Il Belpaese dei dossier di Filippo Ceccarelli

La raccolta di notizie intime già strumento dei poteri assoluti ottimo anche per i ricatti SPIARE PASSIONE ITALIANA Il Belpaese dei dossier Da Giolitti al Duce, dal Sifar a Gelli ROMA OSSIER, dossier nuovi... Bisognano, signore, dossier?». «Dossier per Tanno nuovo?». «Sì signore». «Credete che sarà febee quest'anno nuovo?». «Oh illustrissimo sì, certo». «Come quest'anno passato?» : «Più più assai». É così, con uno sguardo che si spinge verso l'orizzonte anche letterario delle nefandezze italiane, l'incompleto e forse incompiuto dossier di Mach di Palmstein contro Di Pietro è solo una gocciolina, o al massimo uno schizzetto nel mare magnum delle cartacce imbrattate per fare male al prossimo. Spiare, infatti, si spia da sempre, e non solo qui, con passione ancestrale: «La preda viene notata, osservata, sorvegliata con un senso di soddisfazione e di compiacimento: mentre è ancora viva, la si considera come un pezzo di carne...» (Elias Canetti, Massa e potere). Nei tempi della politica moderna questo spasmodico interesse di tipo predatorio finisce per consolidarsi in una raccolta di notizie intime. H dossier, appunto, già «plico» e quindi «fascicolo», in ogni caso strumento classico dei poteri assoluti del XLX secolo contro cui, ovviamente, non esistono né difese, né ricorsi. Ottimo anche per i ricatti, come dimostra questa storiellina che in estrema sintesi e per comodità di patria si può far cominciare circa cent'anni fa. L'UOMO Da FUCO. Così venne chiamato Giovanni Giolitti che tra il 1893 e il 1894, per vie misteriose, venne in possesso di documenti finanziari ed intimi - che davvero potevano gettare, come disse lui stesso, «non bella luce sopra qualche uomo politico». Leggi sulla reputazione del suo avversario Francesco Crispi, invischiato per benino nella storiacela della Banca Romana. Bene, dopo averlo tenuto al caldo, Giolitti consegnò «il plico» a chi di dovere e quindi scappò a Charlottenburg, specie di provvisoria Hammamet tedesca, dove se ne stette ad aspettare l'inevitabile «ecatombe morale» crispina. RISERVATO PER IL DUO. Gli affari di Farinacci, i commenti su Ciano, la diserzione di Balbo, le pagliacciate del «cretino ubbidiente» Starace, le debolezze sessuali di Augusto Turati e così via, compresi nepotismi e ridicole smanie nobiliari. Mussolini, infatti, conservava gelosamente nel suo archivio, sotto la voce «Rilievi a carico», tutte le spiate raccolte dall'Ovra di Guido Leto sui suoi gerarchi. Gli servirono a poco, in verità, anche se da appassionato collezionista di dossier se ne era portati alcuni dietro (su Umberto di Savoia, ad esempio) quando i partigiani lo catturarono sul lago di Como. GLI SCAVI M POMMI. Da intendersi era l'anno 1954 - come le scoperte dell'allora colonnello dei Carabinieri Umberto Pompei, cui si deve un turbinoso rapporto sul passato del barone-faccendiere Ugo Montagna e sul presente degli altri turpi frequentatori della tenuta di Capocotta, nell'ambito dell'affare Montesi. Superata quindi la stagione liberale, e poi anche quella fascista, la guerra dei dossier, che nel caso specifico trae alimento anche da un sintomatico network informativo para-ecclesiastico, ben si adatta ai conflitti di potere tra le correnti democristiane. SIFAR E DINTORNI Primi anni Sessanta, il tempo della «fascicolatu- ra» di massa (157 mila le schede personali conteggiate), sotto l'occhiuta regia del controspionaggio militare che in vista del centrosinistra s'improvvisa polizia dei costumi. E' spiato (squillo «da un milione» di Mary Fiore) Enrico Mattei; è spiato, figurarsi, pure Sceiba (che ha l'amica). Invece di acchiappare le vere spie si cercano disperatamente relazioni extra-coniugali e figli illegittimi. Quando mancano, allora s'inventano, si sparge la voce e si aspetta che ritorni nel dossier. La classe politica intuisce di essere sotto ricatto. E salta il generale De Lorenzo, con il suo simbolico monocolo. CACCIA AL LEONE. Cioè al Presidente della Repubblica, con le dovute proiezioni famigliari. E subito si segnala, in qualità di divulgatore, il giornalista Pecorelli, profeticamente inaugurando la tecnica del dossier in tempo reale. La seconda puntata di Op, con i nomi dei protagonisti appena storpiati nel celebre «Mi Fo.Biali», ha a che fare con il contrabbando di petrolio e ospita la più straordinaria risma di corrotti che la Prima Repubblica sia mai riuscita a mettere insieme. La terza puntata, che ha per titolo «Gli assegni del Presidente» (s'intende Andreotti, a sua volta tenutario di un mitico archivio), secondo l'accusa, chiude definitivamente la bocca al cacciatore. LICIO IL CART0FIL0. Nel senso di amante di carte scottanti: o almeno così venne significativamente definito il venerabile maestro Gelli. Che in effetti, anche dopo lo scandalo P2, nel suo prezioso Come arrivare al successo (ed. Aps), suggerisce di «intestare una cartella a ognuna delle persone con le quali si hanno rapporti», distinguendo in appositi contenitori «le persone da trattare con riserva- tezza», pure «con note in chiave o riferimenti che noi soli sappiamo». Seppur precedente alla manualistica gelliana, basta scorrere l'indice dell'archivio cosiddetto uruguaiano per cogliere comunque l'ormai avvenuto perfezionamento dossieristico, propedeutico al prossimo «fai-da-te» del discredito. ANONIMI SICILIANI. Variante etnica di assoluto rilievo e raffinata fattura compilata da mano ignota, ma awedutissima, sotto forma di noterella sospettosa, velenosa e quasi sempre rovinosa nel suo proditorio transito. Argomenti: mafia, giustizia, polizia, pentiti. Su questo terreno il vecchio e caro dossier, con le sue inevitabili risonanze questurine, si trasfigura hi «coivo», cioè torbida mescolanza di vero e falso, arte dell'insidia incantata. FALSI E FATTI IN CASA. Il falso dossier contro Segni e la P2; gli pseudomassoni pidiessini di Siena; il falso Castellari costruito con i veri dati del cervellone del Viminale; il vero-simile appunto sulla Lega in armi. E così, per una strada sempre più artificiale, passetto dopo passetto, libro bianco dopo libro bianco, si arriva agli Anni Novanta. Ai fasti della più inesorabile e implosiva dirtypolitics, dove non c'è più tanto bisogno di servizi segreti e tutti, con un po' di fantasia, si possono fare il loro bel dossier. Magari per poterlo lanciare, un domani, su Internet. L'ERA DI PIETRO. Stagione apparentemente terminale, anche perché dominata dal sospetto che l'eroe di Mani Pulite abbia condotto le sue indagini sulla base di dossier, e al tempo stesso sia stato costretto ad abbandonarle sempre a causa - guarda un po' - di dossier. Quali e quanti siano, però, questi eventuali contro l'ex giudice, è materia di ardua classificazione. Ci sarebbe, infatti, il dossier pubblicato dal Sabato, poi quello inviato anonimo al Guardasigilli, quello battezzato con il nome epico di Achille, quello esoticamente denominato «Costarica», quello depositato presso la moglie di Paolo Berlusconi, quello sequestrato al Sisde e infine quello di Mach. Ci vorrà un sacco di tempo, a leggerli tutti. Filippo Ceccarelli La raccolta di notizie intime già strumento dei poteri assoluti ottimo anche per i ricatti y

Luoghi citati: Como, Massa, Roma, Siena