i dischi Collins,Vega,Stewart quante note d'amore

i dischi F i dischi Collins, Vega, Stewart quante note d'amore HE bell'autunno rock ci regala questo 1996. Ricco di un bel grappolo di dischi, in cui intelligenza musicale e poesia si uniscono con eleganza, senso della ricerca sonora, gusto dell'originalità. Minimo comun denominatore il tema dell'amore. Amore tutto dolcezza e amore solidarista è quello cantato da Phil Collins in «Dance into the light» (Face Value-Warner Bros, 1 ed}. Non è più lo stucchevole Collins, quello che continuava a fotocopiare se stesso. Tutti i 13 brani del disco sanno incuriosire l'ascoltatore grazie ad una semplicità compositiva e ad una preziosa scelta, ricca di personalità e ben calibrata, delle sonorità. La nuova cifra stilistica del cantante-batterista ha come punti di riferimento Paul Simon, gli U2, atmosfere jazzy. Ovvero percussioni e ritmi africani, delicatezze di base ed echi spettacolari per chitarre e tastiere. Un suono alla fine molto pulito e originale. Poi la voce di Collins ricca di emotività nel raccontare la triste malattia di «Lorenzo»; intime sensazioni nel vivere con il prossimo. Una nota finale merita un'intensa «The times they are a-changin'» di Bob Dylan. L'amore materno lo troviamo accanto a quello ricco di sensualità e desiderio in «Nine objects of desire» (A&M, 1 ed) di Suzanne Vega. Rockstar di qualità e spessore senza nevrosi da diva, la cantautrice americana torna dopo la maternità. Speleologa delle ansie quotidiane, oggi ci regala un fascinoso disco giocato su sonorità rock tipicamente newyorkesi, incalzante hip hop, aperture jazz e colorazioni etniche. Con queste armi dedica due brani alla sua esperienza materna, ma non dimentica affatto la sua condizione di donna, la sua anima complessa e le pulsioni del corpo. Un gioco di reinvenzioni sonore, complesse da architettare ma facili da fruire, che rendono ancora più affascinanti le forme poetiche dei suoi ritratti. Per l'ascoltatore italiano un aiuto a capire il valore globale di questo lavoro di Suzanne Vega le traduzioni dei brani. I ques 1 sono Minor classe ma non per questo meno appetibili all'ascolto sono i Crash Test Dummies, al loro terzo lavoro, «A worm's life» (Arista, 1 Cd). La vena compositiva continua a sgorgare facile, ma il suono risulta più complicato, meno carico di quell'immediatezza evidenziata soprattutto con il grande succeso «Mmm, Mmm, Mmm». La voce baritonale di Brad Roberts continua a marchiare i brani del gruppo rock canadese, altalenanti romanticismo, e contagiosa allegria. «Ali of this ugly», «I'm a dog», «My enemies» si staccano dal gruppo di 12 canzoni. E a proposito d'amore (con i Crash Test Dummies sempre un po' immerso nel surreale) fa colpo «My own sunrise», prima ballata rock dedicata alle erezioni mattutine. Delicato ha anche cercato di esserlo Rod Stewart, ma la sua vena è quella irruenta, sanguigna dell'eros, che da trent'anni frequenta con ballate che parlano di amori notturni, di passioni ricche di sensualità. Non si smentisce con «If we fall in love tonight» (Mercury, 1 Cd). Tra soul, rhythm&blues, mielosità pop, Stewart condisce come sempre con la sua voce rock una ricetta che è tornata tonica come un tempo. Restando in Inghilterra, chi sa toccare con ben più forte carica emotiva le corde dell'emozioni d'amore è Joe Cocker. In «Organic» (Parlophone, 1 Cd) la profonda, abrasiva voce di Cocker rivitalizza brani come «Many rivers to cross» di Jimmy Cliff, «Dignity» di Dylan, «Into the mystic» di Van Morrison, «You and I» di Stevie Wonder. Alessandro Rosa

Luoghi citati: Inghilterra