L'inchiesta sulla tragedia di San Francesco al Campo si arricchisce di nuovi particolari Antonov, l'aereo dei misteri di Marco AccossatoAngelo Conti

L'inchiesta sulla tragedia di San Francesco al Campo si arricchisce di nuovi particolari L'inchiesta sulla tragedia di San Francesco al Campo si arricchisce di nuovi particolari Antonov, l'aereo dei misteri // cargo precipitato copriva attività di spionaggio? Disastro dell'Antonov 124: prende corpo la versione dell'aereo spia. Ciò che da subito si era ipotizzato per spiegare certe «stranezze» di quel volo cargo precipitato il mattino dell'8 ottobre a San Francesco al Campo, ha acquistato ieri un elemento di credibilità in più: i carabinieri del nucleo operativo hanno acquisito in mattina una registrazione telefonica nella quale un tecnico aeronautico («da trent'anni esperto in velivoli militari») spiega - sulla scorta di elementi verificati direttamente - scopi e modalità di quel volo tragicamente concluso contro la cascina in frazione Sant'Anna. «Obiettivo dell'Antonov era fotografare con apparecchiature a scansione due prototipi del caccia europeo Efa 2000 parcheggiati all'interno degli hangar Alenia a fianco della pista 36 dell'aereoporto di Caselle». Questa testimonianza anonima è il primo atto ufficiale per verificare un'ipotesi che spiegherebbe i tanti aspetti oscuri della tragedia. La rotta. L'atterraggio dell'Antonov avviene con modalità insolite. L'aereo, come risulterà evidente anche dal punto di impatto al suolo, si avvicina alla pista spostato sulla destra, verso gli hangar dell'Alenia. Il grosso cargo appare inizialmente a una quota più alta del dovuto (elemento spiegabile con l'intenzione di favorire una miglior rilevazione fotografica), per poi accusare una brusca perdita di quota. E' a questo punto che il comandante si accorge di avere «poca pista» e tenta la disperata manovra di riattacco. I motori. L'Antonov - secondo la testimonianza del tecnico aeronautico - volava con l'ausilio di due soli motori a piena potenza. Gli altri due sarebbero stati al minimo, da pochi minuti dopo il decollo (avvenuto forse da un aereoporto diverso da quello vicino a Mosca riportato nel piano di volo) al raggiungimento della quota di crociera. Si tratterebbe di una prassi consueta nei voli tuttomerci delle compagnie russe: l'obiettivo è quello di ridurre i consumi di carburante con risparmi per svariati milioni di lire lungo ogni tratta. Anche l'avvicinamento a Caselle sarebbe stato compiuto con due motori a regime minimo: quando il comandante si è accorto dell'errore nell'atterraggio ha anche capito che non sarebbe riuscito a riprendere quota e ha chiesto potenza agli altri due motori. Ma la loro riaccensione avrebbe, per qualche istante, sottratto parte della spinta ascensionale ai due già in funzione, provocando la catastrofe. Questa spiegazione collima con alcune testimonianze di persone a terra che hanno parlato di mancamento dei motori pochi istanti prima del crash. Una «stranezza» che ora non sarebbe più tale. Il joystik. All'interno della cabina di pilotaggio, subito dopo il disastro, sarebbero state ritrovate apparecchiature elettroniche utili a rilevare immagini sul terreno. Si tratterebbe di una consolle dotata di un joystik per l'orientamento di una speciale macchina fotografica, capace di diverse possibilità di scansione, montata all'interno di una «bolla» sotto una delle ali del cargo. La presenza di questa apparecchiatura sarebbe stata confermata da più di una fonte. L'equipaggio. Cosa ci facevano 24 militari a bordo di quel cargo, considerato che l'equipaggio standard è di appena 6 persone? Curiosamente, gli stessi russi hanno offerto due spiegazioni diverse, contraddicendosi. La prima che si trattava di tecnici impiegati per muovere i complessi sistemi di carico e scarico (ma a Caselle c'erano da caricare appena 6 vetture), la seconda è che fosse imbarcato anche un equipaggio di riserva da utilizzare nel volo di ritomo (ma non ce n'era la necessità poiché l'Antonov aveva in programma di ripartire il giorno dopo). Chi erano realmente quelle 24 persone? Perché il loro stop a Torino doveva essere così lungo? Perché dopo l'incidente si sono quasi tutte rifiutate di parlare, opponendo alle domande di investigatori e giornalisti un secco «no comment». Inoltre: i due piloti de¬ ceduti indossavano sotto la tuta di volo le magliette a strisce bianconere orizzontali degli Spetznatz, i corpi speciali dell'esercito russo impiegati soltanto in ruoli molto particolari. Le pellicole. Poche ore dopo l'incidente è stato concesso agli esperti russi di salire a bordo. A questo riguardo, il tecnico aero¬ nautico è entrato nei particolari spiegando che alcuni di loro si sarebbero arrampicati nella carlinga con apparecchi fotografici e telecamere senza caricatore, e ne sarebbero discesi con le stesse attrezzature, ma con tanto di pellicole e videotape. Cioè col materiale «spionistico» recuperato con un banale stratagemma. E' successo questo? Se sì: era proprio necessario fare salire a bordo la commissione russa? E i controlli sul loro operato sono stati sufficientemente rigidi? A queste domande, e a tante altre, dovranno ora rispondere gli investigatori. Marco Accossato Angelo Conti Dubbi sulla rotta seguita prima dell'atterraggio Il velivolo era attrezzato per scattare fotografìe L'aereo sulla casa sventrata in una veduta dall'alto e un gruppo di soccorritori all'opera tra le macerie

Persone citate: Antonov

Luoghi citati: Mosca, San Francesco Al Campo, Torino