Così è quasi impossibile approvare i disegni di legge di Maccanico su telecomunicazioni e televisione Seimila emendamenti contro Pauthority di Roberto Ippolito

Così è quasi impossibile approvare i disegni di legge di Maccanico su telecomunica2ioni e televisione Così è quasi impossibile approvare i disegni di legge di Maccanico su telecomunica2ioni e televisione Seimila emendamenti contro Pauthority Il Polo dà battaglia, si rischia la paralisi del Parlamento ROMA. Forse è un record. Il Polo ha presentato seimila emendamenti in una volta. Così è quasi impossibile approvare i disegni di legge su telecomunicazioni e televisione, travolti dall'ostruzionismo. Tanto che la commissione Lavori pubblici del Senato ha deciso l'accantonamento dell'esame dei provvedimenti presentati dal ministro delle Poste Antonio Maccanico. Si bloccano la creazione dell'authority, l'organo di garanzia indispensabile per privatizzare la Stet, e il varo delle regole antitrust, i limiti di attività per gli operatori radiotv. In nome dell'authority, o meglio alle spalle dell'authority, si sta combattendo un'aspra battaglia tra l'opposizione e la maggioranza dell'Ulivo. L'authority, per la quale esistono resistenze in tanti gruppi, appare una merce di scambio per il nuovo assetto della tv. Sono in ballo insieme il futuro della Stet e la posizione della Mediaset, il gruppo tv di Silvio Berlusconi, leader del Polo. Nella giornata di ieri, segnata dall'insuccesso delle trattative sulla commissione bicamerale per le riforme istituzionali, è svanito il dialogo sui disegni di legge. Per ora si combatte e malamente Fra l'altro, come osse ve. il pidiessino Claudio Petruccioli, presidente della commissione ì.avori pubblici, convivono «posizioni diverse tanto all'interno della maggioranza quanto all'interno della minoranza». Da una parte all'altra ci si scambia l'accusa di affossare i progetti. Da sinistra, il senatore Antonello Falomi definisce definisce gli esponenti del Polo «venditori di tappeti» che «chiedono garanzie», le ottengono e rilanciano. La cortesia è ricambiata da Riccardo De Corato, esponente di An, per il quale «Falomi racconta balle». La disputa va al di là degli aspetti settoriali. Ha rilievo politico. Nell'incontro sulle riforme istituzionali, Gianfranco Fini, presidente di An (partito autore di 4550 emendamenti) ha avvertito il segretario del pds Massimo D'Alema che «non si può pensare di stralciare» dal primo disegno di legge «la parte relativa all'authority», che rap- presenta «un passo pregiudiziale per procedere alla privatizzazione della Stet». Fini si è lamentato della «mancanza totale di regole alla Rai» da lui imputata di favorire l'Ulivo. Le soluzioni per l'authority non possono prescindere da quelle per l'antitrust. La lista dei problemi si è allungata in modo spropositato. Il Polo chiede chiarimenti sulla struttura dell'authority, la privatizzazione della Stet, la rete federale della Rai, il futuro dei due comparti, l'affollamento pubblicitario, la commissione di vigilanza. Mentre il gruppo Mediaset teme ridimensionamenti, riaprire il confronto è arduo. Tuttavia De Corato fa sapere che se c'è buona volontà anche in cinque minuti è possibile ritirare tutti gli emendamenti. «Non si preparano seimila emendamenti per ritirarli in cinque minuti» ha replicato irritato il senatore verde Stefano Semenzato. A loro volta i verdi sollecitano modifiche non condividendo del tutto l'impostazione di Maccanico. Poi c'è Rifondazione comunista che ha presentato «solo» cinquanta emendamenti ma che ostacola l'authority per impedire la privatizzazione della Stet. «Con Rifondazione stiamo dialogando» ha precisato il sottosegretario alla presidenza Enrico Micheli che condivide la richiesta di non frammentare la Stet. Nel governo il malumore per il comportamento del Polo si mischia alla speranza di sbloccare presto i disegni di legge: senza authority entro novembre, salta la privatizzazione programmata tra febbraio e marzo. Il sottosegretaio alle poste Michele Lauria è ancora fiducioso sul risultato finale, pur dicendo: «Qualcuno gioca duro, commette falli e ritira il piede». L'altro sottosegretario, Vincenzo Vita, è incredulo: «Non capisco perchè il Polo abbia scelto lo scontro». Petruccioli ha ipotizzato il contingentamento dei tempi per gli interventi in commissione per far discutere in aula al Senato authority e antitrust tv dall'll al 18 novetBbtfè. Roberto Ippolito

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