Camera emergenza bucatino di Raffaello Masci

I ONOREVOLI E CUCINA Camera, emergenza bucatino Commissione d'inchiesta sulla mensa I ROMA L rancio, alla Camera, è quello che è: né ottimo, né abbondante. Il grido di dolore dei deputati non ha trovato insensibile l'Ufficio di Presidenza e ora - per tutta risposta - una commissione d'inchiesta, decisa nella riunione del 17 ottobre, affronterà l'«emergenza bucatino». Quello del Senato, per esempio, è eccellente, ma cucinato in regime di Ubero mercato, da una ditta esterna che ha vinto l'appalto: se il rancio è cattivo l'appalto salta. Quello della Camera, per contro, è affidato a cuochi di palazzo: se non è granché, chi se ne importa. I cucinieri restano. L'andazzo non poteva certo continuare, e la clientela - liberista o statalista che sia - si è ritrovata compatta nel partito trasversale dell'inappetenza da disgusto e nel reclamare una commissione d'inchiesta. Dopo tante scorribande dei Nas dei carabinieri in bar e ristoranti capitolini, anche di chiara e consolidata fama, ci mancherebbe che venisse fuori alla Camera uno scandaletto al sapor di salmonella. La delegazione incaricata delle indagini, già che c'è, dovrà ispezionare, oltre al ristorante, anche la buvette, non meno contestata, e soprattutto dovrà dirimere sulla violazione della par condicio, per cui i signori senatori mangiano a quattro palmenti manicaretti deliziosi, mentre i deputati si devono sorbire una sbobba dai paragoni irriverenti. La differenza tra le due ristorazioni appare evidente già al primo impatto. Il ristorantino di Palazzo Madama, che ha circa 160 posti, non è solo un gioiellino Liberty, con accurato servizio ai tavoli, ma è soprattutto un luogo di delizie. A gestirlo è una ditta esterna all' amministrazione pubblica, ma i fornitori della materia prima sono scelti dal Senato e selezionati per affidabilità. Le carni sono di Feroci, ditta rinomatissima, la pasticceria - favolosa - è di Antonini, i vi¬ ni sono il meglio della Penisola, e la cucina è autonomista e federalista: ogni settimana di una regione diversa. ■ Dall'altra parte, invece, il ristorante - comunemente degradato alla definizione di «mensa» - presenta un arredo più dimesso e la quantità fa aggio sulla qualità. Tutto ha la vaga fragranza del cibo sperimentato nelle mense universitarie (o delle caserme). L'avventore è accolto sull'uscio da un vago odorino di pietanze al pentolone, e i vassoi da portata espongono poco invitanti ammassi. Ne consegue che gli habitué ripiegano sistematicamente su alcuni piatti ampiamente testati: una pasta e ceci niente male, le verdure crude, i dolci presi fuori. Comunque, in attesa che la commissione concluda i propri lavori, i più accorti hanno trovato una soluzione ponte: mangiare al Senato. Raffaello Masci

Persone citate: Antonini

Luoghi citati: Roma