Altri tre giudici da designare: per la prima volta anche una donna Consulta, oggi il presidente di Ruggero Conteduca
Altri tre giudici da designare: per la prima volta anche una donna Altri tre giudici da designare: per la prima volta anche una donna Consulta, oggi il presidente Renato Granata (70 anni), ilfavorito ROMA. Renato Granata, settantanni, da sei giudice costituzionale, potrebbe essere eletto oggi presidente della Consulta. I pronostici della vigilia sono tutti a suo favore e se stamane i suoi colleghi adotteranno il consueto criterio di riversare i voti sul più anziano di nomina, Renato Granata dovrebbe prevalere sugli altri candidati che sono, nell'ordine, Giuliano Vassalli, Francesco Guizzi e Cesare Mirabelli, già vicepresidente quest'ultimo del Consiglio superiore della magistratura. Il nuovo presidente, il ventiduesimo nella storia della Repubblica, va a prendere il posto di Mauro Ferri che proprio ieri si è congedato con una breve ma significativa cerimonia al Quirinale. Da Scalfaro, con Ferri, sono saliti il vicepresidente Luigi Mengoni ed il giudice costituzionale, Enzo Cheli. Anche il loro mandato, dopo i nove anni previsti, scade in questi giorni e proprio il Presidente della Repubblica è chiamato a indicare il nome dei loro successori. Dei quindici giudici che compongono la Consulta, cinque sono di nomina parlamentare, cinque provengono dalle alte magistrature, come la Cassazione o la Corte dei conti, e cinque, per l'appunto, vengono nominati dal Presidente della Repubblica. Ferri, Mengoni e Cheli furono promossi giudici costituzionali dall'allora capo dello Stato, Francesco Cossiga. Tocca quindi oggi a Scalfaro scegliere i tre giudici che andranno a rimpiazzarli. Un compito delicato, nell'attuale contingenza politica, che rischia di creare nuovi attriti e più laceranti strappi fra Quirinale e Polo. Già nei giorni scorsi, difatti, sulla base di alcune indiscrezioni circolate circa i nomi dei possibili successori, si è messa in moto la macchina diplomatica della minoranza, affidata come sempre a Gianni Letta. Si è detto che il presidente Scalfaro avrebbe intenzione di scegliere i nuovi giudici costituzionali fra una rosa composta da Guido Neppi Modona, Paolo Barile, Vittorio Grevi, Fernanda Contri e Piero Capotosti. Una «vera provocazione», dicono quelli del Polo. Per carità, «si tratta di giuristi e di persone degnissime, ma l'area di riferimento è per tutti la cultura giuridica di sinistra». Dei cinque giudici di nomina parlamentare, in carica ve ne sono solo quattro perché Camera e Senato, nonostante numerose votazioni in seduta congiunta, non sono ancora riusciti ad accordarsi su un candidato. La Consulta, perciò, ha un giudice in meno. Se Scalfaro non si sbri- ga a nominare i successori dei tre giudici cui ieri è scaduto il mandato, alla prima malattia di un componente, la Corte si bloccherebbe perché si andrebbe sotto la soglia minima di undici presenti prevista dalla legge perché la Corte possa funzionare. Ma come superare l'impasse dell'ostilità del Polo? «Voci» di Palazzo fanno sapere che il Quirinale si starebbe attivando per convincere la maggioranza dell'Ulivo a sostenere la candidatura come giudice costituzionale di nomina parlamentare di Alfredo Pazzaglia, componente laico del Consiglio superiore della magistratura, già capogruppo missino alla Camera. Se si profilerà l'accordo Scalfaro procederà già nei prosshni giorni e in assenza di code polemiche alla nomina dei tre nuovi giudici in sostituzione di Ferri, Mengoni e Cheli. E forse per la prima volta una donna, dopo quarant'anni d'attività della Corte, varcherà la soglia del Palazzo della Consulta come giudice. Fernanda Contri, avvocato civilista, già componente del Csm, segretario generale di Palazzo Chigi nel governo di Giuliano Amato e ministro degli Affari sociali con Ciampi, sembra essere in pole position fra i nomi della rosa scalfariana. Oltre a Contri, in ottima posizione, anche Guido Neppi Modona, docente universitario a Torino, e Piero Capotosti. Anche se la designazione di quest'ultimo, vicepresidente e allindi alter ego dello stesso Scalfaro al vertice del Consiglio superiore della magistratura, potrebbe creare problemi di successione a Palazzo dei Marescialli. Ruggero Conteduca Mauro Ferri, presidente uscente
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