Un enfant prodige lancia la «lobby dei giovani, classe oppressa» «Over quaranta, tremate»

ili! enfant prodige lancia la «lobby dei giovani, classe oppressa» ili! enfant prodige lancia la «lobby dei giovani, classe oppressa» «Over quaranta, tremate» IN questo nostro Paese popolato da «consorterie blindate», dove ogni categoria degli over 40 «ha costruito negli anni la propria, illegittima, rendita di posizione», dai commercianti fino ai pensionati, passando per gli impiegati pubblici e i liberi professionisti, si leva adesso la voce di un giovane di 23 anni già afflitto dalla erre degli intellettuali ma implacabile nel denunciare 1'«appiattimento temporale» della classe dirigente italiana, capace solo di tutelare i brizzolati del baby-boom. Autore di un libretto davvero esplosivo, «Un grande futuro dietro di noi», in uscita la settimana prossima per l'editore Marsilio, l'enfant prodige Giuliano Da Empoli dimostra come sia in atto una guerra di generazioni che schiaccia i giovani ai margini della nostra società, e dunque propone loro di organizzarsi in una grande lobby per sovvertire tale infausto destino. E se questo pamphlet segnasse l'inizio di una rivolta giovanile contro il welfare all'italiana? Ne vedremmo davvero delle belle, anche perché l'autore riserva parole di fuoco per tutti i reggitori del sistema, dalla «sinistra del prèt-àpenser» fino alla «destra liberista». Seguendo un filo logico difficilmente contestabile. Da Empoli esordisce sostenendo che una sinistra retrograda e con¬ servatrice ha perso il voto delle nuove generazioni, e gestisce quindi il potere in rappresentanza di gruppi sociali aggrappati alle proprie rendite di posizione, avendo relegato i giovani fuori dalla soglia di una società blindata. Gb esempi non mancano: «forti barriere poste all'entrata e all'uscita del mercato del lavoro, che privilegiano coloro che ne fanno già parte»; «disparità di trattamento tra disoccupati in cerca di primo lavoro, privi di ogni assistenza economica, e disoccupati che hanno perso il proprio lavoro ma godono della cassa integrazione guadagni»; un sistema pensionistico che penalizza chiunque non abbia maturato diciotto anni d'anzianità al termine del 1995; un sistema scolastico «gravato da duecentomila insegnanti inutili)) nel quale solo 10 giovani su 100 si laureano, e agli altri che si perdono per strada «nessuna alternativa di formazione viene offerta». Risultato: il nostro Stato sociale costa il doppio alle generazioni più giovani, dato che saranno queste ultime a mantenere i privilegi di chi le ha precedute senza neanche potersi illudere di usufruirne. «Marginalizzati dal sistema di formazione, danneggiati dalle dinamiche del Welfare State, sepolti da un mare di debiti che non hanno mai contratto - scrive Da Empoli - i giovani italiani sono oggi la fascia più debole della nostra società». Fin qui la denuncia di questo ragazzo che conta di laurearsi tra qualche mese a Roma in giurisprudenza con una tesi sulle telecomunicazioni assegnatagli da Sabino Cassese. Ma il suo libro fornisce i presupposti teorici per una vera e propria rivolta generazionale. Da una parte c'è il personale di governo, sempre più portato dalla convenienza a produrre scelte i cui effetti si misurano sul breve periodo. Dall'altra ci sono gb interessi dei giovani, per definizione proiettati sul lungo periodo, e dunque «spesso assai vicini all'interesse generale». Come un novello Marx, dunque, lo studente con la erre chiama i giovani a unirsi intorno ai propri interessi più autentici, che corrisponderebbero al mitico «interesse generale» della società. Solo che Da Empoli è un giovane Marx piuttosto riformista che rivoluzionario: figlio del manager di Stato Antonio Da Empoli, morto di recente in un incidente sull'Autosole da qualcuno ipotizzato come sospetto, visti i legami di quest'ultimo col banchiere Patini Battaglia, fin da bambino Giuliano ha respirato l'ossigeno dell'accademia riformista. Suo padre lavorava tra Parigi, Bruxelles e Palazzo Chigi collaborando da funzionario con uomini come Antonio Giolitti, Giuliano Amato, Luciano Cafagna. Nel 1986 le pallottole «rivoluzionarie» del terrorismo rosso lo avevano colpito alle gambe. E intanto, ancora scolaro delle medie inferiori, Giuliano cominciava a leggere i quotidiani e la saggistica politica, distanziandosi dai coetanei che aspiravano alla discoteca o che coltivavano il mito del «Che». Il risultato finale è questa specie di manifesto che sembra come proclamare «Giovani di tutta Italia, unitevi!». Già, sarebbe finalmente venuto il tempo di un loro reinserimento nel circuito politico con caratteri più maturi e consapevoli rispetto al passato. Perché? «Perché tutti i giovani, indistintamente, hanno interesse alla riduzione del debito pubblico, alla ridefinizione del sistema di Welfare, al miglioramento del sistema formativo, all'ingresso dell'Italia nell'Ue». E allora la lobby giovanile potrebbe diventare una delle più influenti, visto che i giovani sono numerosi, elettoralmente flessibili, disponibili all'attivismo e alla militanza, oggetto di curiosità da parte dei mass media. Non è chiaro quanti ragazzi saranno capaci di leggere questo testo niente affattopulp del loro coetaneo Da Empoli. Ma se saranno in molti, le consorterie degli over 40 avranno di che tremare. GadLemer Giuliano Da Empoli 23 anni è l'autore di «Un grande futuro dietro di noi»

Persone citate: Antonio Da Empoli, Antonio Giolitti, Giuliano Amato, Giuliano Da Empoli, Luciano Cafagna, Marx, Patini Battaglia, Sabino Cassese

Luoghi citati: Bruxelles, Italia, Parigi, Roma