Bossi la rivolta del dialetto

Lettere in lumbard ai prefetti del Nord, e quello di Milano denuncia il leader della Lega Lettere in lumbard ai prefetti del Nord, e quello di Milano denuncia il leader della Lega Bossi, la rivolta del dialetto «E nomi padani a tutte le strade» MILANO. Sabato ii comizio e le accuse a Roberto Sorge, prefetto di Milano. Ha impedito al sindaco di Lazzate, Brianza, di cambiare ima targa stradale in «Via Padania»? Per Umberto Bossi, il prefetto si sarebbe meritato, tra le altre, anche questa definizione: «Un clown da spedire a recitare in qualche televisione di Berlusconi». Ieri, il prefetto Sorge ha risposto a Bossi: «Denuncia querela per le espressioni ritenute oltraggiose». Con questa, Bossi supera le 150 denunce. E, con questa, potrebbe decidere di trasformare l'invito di sabato in ordine perentorio: cambiare le targhe stradali, mettere 0 nome del paese in dialetto, cancellare via Roma, corso Italia, piazza Garibaldi. Nella Lega tira aria da lavori in corso. vSciur Prefèt, elpo' turna' a ca' sua», ha scritto il segretario leghista al prefetto di Lecco. L'ex deputato Roberto Bernardelli propone di cambiar nome alle strade milanesi: da corso Monforte a Corso Padania, da Corso Italia a Via dall'Italici, da Corso Indipendenza a Corso dell'Indipendenza Padana. Folklore, al momento. A Milano come a Lecco i prefetti hanno subito respinto le proposte leghiste. Il nome alle strade non si tocca, e men che meno con quelle sette lettere, «Padania», che ormai vengono proibite persino nelle interrogazioni alla Camera e al Senato. L'invito agli amministratori e ai militanti leghisti è partito soltanto sabato sera, ennesima improvvisazione di Bossi appena ha saputo del divieto di Lazzate. Ma è probabile che in pochi giorni l'invito diventi un ordine e si diffonda: centinaia di sindaci di Piemonte e Lombardia, Veneto e Friuli, che approvano e deliberano il cambio di nome alle strade. Al prevedibile no del prefetto la risposta è pronta: altrettante lettere come quella del segretario di Lecco. «Sciur Prefèt, ho lengiu, su la "Pruincia" de dumenega pasada, cheghe sta' mia bèe che numm ciamem i noster PAES con ul noster dialet». A Ferdinando Ceresa, il segretario leghista, non è andato giù quel no alla nuova targa stradale da mettere accanto a Colico, «Colie» in dialetto. Una lettera di poche righe, dieci (con questa traduzione): «Senza voler essere offensivo le ricordo che a casa nostra noi parliamo come mangiamo, e mangiamo del nostro. Se a lei ciò non va bene può tornare a casa sua e parlare come vuole. Noi possiamo capire tutto, ma lei si interessi delle strade, che quelli di Roma non le finiscono mai, piuttosto che dei nomi dei nostri luoghi, perché ai nomi dei nostri paesi ci pensiamo noi senza bisogno di lei. Saludbi. In attesa che l'invito di Bossi diventi ordine, un ordine che può essere drastico come quello dato domenica ai leghisti veneti - Padania, Padania e solo Padania! -, tra i sindaci comincia il fermento. Marco Formentini, che sta per partire per il congresso dell'Associazione Nazionale Comuni d'Italia, già immagina polemiche e prende tempo: «E' legittimo che un movimento politico che persegue il progetto dell'indipendenza della Padania chieda che vi siano strade con nomi coerenti con questo. Come leghista dico che sono favorevole, ma come sindaco dico che è da valutare». Appunto. Meglio lasciare l'iniziativa alla Lega, e meglio ancora se restasse tra la propaganda, la provocazione e il folklore... Ma la Lega si prepara ad insistere. Ieri, ad esempio, sempre Bernardelli ha anticipato il contenuto di una delibera che verrà presentata all'inizio di novembre al consiglio comunale di Milano. Per partecipare ai concorsi pub¬ blici del Comune di Milano bisognerà risiedere in Lombardia da almeno 5 anni. E per gli incarichi direttivi si sale ad almeno 10. «Non è mica una cosa fuori dal mondo - dice Bernardelli -. La stessa disposizione è stata introdotta anche dalla Regione Sicilia o da Comuni come Novara e Lecce». Così la Lega. E il sindaco leghista Formentini? «Non mi pare che il Comune abbia in vista concorsi, per cui il problema non si pone. Può essere una soluzione razionale, ma se fosse un fatto discriminatorio non la sposerei mai». E si torna all'inizio, tra provocazione, propaganda padana, folklore e la denuncia del prefetto Sorge. Aspettando altre lettere ai prefetti, in dialetto, e l'ordine di Bossi, [r. m.] Il Senatur aveva detto: macché rappresentante del governo, quello lì può fare il clown da Berlusconi Il leader della Lega Umberto Bossi