La Stet è al palo, l'Iri anche, corre soltanto il deficit Fs

La Stet è alpalo, Viri anche, corre soltanto il deficit Fs NOMI E GU AFFARI La Stet è alpalo, Viri anche, corre soltanto il deficit Fs Da qualche settimana sulle privatizzazioni italiane aleggiano le accorate note del «De profundis». Lancia l'allarme tra i primi il presidente di Antitrust, Giuliano Amato. Gli fa eco il ministro delle Poste Antonio Maccanico. Il blocco è talmente forte, la partita talmente incagliata che l'amministratore delegato della Stet, Ernesto Pascale, può concedersi il lusso di sollecitare, un giorno sì e uno no, il varo dell'Authority, ed insistere perché «si faccia in fretta». Ma chi rema contro? Ci sono, è ovvio, i due antiprivatizzatori storici: il partito di Fini e Nerio Nesi, mente economica di Rifondazione. E poi? Poi ci sono i capi delle aziende da privatizzare, e sono legioni Giuliano agguerrite. Amato Tanto agguer- Nerio Nesi rite da condizionare addirittura alcuni parlamentari pidiessini, come denuncia, sconfortato, il deputato dell'Ulivo Franco Debenedetti. Una riprova che le privatizzazioni non sono più «in»? A Capri, nella due giorni dei giovani imprenditori che si è chiusa con una pizza alla Buca di Bacco e una macarena aH'«Ancma e Core» con due ballerini d'eccezione: Emma Marcegaglia e il ministro della Giustizia Giovanni Maria Flick, di tutto si è parlato tranne che di privatizzazioni. A questo punto sta nelle ambasce il presidente dell'Ili Michele Tedeschi, soffocato com'è da un K2 di debiti che gli impedisce di dormire la notte. E con lui non dorme il direttore generale Pietro Ciucci. Anche se il rinvio delle pri¬ vatizzazioni, tutto sommato, toghe loro un altro bel problemino: che fare una volta che tutto sarà venduto? Un anno e mezzo fa, lo stesso Tedeschi aveva improvvidamente dichiarato che, una volta finito il suo compito di venditore, l'Ir! doveva essere chiusa. Da allora sono passati governi e secoli di eventi, alla chiusura non crede nessuno. Già si profila l'ipotesi di inventare per l'istituto creato da Enrico Beneduce una vocazione meridionalistica, ma chissà se poi la cosa decolla. Meglio, molto meglio restare nel certo. Ai debiti qualche Santo provvedere. E difatti, per il Banco di Napoli guidato da Federico Pepe, ha provveduto Mamma Tesoro. Del resto che si poteva fare? Alle banche italia- Emma ne, secondo i Marcegaglia Michele Tedeschi rigidi dettami di Bankitalia, è vietato fallire. La regalia era dunque una strada obbligata. Il punto ora è capire chi saranno i candidati. Quasi certamente scenderanno in campo Comit e Ambroveneto, sebbene nell'istituto presieduto da Giovanni Bazoli perplessità sull'intervento nel Banco di Napoli siano state sollevate da uno dei grandi azionisti, la Alleanza guidata da Alfonso Desiata. Ma, a meno di sorprese, è quasi certo che anche questa volta Bazoli riuscirà a portare dalla sua i francesi del Crédit Agricole e Christian Merle che li rappresenta in consiglio. In certo senso, complici la discesa dei tassi e l'inevitabile calo dei rendimenti dei Bot, il momento è propizio per privatizzare. Come dimostra il collocamento della seconda tranche dell'Eni guidata da Franco Bernabò. I piccoli sottoscrittori sono accorsi numerosissimi, già si ipotizza la terza tranche. C'è da scommettere che, se la Stet presieduta da Biagio Agnes riuscirà ad arrivare al mercato in marzo, tutto filerà liscio. Teoricamente, un decreto legge potrebbe varare per le Tic una Authority ridotta, senza mandato per la Tv, aggirando così l'ostacolo dei 400 emendamenti. Insomma, se il governo vuole, il ministro del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi potrà mantenere la promessa fatta al commissario Cee Karel van Miert. Tuttavia, anche sulla strada delle authority si profilano ostacoli non da poco. Quale partito non aspira a Giovanni metterci so- Bazoli Ma del resto, non solo in Italia le cessioni di Stato sono cose complicate. A Parigi, sindacati e sinistre non hanno nulla da dire sulla decisione di Alain Juppé di vendere Thomson Csf alla Matra di JeanLuc Lagardère, ma si stanno armando contro la cessione della Thomson Multimedia ai coreani della Daewoo. Al grido di «non passi lo straniero». L'Associazione delle banche estere riconferma per la quinta volta al vertice Guido Rosa, gran capo della Società Generale. Intervistato, il presidente Rosa lamenta due fattori penalizzanti: il blocco dei crediti d'imposta e il blocco dei crediti di Federconsorzi. Curiosa mente, proprio negli stessi giorni la polizia giudiziaria scopriva, nella vecchia sede della Federconsorzi, un caveau segreto. A Roma il neo presidente delle Ferrovie Giancarlo Cimoli, coadiuvato dal direttore finanziario Fulvio Conti, sta premendo sul l'acceleratore del check-up del gruppo. Sa che, più i giorni passano, più gli sarà difficile prendere decisioni impopolari (anche qui le truppe interne si stanno riorganizzando). Intanto ha già scoperto che il deficit dell'anno è lievitato dai 2500 miliardi previsti a 2800 miliardi. Sempre a Roma, un nuovo vertice si profila per la Gepi dove, alla presidenza, è in arrivo Gianfranco Borghini, l'uomo che guida la «task-force» del lavoro costituita a Palazzo Chigi. Valeria Giancarlo Sacchi Cimoli Biagio Agnes pra le mani? Karel van Miert Karel van Miert Biagio Agnes Nerio Nesi Michele Tedeschi

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