La Spezia tutto secretato Interrogatorio fiume per «Chicchi» «Ma non ci sono nomi di politici»
La Spezia, tutto secretato La Spezia, tutto secretato Interrogatorio fiume per «Chicchi» «Ma non ci sono nomi di politici» LA SPEZIA DAL NOSTRO INVIATO «Chicchi» arriva puntuale, impeccabile: furgone blu, autista in blu, blazer blu. Saluta e s'inchina. «Bongiorno a loro», dice rivolto ai p.m. Alberto Cardino e Silvio Franz. Quinto interrogatorio e lui a tutto pensa tranne che a mettere in saldo la sua merce: i segreti che custodisce hanno una loro solida quotazione, se interessano, non c'è che da mettersi d'accordo. E' la legge del mercato. Il suo difensore, Giuseppe Lucibello, premette che si è arrivati a un bivio: da una parte c'è «l'intesa, dall'altra la rottura. E per intesa, vorremmo fossero fatte compiutamente le contestazioni». Ma poi il Lucibellopensiero si puntualizza: «Fatemi capire gli obiettivi e vediamo se possiamo stare sulla stessa barca». Insomma, è la domanda: «Chi volete affondare?» perché l'avvocato le sue idee sui Dioscuri ce l'ha: «Gente onesta, questa di Là Spezia, ma agisce come quelli del Pool di Milano, se non parli non esci». L'interrogatorio punta su «vari rapporti di amicizia», ma il tutto è stato secretato: «Vogliamo tutelare al massimo le nostre indagini», ha spiegato il p.m. Franz. Ma il legale ha protestato perché, assicura, quel segreto avrebbe tanto desiderato evitarlo: «Giuro, avevo convenienza a farle venire fuori, quelle cose». Così non rimane che commentare: «Non posso parlare dei contenuti degli interrogatori, ma sicuramente dire che non ci sono nomi di •olitici». Su quegli amici hanno indagato, e tuttora indagano, quelli del Gico di Firenze. Tra di loro vi sarebbe anche il maggiore dei carabinieri Francesco D'Agostino, quello che seguiva l'indagine sulla cooperazione diretta dal sostituto procuratore Vittorio Paraggio, di Roma. D'Agostino è un amico di Pacini Battaglia, il sospetto è che proprio dal banchiere abbia ricevuto il denaro per l'acquisto di un appartamento a Roma, in via dell'Anima, dove ha una base anche il Cavalier Silvio Berlusconi. Quella casa, che non risulta intestata all'ufficiale, sarebbe stata ceduta da una società in qualche modo riconducibile allo «gnomo» di Ginevra e varrebbe poco meno di un miliardo. Amicizie. 0 buone conoscenze. 0 chissà che cosa. Come quella con Mauro Floriani in Mussolini. La sigla Fio spicca su una pagina dell'unica agenda sequestrata a Pacini Battaglia. «Ed è del 1996, quindi non è giusto voler collocare il fatto in altri periodi», protesta Lucibello. Ma Floriani, li prese i soldi? «Se fosse vero quello che dicono, quello che ho letto, mi stupirei, non lo avrei mai immaginato». E nell'elenco delle amicizie, o delle conoscenze, magari c'è pure il nome di Elio Cappelli, procuratore reggente presso la procura di Roma, sufquale il Csm ha aperto procedura di trasferimento per incompatibilità ambientale. Martedì 5 novembre il magistrato cercherà di spiegare alla prima Commissione del Consiglio perché nell'agenda Pacini Battaglia abbia annotato il suo nome con accanto: «290 milioni». «Erano soltanto 38», ha già dichiarato Cappelli in un'audizione spontanea. Frutto dell'investimento di 50 fatto attraverso «Chicchi». Il quale, però, non aveva ricevuto materialmente il denaro e tuttavia aveva pagato quella specie di premio. Misteri della grande finanza. Argomento evidentemente ampio, quello delle amicizie, perché «Chicchi», arrivato alle 9, ha lasciato la procura, diretto a Villa Andreino, il carcere, tre ore più tardi. Il difensore lo descrive «provato, sofferente, ma reagisce: non è mica Danesi!» e poi, «tanto ormai la disgrazia è accaduta e bisogna limitare i danni». E per limitarli, per non subire la situazione, la difesa tenta di prendere l'iniziativa e ha presentato al giudice per le indagini preliminari un ricorso perché l'inchiesta venga chiusa: hanno fatto i conti e i termini sarebbero scaduti. E poi, un appunto anche sulle intercettazioni: l'accusa ne ha depositato solo una piccola parte, in simili condizioni difendersi diventa un vero rompicapo. Brutte notizie per Emo Danesi: il gip, Maria Cristina Failla, ha respinto l'ennesimo ricorso dei suoi difensori per la scarcerazione. Vincenzo lessandoti PARIA SOFRI FIRENZE. «Ho presentato queste denunce già da alcuni mesi. Quello che è successo è che più membri della giuria, all'indomani della sentenza, hanno fatto dichiarazioni attestando l'incitamento del presidente (della corte d'appello, ndr) per arrivare aduna condanna, addirittura prima che si aprisse il processo». Lo ha detto al Tg3 Adriano Sofri in relazione a presunte pressioni in occasione del processo d'appello che portò, nel '95, alla condanna sua e di altri coimputati ex Lotta Continua per l'omicidio del commissario Luigi Calabresi. Una inchiesta sarebbe in corso a Brescia. «Escludo - ha aggiunto - che questi giurati resteranno anonimi, dato che nella mia denuncia ho scritto che vengano ascoltati tutti i membri della giuria, tutti i giudici popolari». [Agi]
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