Ceronetti e l'invasione incompresa Maastricht traghetto sulla Mosa di Guido Ceronetti

Ma questo e Ceronetti e l'invasione incompresa; Maastricht, traghetto sulla Mosa AL GIORNALE La solidarietà diventerà paura Desidero esprimere il mio apprezzamento per quanto indicato nell'articolo «L'invasione che nessuno vuol capire» di Guido Ceronetti. In una nazione così densamente popolata come quella italiana - e dove assurdamente si deplora il calo delle nascite nelle sue regioni del Centro-Nord - sembra si voglia sottovalutare l'impatto (prima sociale e poi economico) di un continuo afflusso di clandestini extracomunitari. La legislazione italiana appare inadeguata ad affrontare questo grave problema e l'azione delle forze dell'ordine ne risulta ingiustamente penalizzata. Credo che l'iniziale solidarietà e benevolenza dell'opinione pubblica (o almeno di larghi strati della stessa) potranno sempre più trasformarsi, in futuro, in indifferenza ed insofferenza. L'insicurezza sociale sempre più diffusa provocherà paura ed avversione generalizzata. E l'auspicata integrazione corre il rischio di rimanere una parola priva di significato. Ronni Bessi, Aosta Quel ponte latino sia di buon auspicio Il signor Delio Velimi ha perfettamente ragione a precisare (La Stampa, 20 ottobre) che Maastricht si pronuncia con l'accento tonico sulla prima a. Visto che il nome di questa antichissima città è ormai sulla bocca di tutti, è forse anche il caso di aggiungere, per amor di precisione, che esso non deriva da «villaggio sulla Mosa», bensì da «traghetto sulla Mosa», circostanza alla quale la città deve la sua esistenza. I Romani, onnipresenti, la chiamarono «traiectum ad Mosam» e vi costruirono poi un ponte, ma il nome originario - non dissimile, del resto, in olandese - le restò. Auguriamoci che questo antico nome in latino, lingua comune di un tempo, sia di buon auspicio per l'avvenire dell'Europa. Aldo Durand, Pinerolo Si dice alla Spezia non a La Spezia Recentemente più di un quotidiano ha pubblicato frasi come: «il sostituto procuratore di La Spezia». Ciò è forma erronea, come erronea sarebbe la grafia «de La Spezia», poiché «de» viene usato soltanto in poesia. Capisco il desiderio di non alterare il nome La Spezia (vigente dal 1926, prima era semplicemente Spezia), ma non c'è motivo per non fare, della preposizione e dell'articolo «la», una preposizione articolata. Anche i nomi di città devono essere adeguati alle regole di grammatica. Perciò, al fine di essere corretti dovremo scrivere: «il sostituto procuratore della Spezia». Così, secondo i casi: alla Spezia, al Pireo, dell'Aquila (Abruzzi), dal Cairo, ecc. Monica Regaldi Ghiffa (Vb) Contabilità da caserma Mi sono un po' stupito dell'attacco portato dal sindacato al giudice che sta indagando sui rubarizzi ai danni dello Stato da parte dei militari di tutte le armi. Chiunque, a vario titolo, abbia un po' di dimestichezza con l'ambiente, sa che la contabilità nelle caserme può essere un po' addomesticata. Il sottoscritto, sergente ordinario in servizio dal 1957 al 1959 presso l'Ufficio Maggiorità del IV Reggimento Alpini a Torino, Caserma Monte Grappa, aveva anche il compito di gestire il traffico dei fogli di viaggio fasulli, sia in partenza che in arrivo. Secondo il Capitano del servizio amministrativo, cui chiesi spiegazioni, era l'unico modo per consumare sempre tutti i fondi del capitolo, che altrimenti sarebbero stati decurtati. A fine maggio 1959 vengo aggregato all'undicesima compagnia del Battaglione Mondovì ai campi estivi in Valle d'Aosta, in sostituzione del maresciallo fu- riere che era in malattia. Il bilancio della suddetta compagnia, 150/180 uomini, 50/60 muli, era a quei tempi di circa 9.000.000 mensili. Ogni mese si riusciva a «risparmiare» dai tre ai quattro milioni che, annotati su un apposito registro dei fondi neri, erano gestiti direttamente dal Comandante della Compagnia. Il meccanismo per