Maxitangenti Eni, spuntano 18 conti segreti di Chiara Beria Di Argentine

I sostituti procuratori Cardino e Greco in trasferta a Berna dal procuratore generale Carla Del Ponte I sostituti procuratori Cardino e Greco in trasferta a Berna dal procuratore generale Carla Del Ponte Mqxitungenti Eni, spuntano 18 conti segreti Interrogato in Svizzera braccio destro di Pacini Battaglia MILANO. Si chiama Joseph Pappalardo, un italo-svizzero, direttore della Banque des Patrimoines Privés, ex Karflnco, la cassaforte svizzera di Francesco Pacini Battaglia. Martedì 29 ottobre, per più di 4 ore, è stato interrogato a Berna dal procuratore generale della Confederazione Carla Del Ponte, alla presenza dei sostituti procuratori Alberto Cardino e Francesco Greco. E' questo clamoroso atto istruttorio la vera ragione del viaggio che i due pm italiani hanno fatto in Svizzera, dopo una breve sosta di Cardino a Milano. Un vero successo per gli mquirenti: inaspettatamente, alla richiesta delie due procure a Carla Del Ponte di poter interrogare il braccio destro ginevrino di Pacini Battaglia, non è stata sollevata nessuna opposizione. Pappalardo, infatti, si è presentato puntualmente all'appuntamento con i magistrati a Berna, negli uffici dell'alto magistrato svizzero. E, prima di concludere la proficua mattinata con una colazione in un ristorante di Berna, il procuratore generale e i due pm hanno potuto rivolgergli molte domande incassando risposte e chiarimenti. Oggetto di tanto interesse: decine di conti cifrati segreti che ruotano attorno alla banca di Ginevra, in particolare quei conti che sarebbero legati alla maxitangente dell'Eni (titolare di questa inchiesta è Greco); e quelli legati all'in- chiesta sulla Tav-alta velocità già oggetto della rogatoria che la procura spezzina aveva inviato a Del Ponte. «E' stato un viaggio proficuo», ha detto Alberto Cardino al suo ritorno a La Spezia. Nessun commento da Greco, irritato anche che la notizia della trasferta a Berna fosse trapelata sui giornali. Dalla Svizzera il portavoce di Carla Del Ponte si è invece limitato a rendere noto che non c'erano state opposizioni alla rogatoria dei magistrati di La Spezia che avevano chiesto di poter accedere a 30 conti cifrati, in gran parte intestati a nomi di fantasia («Alessandra», «Fiori», «Grou- se», per esempio) aperti presso la Banque del Patrimoines Privés e riconducibili a personaggi già indagati, ma anche a persone non ancora coinvolte nell'inchiesta. Nessuna opposizione e 18 conti sarebbero già stati individuati. Una svolta in una vicenda cominciata nell'ottobre '92, quando la procura di Milano aveva fatto una prima rogatoria internazionale proprio per far luce sull'attività dell'allora Karfinco. In realtà, il pool di Mani Pulite aveva ottenuto solo quei documenti sull'Eni che lo stesso Pacini Battaglia aveva portato dalla Svizzera. Ma lo scorso settembre, Del Ponte aveva avuto finalmente accesso alla banca di Ginevra (una lunga perquisizione durata fino alle tre di mattina) e aveva poi incontrato l'amministratore delegato dell'Eni, Franco Bernabè che aveva chiesto il sequestro cautelare dell'istituto. Dietro la reticenza del portavoce di Carla Del Ponte che ha confermato l'incontro dei magistrati a Berna, ma non ha voluto specificare a «quali atti dell'inchiesta era legato», trapela ora la notizia della collaborazione di Pappalardo. Negli ambienti giudiziari il fatto è tanto clamoroso da sollevare alcuni interrogativi: in sostanza Pappalardo ha deciso di collabora¬ re con la magistratura elvetica su mandato dello stesso Pacini, o a spingerlo fino a Berna è stata la paura di mettere a rischio la stessa sopravvivenza della banca? Di certo Joseph Pappalardo è uomo chiave nel sistema svizzero di Pacini Battaglia. Il suo nome era comparso nel '93, quando l'ingresso di Pacini Battaglia in Mani Pulite, aveva acceso un faro sulla misteriosa banca di avenue Miremont. Allora nel registro del commercio di Ginevra alla voce Banque Karfinco, Joseph Pappalardo, residente a Chene Bourg, appariva tra gli amministratori dall'88, con la qualifica prima di vicedirettore e poi di direttore aggiunto. Negli atti dell'inchiesta di La Spezia Joseph Pappalardo è entrato invece per una chiamata fatta il 9 gennaio '96 sul cellulare di Pacini. Telefonata intercettata dai Gico di Firenze. Di cosa parlarono quel giorno i due amici? Scrivono i magistrati spezzini: «Il colloquio si riferiva anche alle trattative in corso per rilevare il Monte dei Paschi di Siena e forniva ulteriori dettagli circa la costituzione e l'utilizzo della società Medoil Management, sede Lugano, corso Gottardo 10, nel disegno criminoso del sodalizio». Non a caso gli inquirenti, al loro ritorno in Italia, fanno capire che siamo alla vigilia di nuovi colpi di scena. Chiara Beria di Argentine