«Armide», eroica e misteriosa

«Armide», eroica e misteriosa «Armide», eroica e misteriosa Un capolavoro che non si può ascoltare in disco GRENOBLE DAL NOSTRO INVIATO Definirla un oggetto misterioso forse è eccessivo, ma certo non molti conoscono ì'Armide di Christoph Willibald Gluck, con la quale il sette dicembre Riccardo Muti inaugurerà la stagione della Scala. La storia della Regina di Damasco, che con le sue arti magiche cerca di conquistare l'amore di Rinaldo, dalla Gerusalemme Liberata del Tasso ha trovato conforto musicale presso Monteverdi, Lully, Haydn, Rossini. E Gluck. Ma la versione del grande riformatore dell'opera barocca non è molto frequentata. Pochi possono averla ascoltata quattro anni fa al Festival Baroque di Versailles; o ad Amburgo la stagione scorsa; o in maggio a Niz¬ za con la regia di Pierluigi Pizzi e la direzione di Marc Minkowski. Ed è quasi impossibile sentirla in disco: esiste un'incisione Emi in vinile, non riversata in ed e ormai introvabile. Si favoleggia di un altro disco in Cecoslovacchia. Una soluzione può essere rincorrere le recite di Armide che Marc Minkowski - il giovane direttore francese invitato a dirigere il Ratto dal Serraglio a Salisburgo la prossima estate replica in giro per la Francia (a Grenoble, a Bordeaux, prossimamente alla Cité de la Musique di Parigi) con la sua orchestra di strumenti antichi, «Les Musiciens du Louvre». Esecuzioni da cui nascerà una incisione per la Archiv. Alla Maison de la Culture di Grenoble, Armide si è rivelata in tutta la sua meraviglia musicale, eseguita in forma di concerto, con lo stesso smagliante cast vocale che ha trionfato a Nizza. Con Armide, il tedesco Gluck si adattava, nel 1777, alle esigenze del pubblico parigino, che aveva già applaudito gli adattamenti francesi di Orfeo e Euridice, Ifiginia in Aulide e Alcesti. E' un omaggio alla tradizione transalpina e seicentesca della tragèdie lyrique (a partire dallo splendido libretto di Philippe Quinault), ma senza in nulla tradire i suoi principi riformatori che privilegiano la «bella semplicità», «il linguaggio del cuore», l'espressività, la chiarezza. Una musica nobile, eroica, di possente drammaticità nei recitativi che spesso si sciolgono in dolcezze quasi mozartiane, preromantiche. Con una ricca collana di danze e cori che ne sottolineano tutto lo svolgimento: due perle la ciaccona e l'aria siciliana per flauto. Grande specialista di opera barocca e dell'universo di Gluck, Minkowski spiega che «Armide è un opera affascinante e difficile perché unisce grande musica e grande letteratura. Nelle altre opere di Gluck i recitativi con orchestra si contrappongono nettamente alle arie, veri e propri "hit' come "Che farò senza Euridice?". In Armide nulla di questo genere. Ciò che affascina è pro¬ prio il recitativo: continuo dall'inizio alla fine, ma melodico, arioso. Non ci si annoia mai. E' una affascinante melopea, una melodia recitativa infinita». Melodia infinita (Armide piaceva molto a Wagner che l'ha spesso diretta) che qualche volta sembra entrare in rotta di collisione con un libretto pienamente barocco, colmo di incantesimi, sparizioni, trasformazioni di personaggi a vista, castelli che crollano, scene che mutano per improvvise magie. «Tutto vero - ammette Minkowski - ma curiosamente tutto collima. C'è un antagonismo di forme che però non dà fastidio. Alla fine del terzo atto, quando Armida invita i demoni a trasformarsi in zefiri e rapire lei e Rinaldo, c'è un assolo di oboe che Ciajkovskij non può non avere avuto in mente mentre scriveva II lago dei cigni. Armide è un capolavoro di classicismo, barocchismo e preromanticismo: in questa partitura si incrociano tutte le epoche». Un opera che col libretto di Quinault si ammanta di versi sontuosi. Armida ama Rinaldo perché «Il est dans l'age aimable où sans effort on aime». E quando invoca la complicità dei demoni, declama: «Démons affreux, cachez vous/ Sous une agréable image./Enchantez ce fier courage/Par les charmes les plus doux.» Per resistere all'amore la regina implora l'aiuto dell'Odio che si materializza sotto le spoglie di un drammatico contralto, una Azucena, una maga Ulrica, che si lancia in un esorcismo («Sors, sors du sein d'Armide, Amour, brise ta chaine») per allontanare lo spirito d'amore dall'animo di Armida. Perché «Plus on connaìt l'amour, et plus on le déteste/Détruisons son pouvoir funeste». Le magie del barocco ricreate da Minkowski Wagner la amava e la diresse spesso r Sergio Trombetta Parte dalla Francia la riscoperta dell'opera di Gluck, che aprirà la stagione alla Scala

Luoghi citati: Amburgo, Bordeaux, Cecoslovacchia, Damasco, Francia, Gerusalemme, Nizza, Parigi, Salisburgo