Parolaio di Irene PivettiPierluigi BattistaPierluigi Battista

Parolaio Parolaio Irene Pivetti MOLLY BLOOM. «Se dovessi per una volta raccontare un po' di fatti miei, che poi presto potrebbero diventare anche abbastanza vostri»: recita così l'abbastanza minaccioso incipit di un articolo di Irene Pivetti pubblicato dal Messaggero. Abbastanza oscuro il passaggio in cui la Pivetti perde abbastanza il controllo di soggetti, predicati e verbi e che procede abbastanza così: «Un assortimento di storie e di vite e per qualche profonda e imprevista ragione ancora pensano che, nonostante le tasse e i buchi nelle strade, nonostante il fastidio di vedere ancora in giro certe facce tra i salotti buoni e le stanze dei bottoni, nonostante tutto ne vale ancora la pena, di spendere del tuo tempo per gli altri». «Tuo» di chi? Dell'«assortimento», dei «salotti buoni»? Non si sa. E i «buchi nelle strade» che male hanno fatto alla Pivetti per non essere definiti semplicemente, come fan tutti, «buche»? Lingua padana. PARADISO PERDUTO. «Il Papa accetta l'evoluzionismo di Darwin?». Sì, secondo Eugenio Scalfari che ne scrive ampiamente su Repubblica. Il Papa ha davvero «acquisito, sia pur in forma dubitativa, la tesi evoluzionista confermando così una tendenza da tempo sostenuta dagli scienziati cattolici». Ma non ha compiuto un altro passetto, quello decisivo, giacché Giovanni Paolo n si ostina a tenere «ben ferma la certezza dell'intervento divino nella creazione del cosmo e in particolare in quella dell'uomo». Certezza, è il caso di dire, davvero stravagante per il capo della Chiesa cattolica, Vicario di Cristo in terra, il quale si ostina a sopravvalutare U ruolo del Creatore nelle vicende umane. Con la conseguenza assurda che ancora dobbiamo sorbirci un Papa che rifiuta di definirsi ateo. Che pretese. CAVO LETTI DI BRUXELLES. Di chi è la colpa della pedofilia? Il Secolo d'Italia una risposta ce l'ha, imprevedibile: la colpa è della «cultura di sinistra, dominante da mezzo secolo in Europa». Commentando le recenti manifestazioni del Belgio, il quotidiano di Alleanza Nazionale non disdegna di includere tra i mandanti occulti della lobby dei pedofili anche una certa «logica sessantottina» per di più, e questo è uno scoop, «efficacemente saldata alla vecchia cultura resistenziale per cui censufascismo erano pressoché smontali». Da non dimenticare Roberto Vecchioni I ra e I sino: inoltre il ben noto «retaggio femminista». Tutto questo in Belgio, non in Italia. Finalmente svelato il complotto. LOTTA DI CLASSE. Il disagio del «ceto medio» impegna le migliori penne italiane. S'impegna sul Manifesto anche Valentino Parlato il quale suggerisce un po' di letture sparse per dimostrare come la sinistra sia tutt'altro che impreparata nella descrizione di queste «stratificazioni sociali incerte nel loro essere». E così, riferisce Parlato, «ne scrisse Carlo Marx ne II 18 brumaio di Luigi Bonaparte; ne riparlò Palmiro Togliatti nel saggetto Ceti medi ed Emilia rossa. Anche Giuseppe Stalin, se non ricordo male, si soffermò sulla loro indefinitezza e instabilità». Non ricorda male. E tuttavia Valentino Parlato omette di ricordare la soluzione misericordiosa con cui Stalin volle liquidare l'annosa questione dell'«indefinitezza» e «instabilità» dei ceti medi, kulaki compresi. Con risultati molto, ma molto sta bili. Come il rigor mortis. CANTAGIRO. Racconta il cantautore Roberto Vecchioni sull'Unità che a Palazzo Chigi, presente il vice presidente del Consiglio Walter Veltroni, si è realizzato un piccolo miracolo. Infatti Vecchioni si è sentito in obbligo di riferire dello straordinario incontro tra Veltroni e cantanti non disdegnando di sottolineare la grande solennità dello storico evento. Così avrebbe esordito Veltroni: «Vi chiedo scusa, se vi ho convocati tutti qui per dirvi una cosa tanto ovvia che non c'è neanche bisogno di dirla». Non ci sarà nemmeno bisogno, ma Veltroni lo dice mentre nella sala, racconta Vecchioni, regna «un silenzio perfetto quasi religioso». Ecco la ragione della convocazione: «La canzone è cultura». E si resta in «silenzio perfetto» quasi quasi «religioso». IL GIORNO E LA NOTTE. Sul Corriere della Sera Gaetano Afeltra ricorda la figura di Enrico Mattei. Tutti pensavano che Mattei fosse un uomo di sinistra, ma per Afeltra si tratta di un equivoco: era un uomo intimamente di destra. Ricorda infatti che fu Leo Longanesi a suggerire a Mattei l'astuto inganno: «Si butti a sinistra e vedrà che il vento cambia». Secondo Afeltra, «Mattei ne restò colpito» e si buttò a sinistra. Ecco fatto. Pierluigi Battista Pierluigi Battista Giovanni Riccio, Torino

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