LA PAROLA ALLA COSCIENZA

2.. 2.. tutto! J1)IÌ la stampa Giovedì 17 Ottobre 1996 NUOVA COLLANA Letture politiche da Nehru a Tocqueville L9 ISOLA di Prospero è la nuova collana dell'editore napoletano Guida. La dirige Luigi Mascilli Migliorini, offre testi dei maggiori scrittori politici fra il Settecento e i giorni nostri. Primi titoli (ciascuno a L. 18.000): Lo strano paese della falce e martello di Nehru (a cura di Maurizio Griffo: Nehru guiderà l'India dopo l'assassinio di Gandhi), Pro/i/o di Tocqueville di Vittorio De Caprariis (a cura di Ernesto Paolozzi), Lettere sulla Costituzione federale di Clinton (settecentesco governatore dello Stato di New York) e Hamilton, teorico del decentramento. DIBATTITO I nuovi narratori italiani in cerca di editori (e viceversa) IL rapporto tra «Nuova narrativa e industria editoriale» è al centro del dibattito di oggi, giovedì 17 ottobre, con i rappresentanti di alcune case editrici italiane, Gabriella D'Ina (Feltrinelli), Ernesto Franco (Einaudi), Antonio Franchini (Mondadori), Elisabetta Sgarbi (Bompiani), l'agente letterario Luigi Bernabò e il presidente della Doxa Ennio Salamon. A Milano, Spazio Guicciardini, via Melloni 3, dalle 9,30 alle 13. Coordina Raffaele Cardone della Marcos y Marcos, per il ciclo «Altre storie». Il prossimo appuntamento è per il 24 ottobre, su «Giallo, fantascienza, fantasy, rosa». LA RIVISTA Nella grotta sarda si ricorda Atzeni RUOTA intorno a Sergio Atzeni il nuovo numero di «La grotta della vipera», rivista sarda di cultura. Lo scrittore isolano è scomparso tragicamente nel 1995, poco dopo l'uscita del romanzo «Il quinto passo è l'addio» (Mondadori). Una varietà di saggi (di Mariolina Bertini, Franco Cordelli, Daniela Marcheschi, Giuseppe Marci: «Quel che colpisce nell'opera di Atzeni è vedere un autentico scrittore percorrere a passo sicuro il paese della parola») e una poesia di Peppino Marotto, «In ammentu de Sergio Atzeni». ACQUI STORIA Hilberg e Mafai: sabato la premiazione RAUL Hilberg, con La distruzione degli ebrei d'Europa (Einaudi) e Miriam Mafai, con Botteghe Oscure, addio (Mondadori) sono i vincitori, rispettivamente per la sezione scientifica e la sezione divulgativa, del premio Acqui Storia 1996.1 premi saranno consegnati sabato 19 ottobre, ore 21,30, nel corso di una cerimonia al Teatro Ariston. Compongono la giuria Cesare Mozarelli, Umberto Levra, Filippo Mazzonis, Guido Pescosolido, Pietro Scoppola, Roberto Antonetto, Anna Lisa Carlotti, Mario Cervi, Paolo De Benedetti, Nico Orengo. GRINZANE CAVOUR Entro il 31 ottobre le opere in concorso SCADE il 31 ottobre il termine per partecipare al Premio Grinzane Cavour, giunto alla sedicesima edizione. I libri, in diciotto copie, devono essere inviati alla Segreteria, via Montebello 21 - 20124 Torino. La giuria dei critici (presidente Lorenzo Mondo) selezionerà entro gennaio i sei vincitori (tre per la narrativa italiana e tre per la narrativa straniera). Le opere saranno quindi sottoposte al giudizio di sedici giurie di studenti. Le altre sezioni del Grinzane Cavour: premio internazionale Provincia di Torino, premio giovane autore esordiente, premio di traduzione. TU NON TI AMI Nathalie Sarraute Einaudi pp. 206 L. 22.000 LA PAROLA ALLA COSCIENZA Nathalie Sarraute si racconta PARIGI I ero proprio irritata. Con Beckett non l'avrebbero mai fatto, non avrebbero osato!...». Nathalie Sarraute, novantasei anni compiuti da qualche mese, ha rifatto pace con il suo editore che un anno fa l'ha sottoposta al fuoco delle interviste. Ma una mostra di foto e manoscritti alla Bibliothèque Nationale, tutta l'opera annunciata nella Plèiade e un nuovo volume, lei (Qui), salutato come il suo capolavoro, non era l'occasione migliore per il rilancio di una grande scrittrice che ha firmato una ventina di testi tra romanzi, pièces teatrali e saggi, lontana da movimenti, salotti e mode, teorizzando la fine di personaggi, intrigo e ordine cronologico, in nome di quel «movimento interiore» che costituisce la sostanza della coscienza? Proseguendo la ricerca inaugurata da Tropismi nel 1939 e vent'anni dopo elaborata nei saggi de L'Era del sospetto, vero e proprio manifesto del nouveau roman, in lei è