Un «sospetto» lungo trentanni

Un «sospetto» lungo trentanni RETROSCENA LE CARTE DELL'ACCUSA Un «sospetto» lungo trentanni Igiudici: così il manager si è legato ai boss PALERMO A segretario di Silvio Berlusconi ad organizzatore del partito politico Forza Italia. Da impiegato della Sicilcassa a presidente di Pubblitalia, la cassaforte della Fininvest. Da direttore del club calcistico «Athletic Bacigalupo» all'accusa, secondo i giudici, di collusioni con Cosa Nostra. La carriera di Marcello Dell'Utri, classe 1941, è ricostruita dalla procura di Palermo in 15 pagine che raccontano l'escalation di un palermitano capace, nel giro di trent'anni, di trasformarsi in un potentissimo manager perfettamente a suo agio nell'olimpo dell'alta finanza milanese. Ma anche quella di un personaggio che - dagli Anni 60 ai nostri giorni - avrebbe coltivato l'amicizia dei più sanguinari boss di Cosa Nostra e con loro avrebbe stipulato accordi, fondato società, concordato affari. Qualche esempio? Secondo i giudici del pool *M Gian Carlo Ca- selli, Marcello Dell'Utri, deputato di Forza Italia, negli ultimi trent'anni avrebbe intrattenuto rapporti di amicizia con i mafiosi Stefano Bontade, Mimmo Teresi, Ignazio e Giovan Battista Pullara, Vittorio Mangano, Tanino Cina, Piero e Giuseppe Di Napoli, Raffaele Ganci e Totò Riina. E sarebbe andato a cena con il boss Antonino Calderone e a pranzo con i cugini Grado. Ha offerto ospitalità a diversi latitanti di Cosa Nostra nella residenza di Berlusconi ad Arcore. Ha mantenuto rapporti con Antonino Mandalari, figlio di Pino, il commercialista di Totò Riina sotto processo a Palermo per associazione mafios». E, dulcis in fundo, avrebbe riciclato i capitali di Pippo Calò, Totò Riina, Ugo Martello e Pippo Bono. La Dell'Utri story comincia nel 1965, quando viene assunto per la prima volta da Silvio Berlusconi, ex compagno di studi a Milano, presso la «Edilnord sas», con la qualifica di segretario. E', a quel tempo, un ragazzo inquieto e nel '67 torna a Palermo per dirigere il Club calcistico «Bacigalupo». Sui campetti di calcio, fa amicizia con Vittorio Mangano, uomo d'onore di Porta Nuova, e Gaetano Cina, mafioso della famiglia di Malaspina. «Da queste solide basi», scrivono i giudici di Palermo, «comincia il rapporto tra Dell'Utri e Cosa Nostra». Un rapporto destinato a durare nel tempo. Nel 1970 Dell'Utri è ancora a Palermo, fa l'impiegato alla Sicilcassa. Ma ci resterà per poco: Berlusconi lo chiama una seconda volta e lo assume come segretario privato ad Arcore. E Dell'Utri si rivela un campione di efficienza. Per tutti. Serve un guardaspalle che protegga Berlusconi dal rischio di sequestri? Dell'Utri si catapulta a Palermo per prelevare Vittorio Mangano, il trafficante che diventa lo stalliere di Villa Casati Modigliani. Serve un canale finanziario per pulire denaro sporco? E Dell'Utri - secondo la procura di Palermo - accetta anche di «riciclare a Milano i capitali provenienti da Pippo Calò, Totò Riina, Ugo Martello, e Pippo Bono». Nel frattempo, riceve con assiduità Bontade, Teresi e Cina che, praticamente, «erano di casa nel suo ufficio». Il boss Stefano Bontade è così soddisfatto di lui che progetta di «combinarlo», perché «come uomo d'onore è veramente affidabile». Negli Anni 80, Cosa Nostra cambia pelle. Totò Riina è il nuovo dittatore e a Palermo si apre la stagione del risanamento del centro storico. Il boss vuole accaparrarsi l'affare e contatta alcune ditte del Nord per fare da «paravento» agli interessi mafiosi. Eccolo, ancora Dell'Utri, che secondo l'accusa «scende a Palermo per discutere il nuovo business». Per i giudici Riina in persona, a quel punto, si accaparra l'esclusiva del rapporto con Marcello: spera che il manager possa aiutarlo ad investire denaro nel centro storico. E affida a Tanino Cina il compito di mediatore. E' proprio all'amico Cina che Dell'Utri - secondo i pentiti - avrebbe conse¬ gnato ogni anno 200 milioni da recapitare a Riina. Soldi che sarebbero arrivati puntualmente a Palermo fino alla vigilia della strage di Capaci. «Non si tratta di pizzo», giura il pentito Totò Cancemi. E' una sorta di polizza degli amici milanesi a favore di Cosa Nostra. Ecco chi è Dell'Utri secondo la procura di Palermo: «Un uomo che partecipa attivamente al mantenimento e al rafforzamento dell'associazione mafiosa». E che, con precisione maniacale, annota tutto sulla sua agenda. Compresi gli appuntamenti «proibiti». Il 6 maggio del '92, il manager di Pubblitalia scrive: «Mangano sarà a Mi X parlare problema personale». Quel bloc notes diventa una miniera per gli investigatori che scavano negli affari di Dell'Utri. Su'la copertina, c'è inciso un mocto: Labor omnia vincit, il lavoro vince tutto. Sandra Rizza «Ha coltivato l'amicizia con gli uomini più sanguinari dei clan» Pippo Calò