IL CASO. Il filosofo Lyotard: no all'inumazione al Pantheon Malraux Una vittima di sinistra e destra di Gabriella Bosco
IL CASO. Il filosofo Lyotard: no all'inumazione al Pantheon IL CASO. Il filosofo Lyotard: no all'inumazione al Pantheon Malraux? Una vittima di sinistra e destra A PARIGI NDRE' Malraux al Panthéon? Che assurdità! Così ha reagito il filosofo JeanFrangois Lyotard, il teorico della postmodernità, quando ha appreso della «canonizzazione» di Malraux, decisa dalle autorità francesi - il presidente Chirac in testa - in occasione del ventennale della morte. Malraux, che dal 1976 giace nel piccolo cimitero di Verrières-le-Buisson, verrà trasferito il 23 novembre nel sepolcro numero 6 del Panthéon. Quinto scrittore dopo Voltaire, Rousseau, Hugo e Zola, a raggiungere la «necropoli dei grandi uomini», nona personalità ad essere accolta al Panthéon sotto la Quinta Repubblica (gli ultimi furono lo scorso anno Pierre e Marie Curie). Riposerà accanto a Jean Moulin, e a pronunciare il suo elogio sarà il presidente Chirac in persona, che inevitabilmente ne celebrerà la fede gollista con parole che - dice Lyotard - stoneranno in maniera stridente con la verità più profonda del personaggio Malraux. In controtendenza e in reazione al gesto ufficiale, il filosofo ha scritto un libro, intitolato Signé Malraux (edito da Grasset, sarà a giorni in libreria), che si qualifica come una «ipobiografia», ovvero il tentativo di isolare alcuni fatti chiave nell'esistenza di Malraux, dal cui racconto dedurre la modernità sua specifica: il suo disincanto globale, ciò che secondo il filosofo lo rende nostro contemporaneo, il suo «agire senza credere». L'accusa di Lyotard, occasionata dalla cerimonia del prossimo 23 novembre, colpisce quella che secondo lui è stata la sistematica strumentalizzazione del carisma di Malraux, da parte dei comunisti prima, dei gollisti poi. Non può non stupire, ed è in effetti questa la ragione del «caso» editoriale che già s'imbastisce intorno al libro di Lyotard, l'interesse e la passione del teorico della postmodernità professore a Vincennes all'indomani del Maggio '68, per lo scrittore che fu ministro di un governo conservatore. Il fatto è che per Lyotard l'intera leggenda Malraux si fonda su un presuppo¬ sto sbagliato. Astro caduto per la sinistra, quando se ne considerò tradita; incarnazione del verbo di potere per la destra, che pudicamente ne tacque il passato sovversivo come un incidente di gioventù: ecco le immagini ufficiali, e banalmente superficiali, che falsificano il vero Malraux. Ebbe un'originalità grandiosa, l'autore della Condizione umana, che fu altra e ben più radicale delle sue successive «maschere»: quella di essere sempre, prima e poi, di- fensore della rivolta senza speranza: quella di aver elaborato, tra i primi, il lutto della rivoluzione. Mai egli appartenne a una famiglia politica, secondo Lyotard, e meno che mai al gollismo che pure ne fa il suo vessillo. Sempre, al contrario, si erse contro l'Ignobile, l'Abominevole, pur essendo convinto che mai sarebbero scomparsi dal cuore dell'uomo. La rivolta? Necessaria per la dignità dell'individuo come del popolo, che sente l'esigenza di dire di no a ciò che lo avvilisce. Ma senza speranza, perché l'oppresso, appena liberato dalle sue catene, si fa oppressore. Malraux capì subito che la più grande rivoluzione del secolo contro l'ingiustizia aveva prodotto una macchina di sterminio analoga a quella di Hitler. E se apprezzò de Gaulle fu per aver instillato nei francesi un principio superiore, quello della nazione come idea. Così nell'ambito dell'arte, Malraux ebbe il culto del capolavoro come ciò che tenta di ordinare il caos, altra forma di lotta contro l'Ineluttabile. L'essere civile, civilizzato, è quello che si oppone a ciò o a chi vuole distruggerlo. Chi aspira a trasformare «il destino subito in destino dominato». Niente è più lontano dal suo spirito delr«imbalsamazione» che oggi secondo Lyotard si sta per infliggergli. Ecco allora, in Signé Malraux, il racconto degli episodi cruciali che hanno formato il destino di André Malraux. Un esempio? L'incontro con Clara Goldschmidt, l'ebrea tedesca che sarebbe diventata ,sua moglie. Nel 1923 lui le disse: «Sii più ebrea e più donna che puoi, è per questo che m'interessi». Si fidanzarono a Firenze, in un momento magico, sdraiati sull'erba nel cimitero di San Miniato. «Se tu dovessi morire, mi ucciderei», le disse lui. «Nessuna esaltazione senza la minaccia della ricaduta commenta Lyotard -, la prova della disperazione si ostina a testare il valore della gioia». Gabriella Bosco «Falsificato sempre il suo carisma. Fu il difensore della rivolta senza speranza, e il primo a elaborare il lutto della rivoluzione» te è più lontano dal suo spirito delr«imbalsamazione» che oggi secondo Lyotard si sta per infliggergli. Ecco allora, in Signé Malraux, il racconto degli episodi cruciali che hanno formato il destino di André Malraux. Un esempio? L'incontro con Clara Goldschmidt, l'ebrea tedesca che sarebbe diventata ,sua moglie. Nel 1923 lui le disse: «Sii più ebrea e più donna che puoi, è per questo che m'interessi». Si fidanzarono a Firenze, in un momento magico, sdraiati sull'erba nel cimitero di San Miniato. «Se tu dovessi morire, mi ucciderei», le disse lui. «Nessuna esaltazione senza la minaccia della ricaduta commenta Lyotard -, la prova della disperazione si ostina a testare il valore della gioia». Gabriella Bosco «Falsificato sempre il suo carisma. Fu il difensore della rivolta senza speranza, e il primo a elaborare il lutto della rivoluzione» André Malraux e (sotto) il filosofo Jean-Francois Lyotard. Nell'immagine grande, il Panthéon
Luoghi citati: Firenze, Parigi, San Miniato
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