Scalfaro alla nuova guerra di Sebastopoli
Scalfaro alla nuova guerra di Sebastopoli Kiev ringrazia, per il sottosegretario Fassino «è l'avvio della Ostpolitik italiana» Scalfaro alla nuova guerra di Sebastopoli Dall'Ucraina il suo monito a Mosca: non toccate la Crimea KIEV DAL NOSTRO INVIATO Sono le ore in cui, in quest'angolo di Europa, tornano a ribollire le tensioni e i nazionalismi. Un dissidio territoriale tra Russia e Ucraina che la decisione della Camera Bassa di Mosca ha reso ancor più drammatico. La Santa Madre Russia rivendica, infatti, con forza i propri «diritti» sulla figlia primogenita, quella Crimea che contese ai tartari, con Sebastopoli strappata ai turchi e oggetto di una guerra importante anche per il nostro Risorgimento. Oscar Luigi Scalfaro, in visita di Stato a Kiev, guarda a quel passato, ma più ancora a questo presente pieno di incognite mentre, lentamente, parla sbirciando da un foglietto che gli ha appena passato Piero Fassino, il sottosegretario della Farnesina che si occupa di Europa dell'Est. «Tutti i grandi Paesi come gli Stati Uniti, la Germania, la Francia e il Re- gno Unito hanno preso un impegno specifico per garantire la sicurezza dell'Ucraina», dice. L'Italia, quindi, non può essere da meno e «si impegna affinché alcune dichiarazioni della Duma russa non abbiano conseguenze sull'indipendenza e sulla sovranità della Repubblica ex sovietica». In altre parole, anche Roma si erge a garante dell'integrità territoriale ucraina, nel momento in cui a Mosca riprendono voce quanti non hanno hanno dimenticato che, nel 1956, l'ucraino Krusciov tolse alla Repubblica russa la Crimea per cederla graziosamente al proprio Paese natale. Tanto più che a Sebastopoli resta ferma agli ormeggi la flotta del Mar Nero, in attesa di essere divisa tra Mosca e Kiev. Un contenzioso che nel 1991 assunse dimensioni così preoccupanti da costringere le Nazioni Unite a un appello lanciato dal Consiglio di sicurezza. E' un atto forte di politica estera quello che Scalfaro compie su richiesta del governo, parlando nella grande Sala dei ricevimenti del palazzo presidenziale. Il Presidente ucraino, Leonid Kuchma, da due anni al vertice di questa Repubblica sorella e rivale della vicina Russia, nota e commenta con tono soddisfatto: «Non ci sfugge come questa sia la prima visita compiuta dal Presidente italiano in un Paese ex sovietico». Siamo entrati nel gran ballo della politica centroeuropea, dopo tanti anni spesi a leccarci le ferite della fine della prima Repubblica. Ora il governo Prodi guarda lontano, a una proiezione all'estero di grande respiro e Fassino non esita a parlare di una vera e propria «Ostpolitik» italiana come quella che portò la Germania Ovest a diventare il partner privilegiato dell'Europa orientale. Certo che, per rientrare nel gioco delle grandi potenze, come le ha definite Scalfaro, si è scelto di intervenire in quello che forse è il punto nevralgico degli equilibri emersi dal disfacimento dell'impero sovietico. L'Ucraina non è soltanto Cernobil (altro motivo di risentimento nei confronti dei russi, accusati di colpevole negligenza durante la tragedia avvenuta dieci anni fa). E' il Paese europeo più grande proprio dopo la Russia, dalla quale si è staccata in modo non indolore nel 1991. E, soprattutto, è la barriera storica all'avanzata di Mosca verso il cuore dell'Europa e verso Sud. Verso, cioè, quei mari caldi che per secoli sono stati il sogno proibito degli zar. Non è un caso che il generale Lebed, subito dopo la sua defenestrazione, abbia fatto un doppio, esplicito riferimento alla storia nazionale russa: il primo per ribadire che Sebastopoli appartiene di diritto a Mosca, il secondo per paragonarsi a Ivan il Terribile come a dire che, da queste parti, la storia procede a forza di corsi e di ricorsi. [re. ri.] La prima visita del Presidente n una Repubblica ex sovietica Il presidente Scalfaro con l'ucraino Kuchma [fotoreuter]
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