«Corruttori non moderni Garibaldi» I giudici londinesi contro la Fininvest: niente veti sulle carte di Ugo BertoneSusanna Marzolla

«Corruttori, non moderni Garibaldi» «Corruttori, non moderni Garibaldi» Igiudici londinesi contro la Fininvest: niente veti sulle carte LA GUERRA MILANO ESSUNO degli argomenti presentati riesce a persuadermi che queste iniziative giudiziarie abbiano un intento politico. Io non posso considerare dei finanziatori di politici corrotti come dei "Garibaldi di oggi" o dei "combattenti per la libertà" o dei "prigionieri politici"». Lapidario e ironico il giudice Simon Brown, dell'Alta Corte di Londra, respinge tutte le motivazioni con cui gli avvocati inglesi della Fininvest hanno tentato di impedire la spedizione in Italia della carte sequestrate presso lo studio Mills. E in particolare quel cercare di accreditare come «reato politico» il finanziamento di dieci miliardi a Bettino Craxi per cui Silvio Berlusconi sarà processato a partire dall' 11 novembre. Insistono talmente, gli avvocati Fininvest, su questa «natura politica» del reato da paragonarlo a «tradimento e sedizione». Ma il giudice è ben lontano dall'accettare simili paragoni. Osserva, tra l'altro, che «è abbastanza ironico che i ricorrenti (cioè la Fininvest, ndr) cerchino di essere giudicati come autori di reati politici a proposito di episodi commessi, almeno in parte, nel periodo in cui Berlusconi stesso era ai vertici del governo». Dunque la tesi del «reato politico», base portante dei motivi del ricorso Fininvest alla magistratura inglese, non convince il giudice. Ma non aveva neppure convinto il pur conservatore go¬ verno britannico. Questo si comprende chiaramente alla pagina 28 della sentenza, quando si cita la deposizione di mister Sonnenberg, «Home secretary» (alto funzionario del ministero degli Interni): «Io non credo che i reati descritti nella richiesta (della procura di Milano, ndr) e segnatamente il falso in bilancio e l'uso di denaro a fini criminali, come pagamenti illeciti a politici, siano da considerare reati politici o reati collegati a reati politici. Per questo motivo ritengo non si debba porre il veto alla richiesta di assistenza giudiziaria». Finisce qui, con una vittoria e senza impedimenti politici, la «battaglia d'Inghilterra» della procura di Milano. I magistrati avevano chiesto e ottenuto l'aiuto degli inquirenti inglesi, in particolare del Serious Fraud Office (Sfo). Una lunga lettera, citata interamente nella sentenza, era partita dal pool Mani pulite per descrivere quel movimento di denaro partito dalla Fininvest e finito in una miriade di società offshore che facevano base nello studio dell'avvocato David Mills. Da una di queste società, la Ali Iberian, sono partiti quei dieci miliardi finiti in Svizzera e poi in Lussemburgo su conti a disposizione - secondo la procura milanese - di Bettino Craxi. E' nello studio Mills che, il 15 aprile scorso, arrivano assieme agli agenti inglesi «sei rappresentanti italiani per accertare si legge nella sentenza - che cosa fosse rilevante e meritevole di essere trasferito in Italia». Questo spiega come i magistrati milanesi abbiano già utilizzato nelle indagini la «traccia» di quelle carte inglesi. Sempre nella sentenza, infatti, si precisa che «nessun documento è stato ancora trasmesso in Italia, ma i rappresentanti italiani hanno comunicato alcune informazioni alle autorità italiane e sulla base del loro contenuto sono stati da allora affettuati alcuni arresti». Cosa contengono queste carte? La sentenza - che non entra mai nel merito della accuse rivolte a Berlusconi e alla Fininvest - non lo dice. Ma da un passaggio emerge chiaramente la vastità delle indagini in corso e del materiale raccolto. Scrive infatti il giudice: «Ciò che qui è sotto investigazione è una frode internazionale a vasto raggio, che coinvolge un grande numero di individui in concorso con un numero ancor più elevato di società. Ci sono accuse specifiche di fatti concernenti la creazione di una rete elaborata di compa¬ gnie offshore e sui vari modi in cui venivano commessi falsi in bilancio». Gli avvocati della Fininvest si erano lamentati definendo la richiesta della procura milanese «vaga e ipotetica». Risponde ancora il giudice: «E' tanto precisa a focalizzata quanto in circostanze del genere possa essere. E' impossibile sapere che documenti vi sono a Londra e quanto siano rilevanti. Per scoprire questo è necessario esaminarli e valutarli». Proprio il lavoro che faranno i pm di Milano, a partire già da oggi: lo Sfo dà infatti per certa la partenza delle carte questa mattina. E l'ulteriore ricorso che la Fininvest presenta all'Alta Corte? Operativamente non può bloccare nulla. Si tratta infatti di una «richiesta di permesso» per fare appello alla Camera dei Lords; che sia concesso, a Londra, lo danno per praticamente impossibile. Ugo Bertone Susanna Marzolla In alto, Silvio Berlusconi A destra, Bettino Craxi e Giuseppe Garibaldi l'«Eroe dei Due Mondi»