approdata a una assai poetica meditazione sulla coscienza, un puzzle in cui ha cer- Alain Robbe-Grillet «Quello che cerco di fare è restituire la trama invisibile di certi istanti: tradurre questa trama dell'esistenza mi ha permesso di esistere » » i cato di fissare come au ralenti si tuazioni quali un vuoto di memoria e la ricerca della parola giusta che «richiudendo 0 buco, tranquillizza», o quelle impercettibili sensazioni che si producono tra gli individui a partire da ima frase, uno sguardo o un silenzio, moti di slancio o di allontanamento, di conforto, di amarezza, che appartengono a una realtà sfuggente e così segreta da restare inespressa. Non era certo una proposta editoriale facile, come non lo è Tu non ti ami, che esce ora da Einaudi nella traduzione di Letizia Bolzani. La sorpresa maggiore, incontrandola, è proprio la dolcezza, un sorriso che le sale da dentro e che smentisce l'immagine dura di tanti ritratti. Le ridono gli occhi appena truccati da un filo di rimmel dietro le spesse lenti mentre osserva la piccola solanacea che le ho portato pensando ai richiami ad Arcimboldo che per la sua audace rappresentazione della natura in lei pare incarnare il trionfo e la continuità della vita contro l'angoscioso sentimento del nulla. In mocassini e pantaloni neri, camicia di seta bianca e cardigan bluette di cachemire, seppure rimpicciolita rispetto alla donna robusta, l'unica, che appare accanto a Beckett, Robbe Grulet, Simon, Pinget e Ollier nell'ormai celebre foto di gruppo che casualmente Mario Dondero scattò nel cortile delle Editions de Minuit e che, a torto, fece credere a un gruppo o addirittura a mia scuola, Natasha Techerniak non ha perso la grinta della piccola russa strappata alla madre e sballottata tra Ivanovo, la Svizzera e Pietroburgo prima di stabilirsi a Parigi col padre e la sua poco tenera seconda moglie, come rivela il suo bellissimo Enfance, pubblicato da Feltrinelli. Nel lungo corridoio della sua Gran successo a Parigi per l'ultimo romanzo «lei» mentre in Italia esce «Tu non ti ami» La signora del nouveau roman ha compiuto 96 anni, la sua opera entrerà nella «Plèiade» grande casa borghese a un passo dall'elegantissima Avenue Georges V, si muove spedita su tappeti e parquet incerati a specchio. Poi, nel suo salottino-studio con una libreria fitta di libri ingialliti, anziché nella poltrona si acciambella sul divano letto con la nonchalance di mia ragazza invitandomi a fare altrettanto. Cosa chiederle, dato che la vita privata, tranne quanto ha raccontato in Enfance, è tabù e che dei suoi libri non ama parlare? Ride divertita. «Ho accettato d'incontrarla perché amo l'Italia mi dice subito -. Adoro sentir parlare l'italiano che capisco, leggo un po' ma non conosco abbastanza da potermici esprimere. Trovo straordinaria la gentilezza della gente e soprattutto non potrò mai dimenticare l'affetto nel modo di trattare i bambini». Il nostro Paese l'ha girato in lungo e in largo insieme al compagno di Sorbona che sposò nel 1925, l'avvocato Raymond Sarraute, e alle loro tre fighe. Per molto tempo ha trascorso le vacanze a Venezia: «Ci sono andata fino a due anni fa - dice con un filo di nostal- Nathalie Sarraute: il suo ultimo libro «lei» è uscito da Gallimard mentre Einaudi ha appena tradotto il precedente «Tu non ti ami». La scrittrice, 96 anni compiuti, vive a Parigi già. Adoravo nuotare la mattina presto al Lido; ma l'ultima volta faceva troppo caldo, e c'erano troppe meduse. Chissà se potrò tornarci...». Pare incredibile, ma lei assicura che «sì, d'estate continuo a nuotare nonostante i miei anni». D'altronde sta lavorando a mi nuovo libro. Scrive metodicamente dalle 10 e 30 alle 12 tutti i giorni, con una comunissima bic su mi quadenione dove in precedenza ha tracciato il progetto generale. «Da sessantanni mi dedico alla stessa ricerca - risponde alla mia domanda sul rapporto tra il libro che sta per uscire in Italia elei-.In Tu non ti ami ho raccontato ciò che si muove nella zona della coscienza dove succede continuamente qualcosa e che nell'ultimo libro ho indicato come lei. Per me, l'arte, come diceva Klee, non restituisce il visibile ma rende l'invisibile e l'unica cosa che