altro possono ritorcersi sul governo. E spero che se ci sono dei dubbi sulla presidenza D'Alema della Bicamerale, questi vengano fuori apertamente e non sotto traccia...». Dunque il pds scalcia e recalcitra. Ma in quel governo D'Alema non ha solo il «problema Prodi». Basta guardare la mappa della compagine dell'esecutivo per rendersi conto che la più parte degli stessi ministri della Quercia, nei momenti di frizione tra Botteghe oscure e palazzo Chigi, non sempre rispondono alle direttive del partito. E' il caso di Veltroni, Visco, Bassanini, Berlinguer e, sotto certi aspetti, dello stesso Napolitano. Anche Claudio Burlando (voluto nel governo direttamente da Prodi) si mostra autonomo. Le cose stanno così, il che non facilita, ma anzi complica ulteriormente, il «problema» di D'Alema. Maria Teresa Meli Folena contro il premier: anche Bettino Craxi dieci anni fa accusava il Parlamento di non far lavorare il governo WM &M li! , pria coalizione: vedremo se D'Alema ha più amici o avversari nella sua». Al momento, la linea scelta da Prodi sembra produttiva. Sta mettendo in imbarazzo l'opposizione e non sta concedendo nulla al suo più ingombrante alleato, D'Alema. Incassando, in cambio, la solidarietà di tutti gli altri alleati. Che gli danno ragione contro Violante che aveva negato che l'opposizione sia ostruzionistica. A sinistra il premier Romano Prodi Accanto a destra il ministro Napolitano e il leader della ' Quercia Massimo D'Alema