il direttore di raidue

«Mi pento dell'incontro con D'Alema» Non ho mai incontrato un politico. Salvo una volta Pillitteri, per portare Santoro alla Fininvest: e il 27 settembre il simpaticissimo onorevole Storace, il 15 ottobre Paolo Romani, grande Richelieu di Forza Italia». Ora invece incontra D'Alema, e succede il finimondo. Anche il senatore Pollini, del ccd, chiede l'intervento di Siciliano. Forse c'è chi gongola, alla Rai? «Le dico solo che c'è chi fa di tutto perché io me ne vada. A Follini invece rispondo che alcuni del mio gruppo di lavoro frequentano sia lui sia Casini, e io non ci trovo nulla da ridire. Anzi, se mi invitasse a un incontro teorico, ci andrei anch'io». E a D'Alema che cosa manda a dire? «Discutiamo ancora di teoria, anche di politica. Mai più di marketing politico. Quello, proprio non m'interessa». Mario Elaudino Il DIRETTORE DI RAIDUE La ROMA m ATTACCO è arrivato durissimo, e per di più da un amico di lunga data: a quel summit del 9 ottobre alle Botteghe Oscure intorno al segretario del pds, con Giorgio Gori, Stefano Balassone, Alessandro Dalai e sondaggisti vari, Carlo Freccerò non doveva proprio andarci, scrive sul Corriere Aldo Grasso: «Perché di questo passo, con tutta la sua genialità e i suoi funambolismi, rischia solo di diventare il Baricco di D'Alema». Ovvero non doveva esserci perché è il direttore di Raidue, una rete pubblica che viene pagata col canone di cittadini di sinistra, di centro e di «Volevo parlare del Paese, ma la gente discuteva di politica, marketing, sondaggi» «Mi pento dell'incontro con D'Alema» Carlo Freccerò: non sono al servizio di nessuno Carlo Freccerò destra. E non un consigliere del Principe. Carlo Freccerò c'è rimasto male. Si è parlato persino di dimissioni, che si sarebbero aggiunte a un elenco assai lungo nella tumultuosa Rai dell'Ulivo. Freccerò, si dimette? «No, però mi pento. Non volevo di¬ scutere di tv con D'Alema, ma conoscere il Paese. Speravo di incontrare Pietro Barcellona, Reichlin, Tronti. D'Alema è il più teorico fra i leader politici, ha un pensiero articolato e la cosa mi affascina. Per questo sono andato. Ma mi sono ritrovato con gente che parlava di politica, di marketing, di sondaggi». Secondo la ricostruzione che ne ha dato l'Espresso, si discuteva piuttosto della «Cosa 2». Insomma del difficile completamento del progetto per cui il vero capo della maggioranza diventi il vero leader del Paese. E lei, direttore di una rete pubblica, si è trovato in un gruppo di lavoro al servizio del Principe. «Non sono al servizio di nessuno. Né di D'Alema né di Prodi né di Fini. Mi interessa soltanto immettere energia nella Rai, trovare il filone della "visparai" come la definiva Arbore, quella degli Anni 80». Ma si è parlato di Rai, a Botteghe Oscure? «No. Mi sono trovato di fronte a cose che appartengono al passato prossimo. E ho detto che si deve parlare in termini diversi del futuro del Paese». Sembra che sia stata una brutta sorpresa, per lei. «Un disagio. Ero fra gente che sti¬ mo, ma con cui non ho nulla in comune. In questo senso Grasso ha ragione». Insomma, è stato un errore? «Ero sicuro che si dovessero trattare questioni più interessanti e importanti, almeno dal mio punto di vista». Scusi, Freccerò. Però sembra che le dia molto fastidio l'idea di passare per un «consigliere» di D'Alema. Perché? «Perché non ho nulla da consigliare. Guardi, le faccio un esempio: io non ho nulla di personale con Gori. Però quando ero alla Fininvest non ero certo io l'invitato ai colloqui con Scotti o De Lorenzo. Era lui.