risparmiare era semplice: si mandavano quanti più alpini possibile in permesso per il fine settimana, tenendoli però presenti sul giornale di contabilità, lucrando così sul controvalore tabacchi e fiammiferi e sulle razioni non consumate. Le fatture dei fornitori, a fine mese, dovevano sempre rispecchiare il massimo spesatale, non quanto speso effettivamente; naturalmente i fornitori versavano la differenza in contanti. Per onestà mi corre l'obbligo di aggiungere che, almeno, per quanto concerne la mia personale esperienza presso l'Undicesima, questi avanzi di cassa veni¬ vano utilizzati per il maggior benessere dei soldati, per il funzionamento ed il minuto mantenimento della caserma e spesso per dare aiuto concreto a famiglie di alpini in comprovata difficoltà. Anche se la mia avventura si riferisce a molti anni fa, temo che poco o nulla sia cambiato e ora come allora sono convinto che il fine non giustifica il mezzo. Sicuramente anche questo fu uno dei motivi che, a novembre di quello stesso anno, mi indussero a non rinnovare la ferma. Sebastiano Oreglia Caluso (To) I balzelli sulle auto catalitiche Siamo un folto gruppo di scontenti, di cui io sono il portavoce. Ci rivolgiamo a voi perché la nostra protesta, attraverso il vostro giornale, possa giungere ai nuovi responsabili in modo che non si ripeta la stessa ingiustizia varata con l'ultima Finanziaria ai danni dei più deboli. Il vecchio governo nell'approvare l'ultima Finanziaria ha giustamente sospeso il pagamento della supertassa sulle autovetture a gasolio, immatricolate successivamente all'anno 1992, perché provviste di marmitte catalitiche, lasciando il pagamento della suddetta tassa a tutte quelle immatricolate precedentemente all'anno 1992. E' assurdo! Perché si paga questa supertassa? Perché le autovetture mquinano?! Perché sporcano?! Se così fosse, allora, perché non pagano camioncini, camion, autotreni, e pullman, che non hanno la marmitta catalitica? Ci auguriamo che i nuovi politici nell'approvare quest'ultima Finanziaria sospendano il pagamento di questa assurda supertassa anche a noi, che rappresentiamo la fascia più debole. Il passato governo ha pensato alle case automobilistiche, dimenticandosi di noi. Costantino Corallini S. Nicolò a T. (Te) Nessuna tassa sui titoli italiani Con riferimento all'intervista apparsa in La Stampa di ieri, riguardante il rapporto della Commissione europea sulla fiscalità, il commissario Mario Monti, mentre conferma l'esattezza del testo, rileva che le intitolazioni («l'Europa chiede più tasse sui Bot»), «Tasse sui Bot, bisogna cambiare») non riflettono il contenuto dell'intervista nel corso della quale non ha espresso nessuna raccomandazione o suggerimento sul tema della tassazione dei titoli di Stato italiani. Elisabetta Olivi, Bruxelles portavoce del commissario Monti Comunità Europea Le cose che Prodi deve dire Mario Deaglio, economista di vaglia e sovente dotato di una notevole capacità propositiva, in modo simpatico ma chiaro ha posto su La Stampa del 23 ottobre delle domande cui i politici sono chiamati a rispondere. L'unico che sarà impossibilitato a rispondere sinceramente e chiaramente come ci chiede Deaglio è Prodi. Il presidente del Consiglio non può dire in anticipo al Paese le «cose da dire»: 1) perché Rifondazione comunista farebbe saltare le maggioranze; 2) perché dovrebbe dire cose molto diverse da quelle detto in campagna elettorale e sulle quali ha vinto per un pugno di voti le elezioni; 3) perché il nostro Paese senza le riforme istituzionali di cui da tempo si parla non è in grado di governare bene il grande processo di trasformazione richiesto dalla economia globale e dall'Europa; 4) perché Kohl e Chirac hanno una statura politica di alto livello e soprattutto possono contare su maggioranze governative del tutto coerenti con gli obiettivi richiesti dalla integrazione economica e politica europea. Luigi Grillo senatore di Fi