Veltroni: rivediamo i trattati sulle basi della Nato in Italia

UN ARTICOLO SU «LIMES» Veltroni: rivediamo i trattati sulle basi della Nato in Italia UN ARTICOLO SU «LIMES» SI può benissimo pensare a ridefinire ruolo e presenza della basi Nato ili Italia». Lo scrive Walter Veltroni in un articolo che sarà pubblicato sul prossimo numero di Limes, la rivista italiana di geopolitica, in cui il vicepresidente del Consiglio ribadisce la sua ideale vicinanza con l'America di Clinton: «Personalmente - spiega Veltroni - io mi sento vicino all'America dal punto di vista culturale. Mi affascina la sua cultura democratica, il fatto di essere un grande Paese che non ha mai conosciuto la dittatura. Dal punto di vista politico, l'Europa unita è per noi il traguardo fondamentale. Fuori dall'Europa, non possiamo nemmeno esistere...». Nel suo intervento su Limes, intitolato «Vogliamo gli Stati Uniti d'Europa», Veltroni precisa che «il vincolo transatlantico e il ruolo della Nato sono essenziali», e di non condividere «l'opinione di chi trae dalla caduta del Muro di Berlino l'idea che essi debbano essere attenuati. Al contrario, essi vanno rafforzati. I confini etnici e religiosi nel cuore del nostro continente sono un monito per noi a rinsaldare l'efficienza delle strutture atlantiche ed europee». Veltroni, dopo aver riassunto le ragioni del suo ideale avvicinarsi al mondo americano, e aver ricordato i contrasti che questa posizione gli procurò in passato nel pei, nota l'esistenza «di una questione di specifico interesse politico e strategico, quella delle basi americane sul nostro territorio, da cui anche recentemente sono partite azioni militari - dal Kuwait alla Somalia, fino ai più recenti bombardamenti aerei in Bosnia. I trattati segreti che fissano lo status di queste basi americane sul territorio nazionale risalgono agli Anni Cinquanta. Credo che occorra affrontare questo argomento in modo accorto ed equilibrato...». L'obiettivo strategico, secondo il numero due del governo, sono gli «Stati Uniti d'Europa». In questa chiave, dato che «i conflitti etnici e religiosi nel cuore del nostro continente sono un monito per noi a rinsaldare l'efficienza delle strutture atlantiche ed europee», l'Italia e l'Europa «devono assumere su di sé maggiori responsabilità e quindi anche maggiori oneri. Ciò premesso, in questo quadro si può benissimo pen- sare a ridefinire ruolo e presenza della basi americane e della Nato in Italia. Non c'è nessuna remora da parte italiana ad avviare questa discussione. Tanto più che la verifica avverrebbe in un quadro di assoluta riconferma del nostro impegno nella Nato. Credo anche che alcune clausole di segretezza dell'impegno americano in Italia possano essere riviste». L'articolo di Veltroni, inserito in un numero di Limes interamente dedicato al rapporto tra l'Italia e gli Stati Uniti, ricostruisce alcuni episodi interni alla vita del partito. E in particolare i contrasti sulla questione americana che lo divisero da Giovanni Amendola («certo non avevamo le stesse idee» e da Gerardo Chiaramente, «che pure era un comunista tra i più culturalmente aperti». Veltroni, invece, smentisce che Enrico Berlinguer non amasse gli americani. «Scrivendo il libro su Robert Kennedy - dice - sono andato a recuperare, ad esempio, le dichiarazioni che la direzione del pei pubblicò dopo il suo assassinio. Erano affermazioni assolutamente entusiastiche. Quanto a Berlinguer come persona - continua il vicepremier - ho sempre notato la sua curiosità nei miei confronti. Lui vedeva in me un compagno che arrivava per un'altra strada, diversa anche da quella di molti giovani della mia generazione, che avevano seguito un corso più tradizionale. E lungo la mia strada c'era anche l'America, c'era anche Kennedy». [r. i.] Il vicepresidente del Consiglio Walter Veltroni