conta è la forma, da rinnovare ogni volta a seconda dei materiali». L'assenza di riferimenti diretti alle problematiche politiche e sociali potrebbero far pensare a un suo disinteresse. «E' vero il contra- MONOLOGO 1 E' meglio non amarsi TU non ti ami»: il titolo potrebbe far pensare a un Fai da te della psicoanalisi tanto l'enunciato seguita ad essere moneta corrente da quando, sull'onda di una divulgazione selvaggia e del dilagare delle terapie, s'è diffusa l'idea freudiana che per star bene bisogna imparare ad amarsi da soli. E invece la frase che d'abitudine suona come un rimprovero, per la Sarraute è lo spunto di un bellissimo monologo, o meglio di un'interrogazione a più voci, tante quante si affollano a suo parere nella coscienza dell'individuo. Il testo oppone l'Io-noi frammentato e incerto di chi non si amo all'lo-compatto, granitico, capace solo di sdoppiarsi per contemplarsi dall'esterno, di coloro die si amano. Il culto della personalità, l'ansia del successo, e il narcisismo che essi spacciano per benessere, salute, normalità sono davvero preferibili alle esitazioni, ai conflitti, alle paure tacciate di malattia, anormalità, infelicità? E la fitta muraglia con cui debbono difendersi dalle intrusioni altrui è davvero migliore dell'assenza di frontiere e confini? Il dibattito nel foro interiore di chi non ama finisce per far prevalere, nonostante la tentazione di passare all'altra sponda, la consapevolezza che la vera vita non è l'amore di sé imprigionato dalla convenzione ma l'emozione e ia libertà rese possibili dall'apertura all'esterno e dai continui movimenti interiori. Alla trama e ai personaggi tradizionali del romanzo Sarraute sostituisce il rapporto tra l'Io e gli altri attraverso una serie di incontri rievocati come voci e dunque spogliati di ogni elemento realistico. Come altri testi, Tu non ti ami esige un suo tempo di lettura per essere gustato pienamente. [p. d. I.] rio, ma esula dai miei libri - dice con decisione -. Riguarda la mia vita privata e non la mia attività di scrittrice, un lavoro come un altro che ho portato avanti con fatica e ostinazione, come qualsiasi altra donna con tre fighe. Certo, la mia appartenenza sociale mi ha dato privilegi che altre donne non hanno... Il femminismo? Difendere la specificità feniminile mi sembra suicida ma la lotta delle donne per l'uguaglianza completa con l'uomo è necessaria». Le chiedo se l'ironia verso i patiti del protagonismo in Tu non ti ami nasca da situazioni personali; se in lei le continue allusioni al tempo, all'eternità e aU'inquietudine per «l'assenza irreparabile» e il rifiuto della nostalgia, l'attenzione ai segni di bene e male, felicità e infelicità, gelosia e invidia (letteraria, anche), se insomma i fantasmi, le voci, le immagini che affiorano nei venti brevi testi non siano la metafora della «azione drammatica» della vita e una testimonianza personale, una sorta di testamento in cui l'arte appare salvifica. «No. Già in Tropismes e in Entre la vie et la mort ho trattato temi analoghi. Le mie opere non sono autobiografiche. Quello che cerco di fare è restituire la trama invisibile di certi istanti, Osservando lentamente, come al microscopio. Tradurre questa trama dell'esistenza mi ha permesso di esistere. Un'opera d'arte, e non faccio differenza tra libro, quadro e brano musicale, significa un allargamento del mondo sensibile, produce benessere, gioia, pacificazione ma non la salvezza. Non aiuta a vivere. Per questo, bisogna cercare altrove... Certo, siccome scrivo quello che sento, ad affiorare è il mio punto di vista e se un lettore come lei ci vede qualcosa di più, è il suo diritto. Anzi è un bene, perché senza un lettore che porti il suo universo, il libro non esisterebbe...». In Tu non ti ami e soprattutto in lei affronta il tema della morte. Co me la vive? «Ne temo le complica zioni fisiche ma l'accetto facendo mi forza come gli antichi: «Finché ci sono io, non c'è lei e quando ci sarà lei, non ci sono io». Accompagnandomi alla porta, mi saluta con un «Arrivederci», felice che Einaudi abbia già messo in can tiere la traduzione di lei Paola Decina Lombardi IL CINEMA CERCA NEI ROMANZI LE STORIE CHE NON PRODUCE