Beatles canto degli anni amari

Beatles: canto degli anni amari Beatles: canto degli anni amari Nella terza Anthology, presto nei negozi, molte registrazioni domestiche ELennon disse: «Yoko ha avuto il divorzio» LONDRA. Copre gli anni amari che vanno dal 1968 al 1970 e. che annunciano la conclusione dell'esperienza dei Fab Four, la terza ed ultima Anthology dei Beatles, che sarà nei negozi nei prossimi giorni: questa volta, per fortuna, niente inediti tipo «Free As A Bird», da strappare per la consolazione della memoria dalle viscere di John il Grande Assente; l'amatissima voce è invece stata fissata in ed mentre chiacchiera con gli amici, annunciando: «Yoko ha avuto il divorzio ieri mattina», per poi improvvisare un verso sugli avvocati. E tutti sappiamo che il principio della fine è cominciato. I due primi volumi dell'Antologia hanno venduto tredici milioni di copie. Il che, se ci si pensa bene, è un grande traguardo per un'operazione commerciale che riguarda prove e tentativi di brani già ampiamente conosciuti in versioni spesso cento volte migliori: ma è pur vero che, ascoltandoli, è sempre come spiare nel buco della serratura della storia della musica giovanile. Come rivelano i mensili inglesi che anticipano l'uscita, l'Anthology III comprende due ore e mezzo di provini dal «White Album», da «Let It Be» e «Abbey Road Sessions». Soprattutto il materiale del primo viene considerato interessante, per via di certe registrazioni domestiche a casa di George Harrison: più che le svogliate performances delle due star dei Fab Four, McCartney il paroliere e Lennon il musicista, l'orecchio del curatore George Martin ha colto in questi demos il lavoro del Beatle più trascurato, appunto Harrison: che lottando invece duro in quel difficile periodo per avere più spazio all'inter¬ no del lavoro collettivo, si rivela efficace cantore di «Old Briown Shoe» e «Something»; in «Ali Things Must Pass» e soprattutto in «While My Guitar Gently Sleeps» ci sono alcuni dei piccoli gioielli di quest'antologia finale, grazie al timbro delicato della sua chitarra acustica. Altro motivo di interesse in quest'ultima parte dell'Antologia beatlesiana, sono le parti vocali. I media inglesi ne sottolineano alcune superlative, come una rauca versione di Lennon di «Come Together» che riafferma ciò che s'è sempre detto, che cioè egli fosse uh interprete inventivo e potente nei momenti più ispirati. Perfino il più trascurato dei quattro, Bingo, accompagnato da un pianoforte solista, canta in modo assai persuasivo «Goodnight». E c'è pure una superba versione a cappella di «Because», su uno sfondo di eco luminoso. Infine, da sottolineare: un intrigante accennò di «Helter Skelter» ancora soltanto a metà scrittura; il caotico nonsense di un brano di cui si è assai favoleggiato, «What's The New Mary Jane», che forse Lennon voleva lanciare come singolo, e la versione di gruppo di un brano di George Harrison, «Not Guilty», assai più pesante e arrabbiata di quella che si conosceva, acustica, dello stesso autore. Per gli appassionati dei Beatles l'utilità di questi tre volumi dell'Antologia, è una certezza che si acquisisce per sempre: i Fab Four non sbagliarono mai nel prendere decisioni sulle versioni finali dei loro successi. [m. v.] Paul McCartney: quella in uscita è l'ultima parte della racconta beatlesiana

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