Addio al padre dei supercomputer

Addio al padre dei supercomputer Addio al padre dei supercomputer Cray creò macchine da milioni di dollari CRAY-l, Cray-XMP, CrayJ90, Cray-T3D: sono sigle ben note non soltanto agli informatici di professione ma anche al pubblico più popolare e designano le linee dei calcolatori più potenti mai prodotti. Oggi in tutto il mondo Cray è sinonimo di supercomputer e mai equivalenza fu più appropriata, visto che l'idea stessa di macchina per il supercalcolo si sovrappone al nome di chi ha perseguito per tutta la vita l'obiettivo che si era prefissato. Nel mondo non mancano i ricercatori con ottime idee. Un numero molto più piccolo possiede idee eccezionali. Pochissimi sono in grado di dedicare la stessa intelligenza creativa all'ideazione, prima, e alla trasformazione delle proprie idee, dopo, in macchine funzionanti. Seymour Cray si inserisce a pieno titolo nel gruppo di personaggi, come Edison, Bell, Marconi, capaci di coniugare invenzione e impresa per produrre oggetti che lasciano il segno. Era riservato e autorevo¬ le, capace di persuadere ma anche di ascoltare. Aveva una fede assoluta nei suoi prodotti. Era famoso ma rifiutava di essere celebrato. Era, perché Seymour Cray si è spento il 5 ottobre scorso in un ospedale del Colorado, per le conseguenze di un incidente automobilistico. Aveva 70 anni, ma non era certo anziano: in agosto aveva fondato una nuova società e stava progettando una sorta di ultracomputer. Dopo aver ottenuto, nel 1950, un master in matematica applicata, Cray si impiega alla Remington e a metà degli Anni 50 progetta la Control Data 1604, la macchina più veloce dell'epoca. Nel 1957 fonda la Control Data e sviluppa i modelli 6600 e 7600, inutile dirlo, i modelli più veloci esistenti. Nel 1972 avvia la Cray Research e quattro anni dopo annuncia la prima macchina capace di oltre 100 milioni di operazioni al secondo: è il primo vero supercomputer, si chiama Cray-1 e viene installato ai laboratori di Los Alamos. L'idea¬ tore, il progettista, il costruttore è Seymour Cray. Sbaglia chi si attende una macchina radicalmente diversa da quelle esistenti: l'unica vera innovazione, la sola brevettata, consiste nel sistema di raffreddamento, ottenuto con la circolazione di acqua all'interno di piastre di rame in grado di trasferire il calore prodotto dai circuiti. Il resto si poteva acquistare in un comune negozio di elettronica. Sarà proprio l'evoluzione nelle tecnologie di raffreddamento a consentire, insieme all'adozione di tecniche di elaborazione di tipo vettoriale e con l'impiego di più processori, una crescita rapidissima delle prestazioni. Le macchine, pur avendo costi dell'ordine di più miliardi di lire, si rivelano un successo anche commerciale. Dalla sola macchina venduta nel 1976 si passa a 50 nel i 982, a 250 nel 1989, anno in cui Cray, cui non fa certo difetto lo spirito imprenditoriale, lascia la compagnia e fonda la Cray Computer. Il progetto a cui la¬ vora incontra difficoltà anche perché le compagnie concorrenti, americane e giapponesi, si impadroniscono della tecnologia necessaria. La società chiude nel 1995. C'era già una nuova idea da realizzare ma Seymour Cray non potrà più occuparsene. Tra pochi anni, forse mesi, sarà abbattuta la barriera dei teraflops, mille miliardi di operazioni in virgola mobile (floating point operations). Cray non ci sarà, ma le grandi idee sopravvivono agli uomini che le hanno prodotte. Sua, in tempi ormai lontani, è stata la convinzione ferma e ostinata che il supercalcolo fosse non già un capriccio ma uno strumento in grado di aprire nuove frontiere. Proprio le sfere più avanzate della scienza, dell'ingegneria e delle applicazioni industriali hanno colto l'importanza del supercalcolo, divenuto patrimonio ormai irrinunciabile. Terenzio Scapolla Università di Pavia

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