Fiaccolata a Genova di tremila leghisti di Paolo Lingua

a Genova leghisti Fiaccolata di tremila a Genova leghisti LA SECESSIONE LEGHISTA GENOVA. «Entro la prossima primavera faremo le nostre elezioni ed eleggeremo il primo parlamento libero della Padania». Umberto Bossi ha guidato ieri sera a Genova una «fiaccolata» contro la Finanziaria e contro la politica fiscale del governo. Era previsto che il corteo attraversasse il centro storico della città, che di notte assume un po' la fisionomia d'una casbah, perché ci vivono circa 13 mila extracomunitari dell'Africa del Nord su 30 mila residenti, e dopo essere passato sotto il palazzo della Prefettura, si concludesse in fondo alla ottocentesca Galleria mazzihi, a due passi dal teatro dell'Opera. E così è andata, senza il rninimo incidente: è corsa a un certo punto la voce d'un secchio d'acqua rovesciato sul corteo. Ma Digos, Carabinieri e gli stessi leghisti del servizio d'ordine l'hanno smentito. Soltanto che i tre-quattromila «marciatori» si sono ridotti a un massimo di 400 (secondo Digos e Carabinieri), compresi esponenti giunti dalle altre province liguri e un folto manipolo di camicie verdi. Bossi, avvolto nell'impermeabile, ha marciato con passo spedito in una città praticamente svuotata, ma ha fatto buon viso al mancato concorso di commerciami e artigiani. Il leader del Carroccio non ha annunciato grosse novità, salvo l'accenno al- le elezioni «padane» in primavera. A proposito della «bicamerale» ha detto: «Noi parteciperemo ai lavori della bicamerale, senza farci troppe illusioni. Crediamo invece che dovrebbe essere il popolo a indicare che tipo di riforme vuole. Soltanto a questo punto si dovrebbe scriverle». Non è mancata una battuta abusata su Berlusconi: «Lui nel suo studio ha trovato una cimice. Nel mio, tempo fa, ne hanno trovate nove». Bossi ha sparato a zero sul «buco» del bilancio del Banco di Napoli di cui ha incolpato la classe politica del passato e in particolare quella del Mezzogiorno: «Noi paghiamo sempre più tasse per coprire quel deficit che è più grosso di quello che si creda perché gran parte dei debiti sono inesigibili. Vale a dire che nessuno pagherà mai». Ha ripetuto un vecchio slogan. «Parlano sempre di investimenti: ma per me investire è mettersi qualcosa dentro i vestiti». Ha anche attaccato la Chiesa cattolica rea della «colpa storica» di aver impedito nei secoli l'unità d'Italia, cosicché si sono evoluti nel tempo due mondi e due mentalità opposte. «Se un ragazzo di Genova, che è Padania, è vittima del furto del motorino va dai carabinieri; il ragazzo di Palermo va dalla mafia». Passando alla politica CSI secolo scorso, Bossi ha detto che i ^referendum» per l'Unità d'Italia si svolsero sotto la minaccia delle baionette piemontesi e che la commistione tra politica e malavita cominciò con Giovanni Giolitti. Bossi, in questi giorni, deve aver letto Salvemini. Paolo lingua Bossi: in primavera la Padania voterà il primo parlamento

Persone citate: Berlusconi, Bossi, Giovanni Giolitti, Salvemini, Umberto Bossi

Luoghi citati: Africa Del Nord, Genova, Italia