L'addio del cardinale-ministro di Filippo Ceccarelli

E Presiedeva il Pontifìcio Consiglio per la pastorale degli operatori sanitari l'addio del cardinale-ministro Molto potente e vicino alla corrente andreottiana ANGELINI IN PENSIONE E ROMA dunque, a ottant'anni, se ne va in pensione anche il cardinal Fiorenzo Angelini, che ieri s'è dimesso dalla presidenza del Pontificio Consiglio per la Pastorale degli Operatori Sanitari, denominazione criptico-ridondante che indica la più sintomatica mescolanza tra Medicina e Chiesa Cattolica. A questo già impegnativo connubio, c'è da dire, monsignor Angelini recava in dote un'insolita romanità al tempo stesso scettica e fattiva, e un'arietta curiale e strafottente che pur con tutto il rispetto che qui si deve ai cardinali, pareva cogliersi tanto nel pallore dell'incarnato che nel nasetto all'insù, un po' da «impunito». Per cui, adesso, pure di fronte all'ipotesi di brevissimamente accennare alle gesta di «Sua Sanità», come lo chiamavano - o «Monsignor Due-stanze», da intendersi come l'unico potente in grado di reperire due stanze libere in qualche clinica - ecco, non si sa bene se ci vorrebbe qualche spaventoso sonetto di Belli, di quelli che mozzano il fiato per l'odio anticlericale, o una qualche lettura edificante, genere apologetico, tipo le glorie ospedaliere del cardinale. E forse, è la conclusione, andrebbero bene tutte e due le cose, per monsignor Angelini: l'innalzamento dell'anima e la via della «carnaccia». L'opera faticosa¬ mente eroica dopo le bombe di San Lorenzo, Pio XII con le mani alzate, la veste sporca di sangue, quel giovane prete dietro, l'impegno per i disgraziati, la rivista che si chiamava Dolentium hominum. E i quattrini, questi poco dolenti, e vanamente olenti, forse sollecitati, certo accettati dai pescecani dell'industria farmaceutica, poi i verbali di Poggiolini a Di Pietro («Tutti avevano paura del potere immenso del cardinal Angelini») e quell'ultima smentita, davvero poco dignitosa per un monsignore: «Non c'entro con il Cronassiah. Vai a sapere cos'era, prima ancora di stabilire se c'entrasse o meno, don Fiorenzo, con questo Cronassia!. Difficile, d'altra parte, inchiodare un personaggio come lui al nome sinistro di un farmaco o a qualche transeunte impiccio sanitario. Come pure alla papalina donatagli da Papa Pacelli, alla vecchia istantanea con Gedda ai tempi della lotta vincente contro il comunismo, alle mense popolari e alle compagnie teatrali, alla conversione in extremis di Guttuso. E neppure alla laurea honoris causa a Cracovia «in atmosfera scriveva il Popolo - di profonda e partecipe commozione», al matrimonio della figlia di Cirino Pomicino o al pallone giallorosso regalatogli dall'As Roma, con le firme dei giocatori, come a un bimbo. Con un eccesso di approssimazione, di questo prete svelto che per anni e anni ha invitato medici e paramedici a votare - come nelle più trite commedie all'italiana «per un partito democratico e cristiano», s'è sempre detto che era il cappellano della corrente andreottiana. Per Andreotti, in realtà, almeno alla fine deve aver sofferto molto, seppure offrendo ai giornali una valutazione non sai bene se profonda o impertinente: «Il rinnovamento vero della politica ha bisogno anche della sofferenza di uomini giusti ed esemplari come il senatore An¬ dreotti». In realtà era molto di più, che un cappellano di corrente, anche a livello gerarchico era una specie di ministro della Sanità vaticana. Come tutti gli uomini esposti sul fronte del dolore, e del potere primario sul corpo, e degli interessi colossali che purtroppo ne governano i limiti, monsignor Angelini s'era certo coltivato, oltre a tanta materiale gratitudine, e alla spirituale conferma che la Chiesa è fatta di uomini, anche una rete di disistima, in certi casi senz'altro da leggenda nera. Ora che se ne va in pensione ma è poi sicuro? - vale forse la pena di farsi venire un dubbio supplementare sul titolo di un suo libro, Quel soffio sulla creta. Quando per creta si può anche intendere fango, e mani che per forza si sporcano nel fango, al di là di ogni parvenza e umano giudizio, a maggior gloria di Dio. Filippo Ceccarelli Il card. Fiorenzo Angelini

Luoghi citati: Cracovia, Gedda, Roma