«Il mondo si prepari a un'altra Sarajevo»

Allarme Onu per la Slavonia orientale Allarme Onu per la Slavonia orientale «Il mondo si prepari a un'altra Sarajevo» L'area tornerà alla Croazia in primavera Si teme la fuga di 130 mila profughi serbi ZAGABRIA NOSTRO SERVIZIO Un nuovo esodo dei serbi, maggiore di quello di Sarajevo, starebbe per ripetersi nella regione croata della Slavonia orientale, che nella primavera prossima tornerà sotto la sovranità di Zagabria. Secondo un documento riservato dell'Untaes (l'Amministrazione transitoria dell'Orni nella regione), buona parte dei 130 mila serbi che attualmente abitano nell'area si prepara a partire. Di fronte a questa eventualità, l'Onu ha già predisposto un piano d'emergenza per aiutare decine di migliaia di futuri profughi. A rivelare l'esistenza del piano segreto dell'Onu è stato il quotidiano francese «Le Monde», che ha pubblicato i dettagli dell'operazione che verrà affidata ai Caschi blu. Il documento prevede la fuga in massa della popolazione serba, per il 50% originaria della Slavonia, per l'altro 50% costituita da profughi provenienti da altre regioni della Croazia ma anche della Bosnia. I soldati Onu hanno il compito di organizzare campi profughi con baracche e tende per ospitare tutti coloro che abbandoneranno la regione. «Questi accampamenti non dovranno assomigliare a campi di concentramento», sottolineano le Nazioni Unite. I Caschi blu distribuiranno, cibo e acqua, provvederanno ai servizi igienici; la pulizia dei campi verrà affidata agli stessi rifugiati. Verranno organizzate attività scolastiche per i bambini; un servizio d'ordine impedirà il diffondersi della prostituzione e della criminalità. Successivamente, i campi verranno affidati alle cure dell'Alto Commissariato per i profughi. A sei mesi dal previsto ritorno dei croati in Slavonia orientale, l'Onu cerca di istituire un dispositivo preventivo affinché non si ripeta lo scenario di Sarajevo al momento in cui la città è stata riunificata. Seguendo le direttive e le minacce dei loro leader, i serbi hanno lasciato la capitale bosniaca saccheggiando e bruciando le case. La situazione in Slavonia orientale non è molto diversa: in seguito all'accordo di Erdut del novembre '95 è incominciato il cosiddetto «processo di reintegrazione pacifica» della regione nella Croazia. La zona, rimasta per cinque anni in mano alle milizie serbe, era stata occupata nell'autunno del 1991, quando unità dell'esercito jugoslavo raserò al suolo Vukovar dopo tre mesi e mezzo di feroce assedio. A quel tempo i serbi scacciarono quasi 100 mila croati. Con l'appoggio di Belgrado, la Slavonia orientale, che si trova all'estremo Est del Paese e che è separata dalla Serbia dal Danubio, è rimasta l'ultima roccaforte dei separatisti serbi in Croazia, e vi si sono riversate decine di migliaia di profughi serbi. Nel frattempo, i rapporti tra Zagabria e Belgrado si sono normalizzati. Due mesi fa Milosevic ha definitivamente rinunciato alla «Grande Serbia» riconoscendo l'integrità territoriale deUa Croazia, compresa la Slavonia. «Siamo stati traditi da Belgrado», ripetono i serbi della regione, che oggi non sanno cosa fare. La Jugoslavia di Milosevic rifiuta di accoglierli come profughi: «Dicono che siamo cittadini della Croazia», spiega Vojislav Stanimirovic, presidente del Consiglio esecutivo serbo della regione. Moltissimi temono la vendetta dei croati, di quegli 80 mila profughi che da 5 anni vivono in condizioni disperate e contano le ore che li separano dal ritorno a casa. Olti e al ricordo drammatico dei giorni di guerra e delle sofferenze patite, ora dovranno affrontare la realtà di città e villaggi completamente distrutti, dove le poche case rimaste in piedi sono occupate dai serbi. Zagabria ha votato una legge che garantisce l'amnistia per tutti coloro che non hanno commesso crimini di guerra, ma i serbi temono per la loro sicurezza. «Non so se ci sarà riconciliazione, ma ci sarà la coesistenza» afferma ottimisticamente il generale americano Jacques Klein, capo deh'Amministrazione transitoria dell'Onu. Un nuovo esodo delle popolazioni equivarrebbe infatti alla sconfitta definitiva delle Nazioni Unite nell'ex Jugoslavia. Ingrid Badurina

Persone citate: Jacques Klein, Milosevic, Vojislav Stanimirovic